Amanti – Storia 1


**Kai**
“Ecco fatto.” mormora senza celare una certa soddisfazione Yan, finendo di stringere l’ultimo nodo sotto il mio sguardo più che attento “… Se davvero ti basta questo, dovrebbe essere finito.”
“Mi basta.” confermo.
E si presenta pure meglio di quanto mi aspettassi. Ho fatto bene a chiedere a lei.
Mi porge il braccialetto, informandosi:
“È per Rei, vero?” smetto di far dondolare la culla in cui dorme Lin, il secondogenito avuto con Lai, non potendo negare quello che potrebbe diventare evidente:
“Sì.” ci ho pensato a lungo e credo che niente potrebbe dimostrargli quanto lo amo più di questo.
Lo prendo per studiarlo nel dettaglio, lasciando che sia la madre a riprendere ad occuparsi del figlio e, grazie alla semplicità dell’oggetto, ho un’ulteriore conferma dell’accuratezza con cui ha lavorato.
Ora non mi resta che sperare che piaccia pure a lui.
“Gli piacerà.” commenta lei, leggendomi nel pensiero.
Lo spero.
Certo, l’ultima ed unica volta in cui gli regalai qualcosa il risultato fu inaspettatamente sorprendente ma… Non credo di poter replicare.
Scuoto mentalmente la testa, avendo ancora ben vivido il ricordo di quando si sciolse i capelli la prima volta, riconoscendomi come suo amante.
Amante…
Nonostante tutto, a volte stento ancora a crederci.
Stringo il braccialetto e, portando i miei occhi su Yan, la ringrazio.
Non solo la sua famiglia, insieme a Max e Mystel, sono stati i primi ad accettarmi all’interno della Tribù, ma mi stanno anche aiutando ad integrarmi all’interno di essa, facendomi sentire accolto a tutti gli effetti semplicemente come Kai e non solo come amante del Capo o ex Principe, nipote di Re Hito.
Lei in particolare è quella che fa da pacere durante i miei allenamenti con Lai, evitando ad entrambi di lasciarci trasportare dalla foga.
Non so come diamine faccia, ma, me ne son reso conto solo recentemente, ha l’incredibile capacità di arrivare puntualmente quando uno dei due sta per esagerare, riportandoci all’ordine con una scusa o con l’altra.
Persino Lai l’altro giorno le ha chiesto se deve per forza avere quel pessimo tempismo ma lei si è limitata a sorridere, accantonando la questione, ribattendo semplicemente che per combattere avremo tutto il tempo che vogliamo.
Non proprio tutto, a dire il vero, visto che, ancora, non sono riuscito a battere suo marito!
Ed è frustrante. Terribilmente frustrante.
Specialmente riconoscere che, se non ci fosse lui a darmi il tormento ed a sottolineare in continuazione i miei errori, probabilmente a quest’ora non sarei al livello a cui sono e sarei decine di passi indietro all’obiettivo che mi sono prefissato: sentirmi degno di poter stare accanto a Rei, far sì che lui si senta orgoglioso di avermi al suo fianco, essere il più forte fra i suoi guerrieri.
Voglio mostrare a tutti che Rei non ha sbagliato a scegliere me, che anch’io posso e sono un guerriero di valore e, soprattutto, voglio dimostrare a lui i miei sentimenti per lui.
La porta si apre e, mentre Huang, il primogenito, corre dalla madre, Lai esclama un:
“Siamo tornati!” che mi porta istintivamente a nascondere il braccialetto, ben sapendo chi c’è alle sue spalle, il quale, non sorprendendosi affatto della mia presenza, mi sorride, informandomi:
“Per oggi ho terminato.” facendomi implicitamente capire che, per oggi, posso averlo per me.
Proprio per questo, non me lo faccio ripetere una seconda volta e, lasciati gli alloggi della famiglia – che si è trasferita all’interno della dimora non molto dopo che Rei è diventato Capo -, seguo quest’ultimo sino alla nostra, ormai ex solo sua, stanza, così che possa darsi una sistemata per la cena nella sala comune.
Solo quando torniamo da quest’ultimo disbrigo, una volta di nuovo in camera e dopo essersi tolto stivali e cintura, avvicinandosi al cassone in cui tiene tutto il necessario per i suoi capelli, commenta:
“Sei silenzioso.” iniziando a scioglierseli.
