Amanti – Storia 5


**Kai**
“State bene?” mi domanda Max, accorrendo verso di me insieme a qualche altro abitante del villaggio.
“Sì.” rispondo senza dubbio alcuno, lasciando scendere il bambino che ho appena salvato da qualche roccia che, staccandosi probabilmente a causa delle abbondanti piogge di questi giorni, è caduta sullo spiazzo in cui stava giocando con i suoi amichetti.
“Non si direbbe.” commenta il biondo, mentre il piccolo corre in lacrime dalla quella che presumo sia la madre “… Stai sanguinando.”
“È solo un graffio.” lo tranquillizzo, pulendomi con il dorso della mano un rivolo che mi cola verso l’occhio.
“Non si direbbe.” ripete, cercando di spostarmi i capelli dalla fronte, intanto che sento il rivolo riformarsi “… Fammi dare un’occhiata.” vorrei dirgli che non ce n’è bisogno ma la donna che viene a ringraziarmi me lo impedisce, permettendogli dunque di giudicare:
“Sembra profondo.” e, vista la preoccupazione che si impossessa dello sguardo di lei, ribatto:
“Non è niente.” provando nuovamente a pulirmi, con scarsi risultati.
“Torniamo alla dimora.” afferma l’altro, facendosi serio “… Devi medicarti.” rispondo con un cenno affermativo, rendendomi conto da dell’altro sangue che scende che deve avere ragione.
Maledizione…
“E togliti il mantello.” aggiunge “… Ti servirà per tamponare la ferita.” annuisco ancora, facendo come desidera.
Ci mancava solo questa scocciatura…
“Posso fare qualcosa?” domanda pure la donna, alla quale viene risposto semplicemente di avvertire gli altri, che stanno giungendo per controllare quanto accaduto, del pericolo e di tenerli lontani da quella zona.
Non sembra opporsi e, non essendoci altro da fare, mi dirigo col biondo verso la nostra destinazione, facendolo commentare con un sorriso:
“Per fortuna almeno tu sai dimostrarti ragionevole.” gli lancio una veloce occhiata e, immaginando il velato riferimento a Rei, gli faccio notare:
“Non ho motivo per non esserlo.” non in questo caso, comunque.
Ormai la frana c’è stata, no?
Non essendoci stati feriti, più che avvertire dell’accaduto e dire di stare alla larga non avremmo potuto fare. Quando Rei tornerà, lo riferirò anche a lui e lo accompagnerò a verificare la situazione. Sarà poi lui a decidere quali misure adottare.
“Ahaaa…” sospira teatralmente lui “… Se anche qualcun altro fosse così…”
“Lo è di più rispetto a quando tornò.” ribatto.
Ora, almeno, quando non si sente bene lo ammette e non cerca di farlo passare come un non è niente. Almeno con me.
“Su questo non posso darti torto!” conferma e, non essendoci altro da aggiungere, percorriamo il resto del tragitto in silenzio, dirigendoci insieme di tacito accordo verso la stanza in cui medica chi di solito gli viene portato.
“Avanti, siediti.” mi esorta, indicandomi uno dei due giacigli presenti.
Così faccio, scostando il mantello affinché possa dare un’occhiata.
“Sanguina ancora.” mi mette al corrente.
Lo so, lo sento.
“Ma meno rispetto a prima.” prosegue “… Una pulitina alla ferita e qualche punto e dovresti tornare come nuovo! Se sono bravo, non ti resterà nemmeno la cicatrice!”
“Non è un problema.” ribatto, tornando a tamponarmi il taglio mentre lui, invece, recupera una bacinella d’acqua pulita da appoggiare sul ripiano lì accanto.
“Preferiresti averla?” si informa, prendendo anche una pezza, che immerge.
Espongo la ferita, così che possa iniziare a pulirla, rispondendo:
“È indifferente.” tanto rim…
Mi scosto di scatto, a causa di una fitta provocata dal tessuto che è entrato in contatto con la lesione.
“Scusa, avrei dovuto avvertirti.” non importa “… Ma quei pochi guerrieri che ho curato fino ad ora sembrano avere una soglia del dolore incredibilmente alta!” sono guerrieri… Immagino sia ben poco valoroso da parte loro lamentarsi per una ferita.
