Eyes on me (BB) – Capitolo VI


Preparo la mia borsa e, dopo aver lasciato un biglietto sulla porta d’ingresso per Lai e gli altri, in cui dico loro che starò via per qualche tempo e di non cercarmi, mi dirigo verso un luogo in cui mi ero ripromesso di non andare più, visto che, a quanto mi risultava, si era rivelato insufficiente per i risultati da me desiderati. Cammino per circa un paio d’ore e, una volta raggiunto l’argine del fiume, mi tolgo la tunica, lasciandola insieme al resto delle mie cose. Non trattengo un brivido quando l’acqua fredda mi cinge la vita e, non appena giungo di fronte alla cascata, mi isso su quello che consideravo il mio masso e mi siedo a gambe incrociate, assumendo la mia solita posa da meditazione.
Pensa, Rei. Ricorda.
Com’era quando la Tigre Bianca era al tuo fianco?
Rammento l’impegno, il sudore, la stanchezza, la voglia di superarmi… C’era decisione e voglia di fare nei miei attacchi e nei miei allenamenti.
E poi? Cos’altro?
La gioia, le risate in gruppo, la soddisfazione di aver dato anche quel giorno il meglio di sè. Ci sono ancora tutte queste cose?
E lei… Lei c’era sempre.
In questo momento… Tutte queste cose mi sembrano così lontane… Le ho davvero perse?
Ripenso ai vecchi incontri disputati insieme alla mia squadra, rivedo com’era. C’era armonia fra di noi, ci sostenevamo a vicenda ed io…
Corrugo le sopracciglia.
Io ero felice così. Con la voglia di essere il migliore, sì, ma senza smanie di comandare o di imporre loro il mio volere. Rispettavo le scelte del mio Maestro e mi fidavo della sua capacità di giudizio. Perchè ora non più? Da quando sono cambiato?
Da quando ho deciso che sarei stato il più forte e che Kai avrebbe riconosciuto la mia forza, non importa quanto ciò mi sarebbe costato. Però ora… Ne vale la pena?
Possibile che non ci sia un altro modo?

 