Lo so.
“Stavo riflettendo.” rispondo, togliendomi a mia volta gli stivali per sedermi sul letto e non perderlo di vista.
Non indaga, permettendomi quindi di proseguire ad osservarlo intanto che se li spazzola, lasciandomi, come spesso accade in queste occasioni, incantato dalla naturalezza con la quale si mostra a me in questo stato.
Amante
Anche quando decise di riconoscermi come tale non si fece mai molti problemi a riguardo, consentendomi di scioglierglieli ad ogni occasione possibile… Tuttavia, da quando possiamo stare insieme, mi sembra che questa sua caratteristica si sia quasi accentuata, dandomi l’impressione di aver abbassato veramente le sue difese nei miei confronti. Dandomi quindi l’impressione di potergli davvero provare, non solo a parole, che per lui farei davvero qualunque cosa. Confermandomi che quel sì che mi “disse” quel giorno vale ancora tutt’oggi.
Esattamente come per me valgono ancora tutt’oggi quelle parole.
“Senti, Rei…” inizio, infatti, interrompendo il suo operato ed attirando la sua attenzione “… Sai che giorno è oggi?” piega leggermente le labbra in un sorrisino divertito, che si rispecchia perfettamente nel suo sguardo e nella sua voce, nel rispondere:
“Secondo te?” quindi…
“È un sì?” domando, per averne conferma.
Davvero se lo ricorda?
Accentua il tutto, ripetendo:
“Secondo te?” ed io abbasso lo sguardo.
Sì, direi che è un sì.
Il che dovrebbe semplificare le cose, no?
Proprio per questo lo rialzo ma, prima che possa dirgli di avvicinarsi, ci pensa da solo a farlo, informandosi:
“È questo che occupava la tua mente?” annuisco, non volendo negare l’evidenza e lui, inginocchiandosi sul letto in modo da farmi stare fra le sue gambe, conviene, mantenendo il sorriso:
“Si tratta di un giorno difficile da dimenticare.” sì, infatti.
Mi prende il viso fra le mani ed io poggio le mie sulle sue anche, così da indurlo a sedersi mentre si china su di me, bisbigliando un più che divertito:
“In fondo… Si tratta del primo giorno in cui hai pazientato.” che non solo ha il potere di destabilizzarmi per un momento ma anche di mettermi lievemente in imbarazzo.
“Non è vero…” mi lamento comunque, borbottando a bassa voce, senza tuttavia sottrarmi alle sue labbra che sfiorano le mie.
E non era questo che intendevo!
“No?”
“Affatto!”
“In effetti…” ammette, aggiungendo una nota maliziosa al proprio tono, spostandosi con la bocca alla mia guancia “… Dopo non l’hai proprio fatto.”
“E di chi pensi sia stata la colpa?” erano più di tre anni che non ci vedevamo! Ed erano almeno altrettanti giorni che mi impediva di avvicinarmi!
Se poi lui se ne esce con frasi del tipo non pazientare, cosa credeva avrei fatto? Come si aspettava che reagissi?
E comunque… Non era questo che intendevo!
“Stai dicendo che è stata colpa mia?” continua a punzecchiarmi, invece, disfacendo la mia coda, così da portare le dita ad intrecciarsi ai miei capelli sulla nuca, proseguendo al contempo la sua scia verso il mio orecchio.
Secondo lui?
Tuttavia non controbatto, ben sapendo dove arriveremo avanti di questo passo e, ben sapendo dove arriveremo anche se gli permettessi di continuare con le sue effusioni tutt’altro che spiacevoli, mi impongo di mantenere il controllo e, abbassando la sua mano ancora sul mio viso prendendola nella mia, decido di riportarci all’ordine, mormorando seriamente un semplice:
“Lo sai che non è questo che intendo.” che basta a farlo fermare e, una volta coi suoi occhi su di me, porto i miei nei suoi, così da proseguire, spostando il suo palmo a coprire il mio cuore:
“Oggi è il giorno in cui, un anno fa, sei tornato da me.” tornato veramente, intendo… E non per vederci di sfuggita solo per pochi attimi…
Esattamente un anno fa, ho potuto stringerlo nuovamente fra le mie braccia. Ho potuto stringerlo senza preoccuparmi degli altri. Ed ho potuto stringerlo senza uno dei suoi devo andare ad interferire.