Torno in posizione, facendogli capire che può procedere, questa volta per niente intenzionato a scansarmi. Tuttavia non riesco a trattenere una smorfia e lui, forse accorgendosene, riprende, presumo nel tentativo di distrarmi:
“Sai… Anche quando gli curai la gamba, Rei resistette in modo incredibilmente stoico.” non lo metto in dubbio “… Nonostante lo conoscessi già da qualche tempo, ne rimasi impressionato. Ti ha raccontato come ci siamo conosciuti?”
“Sì.” rispondo.
Me lo rivelò la sera dopo essere tornato veramente da me, quando volli sapere tutto ciò che gli era capitato sino a quel momento.
Sul campo di battaglia. Al termine di uno scontro, a detta sua, non particolarmente impegnativo e per il quale non necessitava di cure.
“Mi liquidò subito.” mi conferma, allontanandosi il tempo necessario per recuperare ago e filo e cambiando momentaneamente argomento per avvertirmi che anche questo farà male.
“Non è un problema.” questa volta sopporterò.
“Dovetti seguirlo fino alla sua tenda.” continua col discorso precedente “… Ma non volle cedere.”
“Tipico suo.” convengo solo nel tentativo di ignorare l’ago che mi punge la pelle e la sensazione del filo che scorre attraverso la mia carne.
Visti gli anni che mi ci sono voluti affinché diventasse realmente mio, mi sarei stupito del contrario!
“Si dimostrò un vero zuccone!” conferma “… E fu pure piuttosto brusco!”
“Davvero?”
“Certo!” sicuro non deciso? “… E, a quel punto, diventò una questione di principio! Sapevo che un tipo del genere si sarebbe messo nei guai e, difatti, non molte settimane più tardi si ferì alla gamba.” scioccamente, a sentire la sua versione.
Perché, se fosse rimasto concentrato, forse avrebbe potuto evitarlo.
Ed invece era troppo ossessionato dal pensiero di dover tornare per accorgersi del carro che stava sopraggiungendo.
“Lì fu costretto ad accettare le mie cure, se non voleva rischiare di perderla.” mi faccio più attento.
Come?
Perdere… La gamba?
“Non te l’ha detto?” si informa, forse notando il mio leggero irrigidimento “… Fu solo quando glielo feci notare che lui…” si zittisce a causa di qualcosa che sbatte contro la parete, causando un sobbalzo a me ed a Max.
Soprattutto a Max.
Tanto da tirare troppo il filo a causa dello spavento che lo coglie, facendomi letteralmente gridare dal dolore.
“MAX!” lo riprendo anche a parole, balzando in piedi per riuscire a piegarmi su me stesso senza rischiare di tirarlo ulteriormente “… Sei completamente impazzito?!” gli sembra il modo di medicare qualcuno, questo?!
“Mi dispiace, Kai!” si scusa prontamente, cercando di farmi tornare seduto “… Non volevo..!”
“Ci mancherebbe!” ha idea di quanto male abbia fatto, maledizione?!
“Scusa!” ci riprova, inducendomi veramente a sedermi per controllare che i punti che ha messo fino ad ora vadano ancora bene “… Ma già mi sono spaventato, poi tu hai sobbalzato..!” cosa?!
Sta dicendo che è colpa mia?! Sul serio?!
“Guarda che sei tu quello che medica!” non io!
Non dovrebbe essere lui quello con il sangue freddo e la mano ferma?!
So anch’io che Rei non voleva farsi curare, se fa sempre così!
“Lo so! Ma ero concentrato!” prova a giustificarsi “… Poi c’è stato quel rumore e..!”
“Che diamine…” si intromette una voce, che mi serve qualche secondo per riconoscere “… State facendo?” entrambi guardiamo Lai, vedendolo piegato su se stesso mentre, appoggiato pesantemente all’uscio, tenta di recuperare fiato, qualche passo indietro rispetto a Rei, quest’ultimo un poco pallido.
“Noi?” ribatte Max “… Voi, piuttosto! Non eravate andati a controllare che il fiume non rischiasse di esondare?”
“Eravamo…” conferma, ancora col respiro corto, mentre io non posso che domandarmi se là la situazione è così grave “… Ma poi ci hanno detto… Della frana e…” e..?
Prende un’ulteriore boccata d’aria, prima di riuscire a rimanere dritto con la schiena e sbottare nella mia direzione:
“Insomma! Per uno ferito a morte sembri essere piuttosto in forma!” ferito… Che?!
Cos’è che sarei, scusa?!
“Ferito a morte?” gli fa eco al posto mio l’unico biondo, decisamente perplesso, mentre io sono troppo allibito per riuscire a rispondere.
