Amanti – Storia 4 (Capitolo 1 di 2)


** Kai **
Inizio ad avvertire qualcosa di strano nella mia condizione di sonno e, sebbene il mio primo istinto sia quello di ignorarlo per proseguire a dormire, alla fine finisco in uno stato di pesante dormiveglia, continuamente distratto da questo qualcosa.
È caldo.
Insolitamente caldo.
Inspiegabilmente caldo.
Mi sistemo meglio fra le lenzuola, leggermente infastidito, specialmente nel rendermi conto che questa sensazione di caldo non solo si fa più intensa ma anche più estesa.
Sulla spalla…
Sotto il mio braccio…
Intorno… Alla mia vita..?

La sto abbracciando?
Mi sta abbracciando?

Ma no… Impos…
Piego la testa, appoggiandola a quella di Rei, iniziando a riconoscere la piega del suo fianco sotto il mio avambraccio.
Caldo.
Insolitamente caldo.
Decisamente troppo… Caldo.
Torno improvvisamente cosciente, spalancando gli occhi.
Rei?!
Cerco di tirarmi su, scontrandomi effettivamente contro il suo corpo che, abbandonato pesantemente contro il mio, me lo impedisce.
È lui ad essere così caldo?!
Subito gli sposto i capelli dalla fronte, tirandoglieli indietro per cercare di raggiungerla con le labbra, avendo così la terribile conferma, qualora quanto già percepito non fosse sufficiente, che sta scottando.
Veramente scottando.
Maledizione!
Senza pensarci un solo istante, mi levo dal suo abbraccio e, dopo averlo scavalcato, scendo velocemente dal letto, così da poter raggiungere i miei calzoni e potermeli infilare.
Sentivo che c’era qualcosa che non andava, ieri sera!
Altro che solo un po’ di stanchezza!
Raccatto anche una casacca, che mi limito ad infilare per non uscire senza.
Avrei dovuto intuirlo!
Quando mai mi ha detto di rallentare?!
Faccio per correre fuori, dovendo tuttavia tornare velocemente sui miei passi nel rendermi conto che stavo uscendo dalla camera con lui coi capelli completamente sciolti e, non volendo assolutamente che qualcuno lo veda così, mi limito ad intrecciarglieli il minimo indispensabile per dare il senso di legato, prima di dirigermi di nuovo in corridoio.
Ma, di nuovo, mi tocca tornare indietro, dal momento che, troppo preso dalle condizioni di Rei, mi stavo dimenticando di legare i miei.
Eppure quand’è che mi ha fatto notare che sono troppo incauto nel non controllare se ho la coda o meno? La settimana scorsa?
Beh, non è certo colpa mia se fino a qualche mese fa non dovevo badare a queste cose! Con lui in esilio, se non erano legati, erano comunque legati..!
Impreco mentalmente e, finalmente presentabile, corro da Max, bussando energicamente alla sua porta affinché si svegli. E, senza attendere una risposta, entro, vedendolo seduto sul letto con una mano sul petto.
“Rei sta male!” lo metto al corrente, senza riuscire a mascherare un certo allarmismo, intanto che lui, invece, chiaramente ancora mezzo addormentato, mi chiede:
“Eh?”
“Rei sta male!” ripeto, avvicinandomi “… Devi venire! Subito!”
“Rei… Cos..?” sta male!
È divenuto sordo, forse?
Per fortuna sono esonerato dal ripeterlo, dato che, afferrando da solo il senso delle mie precedenti parole, torna in sé e, senza pensarci due volte, scende dal letto, iniziando a precedermi verso la nostra stanza. Una volta arrivati, gli apro subito la porta, avvisandolo:
“Ha la febbre.” non ha mai avuto la febbre!
Il biondo gli si avvicina e, sporgendosi su di lui, gli tocca delicatamente la spalla, bisbigliando:
“Rei, mi senti?” e cercando di farlo voltare sulla schiena, causandogli un verso di protesta per il quale mi avvicino a mia volta per verificare anch’io le sue condizioni.
È grave?
“Rei…” ci riprova “… Riesci a sentirmi?”
“Max..?” mormora pesantemente il diretto interessato, assecondando il suo farlo voltare, cercando di metterlo a fuoco “… Cosa..?”
“Sono venuto a vedere come stai.” lo mette al corrente, accennando ad un sorriso.
“Sto bene…” mente spudoratamente.
Per fortuna sono esonerato dall’intervenire, dal momento che ci pensa il biondo a fargli notare, poggiando il dorso delle dita sulla sua fronte:
“Scotti.”
“È solo un po’ di stanchezza.” un po’ di stanchezza un corno! “… Sto bene.” un doppio corno!
E, per darcene prova, fa per alzarsi, venendo questa volta bloccato da me che, dopo aver scansato Max, spingo nuovamente Rei con la schiena sul materasso, avvisandolo:
“Tu non ti muovi da qui.” prima che si ritrovi con le coperte fin troppo basse. E prima che si mostri nudo a terzi, soprattutto!
Di fronte a me può fare quello che gli pare e, lo ammetto, se dicessi che mi dispiace questo suo rimanere costantemente senza vestiti mentirei spudoratamente! Ma… Io sono il suo amante! Io ne ho tutto il diritto! Gli altri? Assolutamente NO!
“Ma la Tribù…”
“La Tribù per qualche giorno può aspettare!” la Tribù prima di tutto, lo so!
Ma non credo che la Tribù cadrà in rovina mentre lui guarisce, giusto?
E, per dargliene prova, mi dirigo verso la porta, mettendolo al corrente con tono che non ammette repliche:
“Ci penso io ad avvertirli di non azzardarsi a disturbarti per i prossimi due giorni.” o tre, o quattro, o quanti saranno!
Se poi avranno qualcosa da ridire, allora se la vedranno direttamente con me!
Per qualche giorno saranno pur in grado di cavarsela da soli, no? L’hanno già fatto in passato, mi pare!
“Max.” aggiungo “… Tu tieni d’occhio Rei e vietagli di scendere da quel letto fino al mio ritorno.” perché, questa volta, non gli permetterò assolutamente di fare di testa sua!
E, senza attendere una risposta, lascio la stanza, con tutta l’intenzione di mettere in atto quanto prefissato.
 