Lascio che l’acqua continui a scorrermi lungo il corpo, appiccicandomi i capelli alla pelle ma permettendomi di rilassarmi e, soprattutto, di proseguire con le mie riflessioni e rendermi conto di quanto fosse sbagliato il mio atteggiamento verso la mia squadra e verso la mia Tigre.
Eppure… Questa sete di vittoria, non sembra volermi abbandonare.
È giusto voler essere il migliore, il più forte ma… A che prezzo? I miei amici, la stima del Maestro, il mio bit… No, non voglio perderli.
Avverto un leggera brezza alzarsi, quasi circondarmi.
È la mia Tigre. Lo so, lo sento.
Tuttavia, nonostante il mio istinto mi dica di andare da lei, non mi muovo, ben sapendo di non essere pronto per fronteggiarla. Non ne sono degno.
O almeno… Non ancora.
Quando la guarderò la prossima volta, voglio che veda in me il Rei che ha scelto, non un surrogato vinto dalla propria brama di essere il primo.
Devo tornare a quello che ero.
Rivivo dentro di me l’ammirazione che provavo ad assistere agli incontri di Kai e Takao, alla tenacia di entrambi, alla determinazione del primo ed alla convinzione del secondo nei propri mezzi. Entrambi hanno lottato per raggiungere la vetta senza perdere loro stessi, mentre io… Io non volevo essere messo da parte. Vedevo la loro forza e, accecato da essa e dal non voler rimanere indietro, mi stavo dimenticando della mia. Quella stessa forza che la mia squadra ed il Maestro sapranno tirare fuori. Devo solo credere in loro, come ho sempre fatto.
Apro gli occhi, avendo capito perfettamente che, nonostante le mie convinzioni passate, è questa la verità sulla quale voglio fondare il mio essere blader e, più che deciso a percorrere questa via, scendo dal masso, immergendomi completamente nell’acqua per poter riemergere col capo piegato all’indietro, in modo che i capelli non mi diano fastidio quando, guardando alla mia sinistra, poso il mio sguardo sulla mia Tigre, vedendola accucciata con la testa sulle zampe anteriori e le palpebre abbassate.
Anche lei, accorgendosi del mio movimento, mi guarda, sollevandosi con la schiena, in attesa della mia prossima mossa.
La mia Tigre… Chissà da quanti giorni mi sta aspettando.
Mi volto verso di lei, senza muovermi, con il risultato che rimaniamo a fissarci per diversi istanti ed il tempo pare fermarsi, almeno fino a quando, completamente rapito dalla sua figura, avanzo di qualche passo, quelli a me necessari per farmi arrivare il livello del fiume alla vita ed essere certo che mi senta quando le sussurro:
“Mi dispiace.” non avrei dovuto trattarla in quel modo “… Perdonami.” si tira sulle zampe, ruggendo sommessamente e, mentre il vento si alza d’intensità, inizia ad emanare la propria luce. Come sempre, rimango incantato di fronte allo spettacolo di lei che diventa evanescente e, fluttuando, mi si avvicina, muovendosi nell’aria che mi circonda fino a quando sale velocemente al cielo, cadendo successivamente come un fulmine su di me.
D’istinto, porto un braccio a coprirmi il viso, senza stupirmi di non provare alcun dolore ma rimanendo sorpreso nell’accorgermi di un tenue bagliore proveniente dalla tasca dei miei calzoni. Subito prendo il mio beyblade, spalancando gli occhi nel vedere il mio bit power dove dovrebbe essere e, chiudendoli, stringo più forte il mio bey, portandomelo alle labbra per bisbigliare su di esso:
“Grazie.” ancora una volta, mi ha dimostrato di sbagliare a credere che mi avesse abbandonato ed ha aspettato il mio ritorno.
Decisamente rincuorato da ciò, esco dall’acqua, recuperando la mia tunica. La indosso e, senza perdere ulteriore tempo, mi dirigo verso il villaggio, allacciandola lungo il cammino, conscio che non basterà il ritorno della mia Tigre per far tornare le cose com’erano prima. Come sempre, non ho bisogno di giungere a destinazione per trovare le persone che cerco che, come si accorgono della mia presenza, richiamano a sè i loro bey, guardandomi con un misto di preoccupazione e speranza. Non posso fare a meno di accennare ad un sorriso di fronte a questa scena a me così familiare e, troppo intenti a scambiarsi delle occhiate per raggiungermi, ci penso io a farlo, fermandomi a qualche passo da loro.
“Come stai?” mi domanda Lai, rompendo il silenzio che regna.
“Bene.” mormoro.
Ora bene.
Ma lo starò ancor di più dopo essermi scusato con loro.
Infatti mi inchino e, senza guardarli negli occhi, esclamo:
“Scusatemi!” non ottengo risposta ed io ne approfitto per proseguire:
“In questo ultimo periodo sono stato insopportabile, mi dispiace.” e so che queste parole non sono sufficienti.
Tuttavia, sono esonerato dall’aggiungere altro, dal momento che ci pensa il mio migliore amico a commentare:
“Saperlo è un passo avanti!” seguito a ruota dalla sorella che continua:
“Ma l’importante è che tu sia tornato come prima.” infine è ancora Lai ad incitarmi a guardarli, mettendomi una mano sulla spalla ed inducendomi a sollevarmi. Ci guardiamo e lui continua:
“Bentornato fra noi.” annuisco, sorridendogli, senza però avere il tempo di ringraziarlo, anticipato da una voce che commenta:
“Ma che bella scenetta!” subito, scrutiamo lo spazio intorno a noi, alla ricerca del Maestro che, facendosi trovare su un ramo dell’albero dall’altra parte della strada, aggiunge:
“Se non riuscite ad individuarmi, significa che non siete affatto migliorati.” sospira teatralmente “… Quanto tempo sprecato!”
“Mi dispiace, Maestro Tao.” ribatto “… È stata colpa mia.”
“Dici?”
“Sì.” mi inginocchio e, prostrandomi fino a toccare terra con la fronte, esclamo affinchè mi senta:
“Per favore, allenateci di nuovo.” non risponde ed io non mi muovo, proseguendo:
“Avevate ragione, stavo sbagliando tutto. Per favore, dateci una seconda possibilità.” se non per me… Almeno per la mia squadra! Non voglio che ci vada di mezzo lei!
“Parli sul serio?”
“Sì.” affermo, con tutta la decisione che posseggo “… E ve lo dimostrerò. Non vi deluderò di nuovo.” seguirò attentamente ogni sua istruzione, non farò più di testa mia!
“Ve lo chiedo anch’io!” esclama Lai e, avvertendo un fruscio al mio fianco, sposto la mia attenzione a lui, rimanendo sorpreso nel vederlo nella mia stessa posizione, intanto che continua:
“Nemmeno noi abbiamo seguito le vostre parole ma, vi prego, tornate ad allenarci.”
“Ve lo chiediamo anche noi.” aggiunge Mao e, se la conosco bene, so perfettamente che anche lei in questo momento è inginocchiata, così come Gao e Kiki “… Non vi mancheremo più di rispetto.” serro la mandibola, essendo perfettamente conscio che, se i miei compagni di squadra si trovano in questa situazione, è solo a causa della cieca fiducia che nutrono in me e che, se io non avessi agito di testa mia, tutto questo non sarebbe successo.
“Posso credere alle vostre parole?”
“Sì!” esclamiamo all’unisono.
Sospira ma, per fortuna, non ci fa penare più tanto, mormorando:
“E va bene.” poi torna serio, aggiungendo:
“Ma non sono concessi errori.”
“Sì, Maestro.” affermiamo, ancora una volta insieme.
“Bene. Alzatevi ora, avete perso già fin troppo tempo.” obbediamo “… Ora, vai a cambiarti, Rei. Sei fradicio. Ti aspettiamo qui entro quindici… No, venti minuti massimo.”
“Sì, Maestro.” così faccio, ritornando dalla mia squadra e dal mio allenatore entro lo scadere le tempo.
“Molto bene.” commenta “… Andiamo.” siamo tutti d’accordo ma, prima di poter muovere un passo, mi lancia un mandarino, aggiungendo:
“Tieni, mangia.” lo prendo al volo, rimanendone sorpreso ma poi, ben conoscendo il Maestro, sorrido, senza farmelo ripetere una seconda volta, intanto che lo seguiamo fino al luogo in cui ci portò la prima volta, un poco distante da villaggio.
“Sapete cosa fare, no?” ci chiede con una nota ironica nella voce.
Annuisco e, ignorando lo sguardo titubante con cui la mia squadra mi guarda, mi siedo sull’erba, lasciandomi ricadere con la schiena su di essa, con gli occhi chiusi. Subito dopo, un leggero venticello si alza, muovendo appena le foglie e solleticandomi la pelle, facendomi sospirare di benessere.
Questa sì che è vita.