Ferito a..?!
È questo che pensano di me?! Che mi basta una ferita del genere per lasciarci la pelle?! Volete dirmi che tutti i miei miglioramenti non sono serviti a nulla? Sul serio?!
“Siete sicuri di aver capito bene?” si informa invece Max, vedendo la cosa da un altro punto di vista.
“Certo che abbiamo capito bene!”
“Allora ci deve essere stato uno sbaglio nello scambio di informazioni durante il passaparola.” spiega loro, in una versione che spero sia quella corretta “… Kai è rimasto ferito alla fronte, non certo a morte.”
“Ci prendi in giro?!” esclama il suo interlocutore, mentre Rei continua a spostare lo sguardo da me a Max e viceversa, ritrovandomi io stesso ad annuire per dargli conferma “… E noi siamo corsi fin qua per niente?!” in sostanza…
“Beh, non è certo colpa nostra, scusa!”
“Lo sappiamo che non è colpa vostra!” risponde l’altro, per poi passarsi le mani sulla faccia ed affermare:
“Vado da Yan, prima che giunga anche a lei questa falsa notizia!”
“Bravo!” gli urla dietro il biondo, mentre quello scappa via “… E cerca di capire anche da dov’è partita!” non riceve risposta e questo gli permette di proseguire in direzione di Rei, ancora fermo a qualche passo dall’uscio:
“Non è niente di grave. Forse non gli resterà nemmeno il segno.” certo, se poi lui tira i punti al primo inconveniente…
Anche da lui non ottiene replica, se non il suo spostare lo sguardo da uno all’altro, consentendogli dunque di tornare a voltarsi verso di me e di portare a termine il proprio lavoro, coprendomi alla fine la ferita con una mistura di fango e miele, sulla quale applica una bendatura che è costretto a farmi passare intorno alla testa per riuscire a fissare.
“Fa più scena che tutto…” ammette pure lui “… Ma per oggi è meglio tenerla.” annuisco e, intanto che lui sistema quanto ha utilizzato, io rivolgo nuovamente i miei occhi su Rei che, ancora, resta in disparte.
“Puoi avvicinarti, adesso.” lo avvisa anche Max, cogliendolo di sorpresa e catturando per un breve istante la sua attenzione “… Abbiamo finito, deve solo rimanere seduto per qualche altro minuto per precauzione.” il moro mi guarda ed io annuisco per fargli capire che non ci sono davvero problemi.
Eppure non accenna a muoversi, deviando invece i suoi occhi vicino ai miei piedi dove, dopo aver abbassato a mia volta lo sguardo, vedo il mio mantello.
Il mio ex mantello, dovrei dire forse, dato che temo ci vorrà parecchio per riuscire a pulirlo come si deve.
Maledizione…
Lo raccolgo, studiandolo per qualche secondo.
Mi sa che me ne servirà davvero uno nuovo.
“Dai qua.” si propone Max, tendendo un braccio nella mia direzione “… Ci penso io a farlo lavare.”
“Servirà?” domando, lanciandoglielo.
“Tentare non nuoce!” ribatte, afferrandolo al volo, per poi lasciare la stanza, fermandosi accanto a Rei giusto il tempo necessario per bisbigliargli qualcosa e fargli un cenno del capo nella mia direzione.
Tuttavia devo attendere qualche secondo ancora prima che muova i primi passi, con lo sguardo rivolto questa volta alle mie mani che, mi rendo conto ora, sono ancora ricoperte di sangue in alcuni punti.
Ah, bene! Ci mancava pure questa.
Cerco qualcosa in cui pulirmi, venendo distratto nella mia ricerca proprio da una mano del mio amante che, lentamente, si solleva, arrivando a spostarmi con esitazione i capelli di lato per esporre la bendatura.
“Stai bene?” bisbiglia in un modo talmente flebile che, per un attimo, credo di essermelo solo immaginato.
E come dovrei stare?
Certo che sto bene, nonostante quello che hanno cercato di far passare al villaggio!
Non riesco a ribattere, distratto dal tocco leggero con cui scendere verso la mia guancia con due dita e, soprattutto, dal lieve tremolio che le percuotono.
Ma che..?
Mi volto un poco verso di esse, che proseguono la loro carezza sino alle mie labbra, intanto che io cerco di capirne il motivo e, quando ci riesco, per poco non ci lascio veramente le penne, sentendo il mio cuore prima scoppiare e poi pulsare incessantemente per l’emozione.