** Rei **
“Hai sentito?” mi domanda Max, voltandosi per poter abbassare gli occhi su di me.
“Sì…” rispondo, mantenendo i miei sulla porta.
Difficile non farlo…
Sospiro, portando un braccio a piegarsi sopra la mia testa.
Ma mi domando cosa gli sia preso.
È solo un po’ di febbre, l’ho già avuta in passato e mi sembra di essere ancora vivo, no? Passerà da sola, così come è passata decine di altre volte.
“Perfetto!” ribatte allegramente l’unico altro presente “… Cerca allora di non rendermi difficile il compito!”
“Max…” lo riprendo.
Sul serio. Non vorrà anche lui…
“Da quando sei tornato, non ti sei fermato un solo momento.” mi fa notare, sedendosi sul bordo del letto per essere all’incirca alla mia stessa altezza e riappropriarsi in questo modo della mia attenzione.
Sorride comprensivo, proseguendo:
“Capisco che tu non voglia far sentire alla Tribù l’assenza di tuo padre, che temi di non riuscire a prepararla a dovere per l’inverno e che senti di dover recuperare con tutti gli abitanti il tempo in cui non sei stato qui, ma adesso devi rallentare.” mi appoggia una mano sulla fronte “… Anche il tuo stesso corpo te lo sta dicendo.”
“Il mio corpo resisterà.” ribatto, chiudendo gli occhi e lasciandomi andare ad un messo sospiro.
“Il tuo corpo ha dei limiti, dovresti saperlo.” si riferisce per caso a quando mi sono ferito alla gamba? “… Ed anche la tua mente ne risentirà, se continui così.”
“Non credo.” non credo proprio…
Ormai sono a casa. Kai è qui. Ed il tempo che sto trascorrendo con lui mi sta gradualmente facendo mettere da parte il dolore per quanto ho dovuto infliggere a mio padre.
Stare con Kai mi fa stare bene, non c’è modo per cui potrei crollare, ora.
“Guarda che io sono dalla parte di Kai.” mi mette al corrente, in caso non l’avessi capito da solo “… Perciò non intendo assecondarti, non questa volta.”
“Non serve che mi assecondi.” quando Kai tornerà, farò comprendere anche a lui che sta esagerando e che non c’è una reale ragione per cui non dover svolgere il mio ruolo.
“Hai bisogno di riposo.” mi riprende, questa volta facendosi leggermente più serio.
“Riposerò più avanti.” quando la Tribù sarà pronta per l’inverno.
“Ne hai bisogno ora.” ora non posso permettermelo “… Dai retta a Kai, la Tribù per qualche giorno può aspettare.” no.
“L’inverno arriverà prima quest’anno.” ci sono tutti i sentori. E, se la Tribù dovesse soffrirne, non riuscirei a perdonarmelo.
Non proprio durante il primo inverno in cui comanderò e la amministrerò al posto di mio padre.
Non deve essere lei a pagare le conseguenze delle mie scelte.
“Come già in tanti altri anni prima di questo.” mi fa notare, cercando di portare pazienza “… La Tribù è pronta, sa come comportarsi. O forse non ti fidi di lei?”
“Certo che mi fido di lei.” ribatto, riportando i miei occhi nei suoi affinché capisca la mia serietà sull’argomento.
Come posso non fidarmi di lei?
Sono nato e cresciuto in essa. E quando sono stato esiliato non mi ha dimenticato.
Anzi.
Parte di lei mi ha aspettato ciecamente ed ha continuato a preparare il mio ritorno, facendosi trovare pronta quando l’ho richiesto e senza aver ricevuto nel frattempo una mia sola notizia.
Non accetto che qualcuno metta in dubbio la fiducia che nutro nei suoi confronti.