 

Osservo Driger dare il colpo di grazia a Galuon che, conficcandosi nella corteccia di un albero, termina lì la sua rotazione, intanto che il mio bey torna nella mia mano, insieme alla mia Tigre. Recupero fiato ma sorrido, felice di aver vinto anche questo scontro che, come al solito, si è rivelato parecchio ostico.
Esattamente come c’è da aspettarsi da Lai.
Anche lui tenta di regolarizzare la propria respirazione e, quando ci riusciamo, ci alziamo nello stesso istante e ci avviciniamo, così da stringerci la mano.
“Evidentemente, anche questa volta il titolo di capitano spetta a te.” commenta, sorridendomi.
Sorrido a mia volta, replicando:
“È stato difficile batterti.”
“Ma non impossibile.”
“Lo sarà per gli altri.” credo volesse ribattere ma ciò gli viene impedito dal Maestro Tao che, battendo piano le mani, afferma:
“Ottimo lavoro ragazzi. Ora, siete ufficialmente pronti.” ci mettiamo tutti in riga e, inchinandoci, esclamiamo:
“Grazie, Maestro.” poi lasciano a me il compito di proseguire:
“Non ce l’avremmo mai fatta senza di voi.”
“L’importante è che non dimentichiate quanto appreso in questi due anni e mezzo.” annuiamo “… Andate a riposarvi, adesso. C’è un torneo di qualificazione che vi attende.”
“Sì.” torniamo dritti con la schiena e, guardandolo, sorrido, affermando da parte di tutti:
“Vi porteremo in dono la coppa dei campioni del mondo.” lo ripagheremo del tempo che ci ha dedicato, lo renderemo fiero di noi.
“Non mi aspetto nient’altro di meno.” sorridiamo e, dopo esserci congedati, torniamo verso il villaggio, sebbene riesca a muovere un paio di passi, prima di venir fermato dal nostro allenatore che mi chiama:
“Ah, Rei!” porto i miei occhi su di lui e, ancor prima che possa cercare di capire di cosa ha bisogno, prosegue:
“Non pensi che sia tempo di sistemarti quei capelli? La gente del paese è stufa di rischiare di camminarci sopra.” sorrido ancora, replicando:
“Chiederò a Mao di sistemarli.” e di tagliarli lunghi come prima.
“Bene.” infine riprendo il mio cammino, certo che quest’anno, ai mondiali, chi trionferà saranno i White Tigers.

 

Continua…

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