Non è possibile…
Sul serio lui..?
“Kai?” mi chiama un poco più forte, inginocchiandosi per essere alla mia stessa altezza.
Chiudo gli occhi, non avendo il coraggio di guardarlo.
Maledizione…
Perché devo essere così stupido?
Sento le guance farsi più calde e, per nasconderglielo, piego maggiormente il volto verso le sue dita.
Non è ovvio che sto bene, per lui, se gli vengono riportate voci sbagliate.
“Kai..!” bisbiglia ancora, questa volta con una nota d’urgenza, che mi fa solo innamorare maggiormente di lui mentre cerca di farmi girare verso di sé per potermi guardare.
Annuisco, non riuscendo a parlare per via di un nodo alla gola ma sperando di risultare convincente baciandogli dolcemente il palmo.
Non sono ferito a morte, come gli hanno fatto credere.
Al contrario.
“Sul serio?” insiste, facendosi un poco più vicino.
Annuisco ancora ma, accorgendomi di come non sembri bastare, mi faccio forza, aprendo gli occhi mantenendoli bassi e costringendomi a sussurrare un:
“Sto bene.” che spero riesca a tranquillizzarlo.
Si lascia ricadere di lato, finendo con lo sedersi completamente a terra, appoggiandosi di peso alle mie gambe, con la testa in particolare alla mia coscia.
“Non farmi spaventare.” sussurra, anticipando ogni mia possibile parola.
“Ma non è stata colpa mia…” provo a giustificarmi.
Sono gli altri che…
“Non farlo lo stesso.” mi interrompe, causandomi un ulteriore batticuore.
Maledizione…
Non solo… Ma addirittura…
Si sistema meglio contro di me, strusciandosi di conseguenza un poco con il viso sulla mia gamba.
Ahaaa! È vero che avrei voluto vederlo preoccuparsi per me ma, per quanto adorabile sia, non volevo certo arrivare a tanto!
Non sapendo che altro fare, mi ritrovo a bisbigliare un:
“Mi dispiace…” che, a giudicare dalla sua assenza di reazioni, non sono nemmeno sicuro abbia sentito.
“Rei…” ci riprovo allora a voce un po’ più alta, nella speranza che mi guardi.
Così non fa e, provando lo stesso a baciargli una tempia, ripeto, evitando di toccargli i capelli per non rischiare di sporcarglieli:
“Mi dispiace.” me lo permette, sistemandosi in modo che sia perfettamente alla mia portata e, notando come non sembri intenzionato a muoversi ulteriormente, resto con la fronte contro di essa, facendo attenzione a non andare colpire il mio taglio e ribadendo, spero in modo un po’ più convincente:
“Sto bene. Davvero. È solo una ferita alla fronte.” annuisce impercettibilmente, portandomi quindi a dargli un altro bacio ed a proseguire contro la sua pelle:
“Guarirà subito, vedrai.” di nuovo fa un minuscolo cenno affermativo e, non sapendo che altro fare o dire per tranquillizzarlo, gli faccio notare:
“Dovresti sapere che ho una prospettiva di vita piuttosto lunga…” l’ha detto lui stesso, no?
Me lo conferma con un monosillabo e, non ricevendo reazioni nemmeno in questo modo, mi azzardo:
“Se tu mi baciassi, te ne renderesti subito conto.” perché non c’è niente che potrebbe farmi star meglio.
“Ti sembra il momento?” mi riprende blandamente.
Certo.
“Così sapresti che sto bene.” ribatto, avendo ricevuto finalmente una reazione concreta da parte sua.
“Non cambi mai…” commenta con una chiara nota divertita nella voce, che non mi lascio sfuggire nonostante il tono basso, intanto che anche le sue labbra che si piegano lievemente verso l’alto.
Probabile, ma… Dovrei?
“Sono il tuo amante per un motivo, no?” inoltre sembra star funzionando, per cui..!
“Sì…” confessa, lasciandosi andare ad un messo sospiro.
Quindi?
“Il bacio?” insisto, per non lasciarmi sfuggire questa opportunità e non rischiare di mandare all’aria il risultato ottenuto fin qui.
Non vuole accertarsi delle mie condizioni?
Annuisce, nonostante si attardi ancora qualche istante contro le mie gambe prima di scostarsi da me per mettersi in ginocchio e, dopo avermi preso il viso fra le mani, baciarmi dolcemente.
“Grazie, Kai.” sussurra quando reputa che possa bastare, rimanendo ad un soffio dalle mie labbra.