“E allora fidati anche in questo caso.” risponde, accennando ad un sorriso comprensivo “… Ti sei già assentato per un paio di giorni, no?” sì. Quando, con la scusa di insegnare a Kai le basi della caccia, trascorremmo una notte fuori per il suo compleanno.
“In quel frangente era diverso.” un membro della Tribù non può non sapere cacciare ed io…
Io ero ancora in debito con lui di una giornata che voleva trascorrere con me.
L’anno prossimo ti voglio per una giornata intera.
Una giornata che non abbiamo mai avuto l’opportunità arrivasse.
Un compleanno che non siamo mai riusciti a trascorrere insieme.
“A maggior ragione, lo capiranno meglio adesso.” mi mette una mano sulla spalla, provando a rassicurarmi:
“Sei e sarai un buon Capo, Rei. Ti preoccupi per loro e loro questo lo sanno. Ma la forza di un Capo si dimostra anche nel rendere il proprio popolo capace di reggersi da solo sulle proprie gambe, in modo che non crolli e che sappia reagire al primo scossone.”
“E questo dove lo hai sentito?” mormoro, cercando di non sospirare nuovamente.
“Lo penso io, ovvio!” afferma senza nascondere un velo di superiorità “… E tutti pensano e riconoscono che tuo padre fosse un gran Capo!” lo so…
E lo sarebbe tutt’ora.
“Quindi…” prosegue, sorridendo maggiormente e sottolineando la propria acutezza mentale assumendo un tono da gran precettore “… Sono certo che abbia fatto un ottimo lavoro con la Tribù! Non credi anche tu?” non riesco a frenare un sorriso, capendo questa volta di essere stato raggirato, visto che c’è solo una parola con la quale potrei rispondere:
“Sì.”
“Bene!” conclude, infatti, palesando apertamente una certa soddisfazione “… Per cui direi che, anche se ti prendi un paio di giorni per guarire, possiamo stare tutti sereni! A parte Kai, ovvio!” riuscendo in questo modo a strapparmi un sorrisino divertito.
“Kai si preoccupa troppo.” commento, tornando con le palpebre abbassate per potermelo figurare nella mente.
Crede sul serio che basti un po’ di febbre a mettermi fuori combattimento… Fa quasi tenerezza.
“Perché tu gliene dai motivo.” replica al contrario lui, facendosi tremendamente serio e riportandomi bruscamente alla realtà.
Infatti torno serio anch’io, aprendo un occhio per poterlo guardare, mentre lui non si fa problemi a specificare:
“Anzi! Ne dai a tutti.”
“Max…” lo riprendo, non avendo per niente voglia di affrontare anche questo discorso “… Sono malato.” vuole sul serio farmi la ramanzina adesso?
Annuisce convinto, ribattendo:
“E, visto che lo sai, vedi di darti una regolata!”
“Stai iniziando a farmi venire il mal di testa…” mi sfugge.
“Motivo in più per stare a letto, allora!” afferma, recuperando la sua precedente espressione.
Mi riprova la temperatura con il dorso delle dita e, lasciando fortunatamente perdere, mi informa:
“A Kai dirò che dovresti guarire in un paio di giorni. Tu intanto fa’ il bravo! Assecondalo e riposa!” visto che non sembro avere alternativa… “… Non vorrai che si preoccupi ancora di più, vero?”
“No…” non voglio.
Perché mi basta la sua presenza per stare bene e per avere le forze per andare avanti su questa strada da cui non posso più tornare indietro.
“Siamo d’accordo, dunque!” sì.
Anche perché… Non credo di poter far diversamente…
 