Emetto un mugugno interrogativo, preferendo tacere per non perdermi la sua bocca che torna perfettamente sulla mia.
“Hai salvato la vita di quel bambino.” continua, come se fosse questo il punto “… La Tribù intera ti è riconoscente.”
“Per quel che mi interessa della Tribù adesso…” mi sfugge, socchiudendo gli occhi e cercando di riconquistare le sue labbra, non perdendomi così il sorrisino che gli provoco.
È per lui che farei qualunque cosa, dovrebbe saperlo.
Se poi prendiamo in considerazione il momento in cui siamo… Beh, ecco. Non credo di dover aggiungere altro, vero?
Pare capirlo, visto che ci pensa lui ad azzerare la distanza che ci separa, scivolando con una mano sulla mia nuca, baciandomi forse più dolcemente che in precedenza.
“Voglio andare a cambiarmi…” mi lamento, non appena si scosta per riprendere fiato.
Conciato così non posso abbracciarlo come vorrei.
“Ed io devo andare a verificare la frana.” bisbiglia di rimando, rimanendomi comunque vicino.
“Lo sai che non è questo che intendevo.” ribatto, approfittando della sua vicinanza per risfiorargli le labbra con le mie, in cerca di un altro contatto, facendolo annuire.
“Ma devo andare lo stesso.” deve proprio?
“Sono rimasto ferito a morte…” gli faccio notare, nell’inutile speranza di convincerlo a rimanere e, perché no, a ribaciarmi.
A detta di qualcuno, queste potrebbero essere le mie ultime ore di vita… Non vorrà sul serio abbandonarmi così…
“Non scherzare.” mi riprende invece più seriamente di quanto mi aspettassi, perdendo il sorriso e portando lui questa volta la fronte contro la mia tempia e ripetere, riducendo la voce ad un soffio:
“Non scherzare su queste cose.”
“Scusa…” mormoro, piegando il capo contro il suo per cercare di riconquistare le sue labbra, decisamente pentito di aver rovinato l’atmosfera.
Ma stavo solo cercando di risollevargli il morale.
Me lo consente e questa volta, quando mi allontano, tento anche di portare i miei occhi nei suoi, dovendo chiamarlo affinché mi accontenti.
Affinché mi permetta di vederglieli offuscati ancora da un velo d’ansia che, se solo fossi stato accorto in precedenza, avrei già dovuto notare.
“Mi dispiace.” ripeto seriamente, sperando di riuscire a trasmettergli la mia sincerità a riguardo.
Per tutto.
Di averlo fatto preoccupare e di non essermene accorto.
“Ti amo.” aggiungo, sapendo che qualsiasi altra frase potrei dire ancora in questo momento è racchiusa in queste due parole.
Sto bene, non sto per morire e non intendo morire, soprattutto non a breve.
Voglio stare con lui e voglio rimanere con lui.
“Da impazzire.” specifico.
Per il resto dei miei giorni. Voglio trascorrere la mia vita con lui.
Una vita che, come ben sa, auspico sia ancora parecchio e parecchio lunga.
Tanto da far fare all’intreccio di quel bracciale il giro completo del suo braccio, un giorno.
Noto subito quel velo farsi più leggero mentre sorride lievemente, addolcendo la sua espressione e, tornando con la fronte contro la mia, ribadisce a sua volta:
“Non farmi spaventare.” facendomi annuire.
“Ti amo anch’io.” rispondo, certo che quelle siano le parole con cui mi trasmette di ricambiare i miei sentimenti, ora che non può sciogliersi i capelli.
Sorride un poco di più ma, prima che possa provare a baciarlo, qualcuno bussa alla porta, costringendoci dunque a separarci per evitare di essere visti da Xiong che, entrando, avvisa Rei che sembra essere intenzionato a piovere nuovamente e che quindi sarebbe meglio andare a controllare la situazione della frana.
“Arrivo.” gli risponde il diretto interessato, per poi aspettare di essere nuovamente soli per accarezzarmi il viso ed invitarmi ad andare a cambiarmi, mentre lui raggiunge l’altro.
Anche se vorrei, non obietto e, una volta solo, vado nella nostra stanza, dove mi rendo nuovamente presentabile prima di raggiungere io stesso Rei e far vedere a tutte le persone che incontro che sto decisamente meglio di quanto qualcuno sostenga, partecipando pure alla cena nella sala comune vantando uno stato di salute che, a detta di Max, per qualcuno potrebbe essere addirittura invidiabile.