** Kai **
Torno verso la stanza che condivido con Rei e, come vi entro, il primo che mi guarda è Max, seduto sul bordo del letto ed al quale chiedo:
“Allora?” Rei non ha provato a fare di nuovo di testa sua, vero?
Si alza, venendomi vicino affinché riesca a sentirlo nel bisbigliarmi:
“Non è nulla di preoccupate.” sul serio? “… Solo un po’ di stanchezza.” non riesco a frenarmi dal guardarlo male.
Pure lui?
“È la verità!” prova a difendersi, alzando le mani in segno di resa “… Tempo un paio di giorni e starà nuovamente bene.” meglio, prego.
Perché non sono così certo che si sia già ripreso completamente da quanto accaduto al suo ritorno.
“Posso fare qualcosa?” chiedo, spostando lo sguardo sull’oggetto del nostro discorso, ora apparentemente addormentato.
Prendere dell’acqua, cercare delle erbe, preparare..?
“Hai avvisato di non disturbarlo?”
“Certo!” per chi mi ha preso? Sono uscito proprio con quell’intento!
E non ho mancato di sottolineare il mio pieno intento di impedire a chiunque di entrare in questa stanza. Specialmente se è per un qualcosa per cui possono cavarsela da soli!
“Allora hai fatto abbastanza.”
“Sul serio?” annuisce e, poggiandomi una mano sulla spalla, prova a tranquillizzarmi:
“La febbre non è così alta da necessitare di qualche intervento. Come detto, tempo un paio di giorni e si riprenderà.”
“E nel frattempo?” cosa devo fare?
Scrolla le spalle.
“Aspettiamo!” cosa?
Non posso fare a meno di guardarlo nuovamente male.
Scherza?
Aspettare?! Di nuovo?
Sul serio vogliono farmi ASPETTARE ancora?
Non ho forse già ASPETTATO a sufficienza?!
“Ha solo bisogno di riposo!” si difende di nuovo, tornando in posizione di resa “… Oltre che a restare con lui, non saprei nemmeno io cos’altro fare!” beh, se restare con lui è tutto ciò che si può fare…
“Ci resto io.” ovviamente.
E, a prova delle mie parole, mi avvicino a Rei, così da sincerarmi delle sue condizioni.
“Vi faccio portare i pasti qui?” mi domanda l’altro, decisamente più tranquillo.
Annuisco.
Perché non intendo affatto lasciare il suo fianco.
Né permettere a lui di scendere da questo letto.
Infatti, mentre lui esce dalla stanza, io mi siedo sul bordo, così da poter spostare la frangia a Rei verso l’alto e potergli sentire la temperatura con le labbra.
“Cosa fai?” mormora il diretto interessato, socchiudendo a fatica gli occhi.
“Niente…” rispondo a bassa voce per non disturbarlo “… Solo controllare come stai. Non volevo svegliarti.”
“Non stavo dormendo.” no?
“Allora dovresti.” ha bisogno di riposo.
E, proprio per questo, non ci penso due volte a raggiungerlo sotto le lenzuola ed a prenderlo fra le mie braccia, inducendolo ad appoggiarsi a me.
Sospira sommessamente e, una volta che si è sistemato meglio con la testa sulla mia spalla, io gli ribacio la fronte, ribadendo contro di essa in un sussurro:
“Dormi. Ci penso io a te.” non permetterò a qualcuno di disturbarlo. Né a lui di alzarsi fin quando sarà guarito. “… Resterò qui con te.”
“Non è necessario.” mormora, chiudendo comunque gli occhi.
“Ti sbagli.” decido io se è necessario o meno.
E, in questo caso, lo è. Decisamente lo è.
“Ed i tuoi allenamenti?” ci riprova, muovendosi ancora un poco.
“Quelli possono aspettare.” non è forse ovvio?
La mia priorità al momento è decisamente un’altra.
Inizio ad accarezzargli la schiena, dandogliene prova e ricevendo in cambio un altro suo sospiro, accompagnato da un altro suo tentativo di sistemarsi.
“Dormi.” ripeto.
Mi risponde con un mugugno ma, dal suo continuo muoversi, mi è chiaro che non ci riesce.
“Cosa c’è?” domando allora, risentendogli la temperatura per accertarmi che non sia aumentata.
“Niente…” bisbiglia, ritrovandosi però ad ammettere, dopo qualche altro minuto:
“Mi dà fastidio la tua casacca.” ed io ho bisogno di alcuni secondi per comprendere il senso delle sue parole.
La mia… Casacca?
“Vuoi che la tolga?” ci provo, non sapendo cosa replicare.
Annuisce appena e, mettendo da parte la mia sorpresa a riguardo, lo faccio scendere momentaneamente da me, così da poterlo accontentare e riprenderlo fra le mie braccia.
“Meglio?” domando per averne la certezza, ricevendo in cambio un mugugno d’assenso, intanto che, tornando con gli occhi chiusi, si sistema un’ultima volta con la testa sulla mia spalla.
“Cerca di riposare, allora.” aggiungo, poggiando il capo al suo e ricominciando a sfiorargli la schiena con la punta delle dita “… E non pensare più a niente.” perché per i prossimi due giorni ho intenzione di prendermi cura di lui. Veramente cura di lui.
Come mai ho potuto fare fino ad ora.
Non mi lascerò sfuggire l’opportunità di dimostrargli per la prima volta quanto lo amo.
Per nessun motivo.
 

Continua…

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