Lì veniamo avvicinati da un’anziana che, presa dal panico nel sentire delle mie condizioni, si scusa di aver mandato subito la nipote ad avvertire Rei dell’accaduto, senza essersi prima preoccupata di accertarsi di aver capito correttamente o meno quanto udito.
Un’anziana che lo ha a cuore, a giudicare da come non l’abbia appellato con il termine Capo e da come Rei la ringrazi, invitandola a rifarlo qualora lo ritenga nuovamente necessario.
“Non lo sarà.” gli ricordo a bassa voce per farmi sentire solo da lui, trattenendomi dal prendergli la mano ma riuscendo ugualmente a strappargli un sorriso decisamente più naturale dei precedenti.
E, verso la fine, si fa avanti pure la donna a cui ho salvato il bambino questo pomeriggio che, insieme a quest’ultimo ed al marito, viene a regalarmi un mantello in sostituzione a quello che ho dovuto utilizzare per tamponare la ferita, cucito direttamente da lei in segno di gratitudine per aver salvato il loro unico figlio maschio dalla frana.
“Non dovevate.” rispondo, accettando comunque il dono, specialmente visto che hanno partecipato anche altri loro parenti, chi mettendo la stoffa e chi il filo.
“Era il minimo che potessero fare.” risponde lui mentre io, vinto dalla curiosità, lo apro per vederne le fattezze, accorgendomi subito di come sia leggermente più grande rispetto a quello di Rei.
“Possiamo apportare delle modifiche, se desideri.” mi mette al corrente la donna.
“È perfetto così.” rispondo “… Portate i miei ringraziamenti anche ai vostri familiari.” essendo della mia misura, riuscirà meglio nel proprio intento.
Si congedano e, prima che possa tornare a studiarne i dettagli, vengo distratto da chi ho accanto che, approfittando del fatto che la mia mano sia nascosta dal mantello, me la accarezza lievemente con la sua, mormorando:
“Le Tribù intera.” in un riferimento al nostro precedente scambio di battute e per il quale non posso non portare i miei occhi nei suoi, vedendo così il modo dolce con cui mi sta guardando e con il quale lascia chiaramente trapelare quali siano i suoi sentimenti per me. Mi sorride nel medesimo modo, causandomi un acceleramento del battito cardiaco, prima di tornare a volgere il proprio sguardo verso la sala, mettendo da parte quella dolcezza per lasciar spazio all’orgoglio, facendomi emozionare maggiormente.
Più di quanto possa immaginare.
Avendomi fatto sentire come se avessi finalmente compiuto il primo vero passo per essere degno di poter stare veramente al suo fianco, non solo come suo amante.
Attendo di essere nella nostra stanza per rispondergli e, senza pensarci due volte, metto da parte il mantello, così da poterlo prendere per mano ancor prima che possa avvicinarsi al cassone di fronte al quale si scioglie i capelli, catturando di conseguenza la sua attenzione e, dopo averlo tirato dolcemente a me, gli circondo possessivamente la vita con un braccio, facendogli appoggiare la mano libera sul mio bicipite a causa della vicinanza dei nostri corpi. Lo guardo negli occhi, attardandomi in essi con la scusa di far combaciare perfettamente i nostri palmi prima di far intrecciare le nostre dita e, chinandomi appena su di lui, ricordargli:
“Non mi interessa della Tribù.” è per lui che faccio qualunque cosa.
Pare capirlo, visto il modo in cui mi sorride e per il quale non mi pongo problemi ad azzerare lo spazio che c’è fra noi, baciando le sue labbra con deferenza.
Lascia la mia mano e, nel sentire l’altra scivolare verso la mia spalla fino alla mia nuca, non mi sorprendo quando, poco dopo, mi ritrovo coi capelli sciolti e le sue dita intrecciate ad essi.
“Sciogli tu i miei?” bisbiglia come mi allontano il minimo necessario per riprendere fiato, intanto che cingo il suo corpo anche con l’altro braccio.
Annuisco, scendendo sul suo collo per sentire quelle dita piegarsi sulla mia nuca, mentre un sospiro sfugge alle sue labbra.
Ma più tardi.
Mentre mi scuserò per non essermi accorto prima di quanto l’abbia fatto preoccupare.
Mentre gli proverò che non ha nulla di cui aver timore.
Mentre gli dimostrerò che sto bene.
Mentre gli risponderò… Che lo amo anch’io.

 
** Fine **

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