Esattamente un anno fa, è cominciata la nostra vera vita insieme: ho potuto averlo per me una notte intera senza il pensiero di poter venire scoperti, ho potuto risvegliarmi con lui ancora nudo al mio fianco ed ho potuto gustarmi la sua presenza accanto a me come se il mondo esterno non esistesse.
Esattamente un anno fa, per la prima volta nella vita, eravamo solo io e lui. E nessun altro.
“Io…” proseguo “… Ho una cosa per te.” per ricordare questo giorno e ricordare a lui quanto lo amo.
Non riesce a mascherare la sua sorpresa a riguardo e, non avendo senso per me tergiversare ulteriormente, prendo il braccialetto, esordendo:
“Mi dicesti che ti si ruppe sul campo di battaglia, no?” quello che gli regalai insieme al laccetto che mi rappresenta e che tutt’ora porta quando si lega i capelli, intendo… Durante il periodo in cui siamo stati separati… E che, essendosene accorto a fine combattimento, non sa che fine fece. Quindi non ha smesso di indossarlo perché non gli piaceva, giusto?
Gli mostro l’oggetto, mettendolo al corrente:
“Ho chiesto a Yan di farlo.” sorride, addolcendo la sua espressione nel mormorare:
“Non era necessario.”
“Sì, invece.” lo era.
Eccome.
Infatti, abbassando gli occhi sul laccetto, sfioro la pietra che tiene unite le due strisce di cuoio di cui è composto, spiegandogli:
“La mia vita è legata alla tua e sempre lo sarà.”
Scelgo il braccio già alla mia portata e, facendoglielo passare intorno al bicipite, glielo lego, accompagnando i due lembi evidentemente troppo lunghi che ricadono lungo il suo arto, proseguendo:
“Non so quanto tempo avremo, ma…” risalgo al nodo che li tiene insieme, così da poterli intrecciare una sola volta “… So che il mio, esattamente come quest’anno appena trascorso, sarà con te.” perché non riesco né voglio immaginarmi in nessun altro posto se non con lui. Perché lo amo e voglio amarlo per il resto dei miei giorni.
Fermo quell’intreccio con un altro nodo mentre lui, cominciando ad accarezzarmi dolcemente la nuca, bisbiglia nel medesimo modo:
“Una prospettiva di vita piuttosto lunga…” facendomi capire di aver compreso perfettamente il senso di questo braccialetto.
Annuisco, ribadendo:
“Perché ti amo.” e quando si ama qualcuno non è forse normale desiderare di voler stare con lui il più possibile, magari anche oltre le proprie aspettative?
Faccio passare nuovamente i due lacci intorno al suo bicipite, cercando di fare in modo che quell’intreccio si noti, assicurandoli a quelli già intorno al suo braccio per evitare che gli siano d’impiccio. E, una volta controllato il mio operato, non posso fare a meno di nascondermi col viso nell’incavo del suo collo, ammettendo con un lamento:
“È orribile. Non è così che me l’ero immaginato.”
“Il braccialetto?” mi chiede dopo qualche istante, facendomi annuire.
Doveva essere l’emblema del mio amore per lui ed invece?
“Quattro cosetti di pelle intorno al tuo braccio…” e l’unico intreccio presente viene malamente offuscato da quella pietra e da tutti quei nodi, quando doveva essere lui il protagonista! Così Rei, guardandolo, si sarebbe ricordato di quello che provo per lui in ogni momento!
“Quattro cosetti di pelle che non potrebbero essere più perfetti.” replica, facendomi scostare dolcemente da sé, così da permettermi di vedere quella stessa dolcezza riflessa nel suo sguardo e nel suo sorriso quando mi alza il viso, prendendolo fra le sue mani. Si china su di me ed io socchiudo gli occhi, in attesa che faccia quanto desidero e che non mi fa penare per ricevere.
“Te lo prometto, Rei.” bisbiglio, come si allontana ed i nostri sguardi tornano ad incrociarsi “… Riuscirò a diventare il più forte fra i tuoi guerrieri.” e nessuno potrà più dubitare della mia presenza al suo fianco.
Accentua la sua sua espressione, tornando ad intrecciare le dita fra i capelli sulla mia nuca e, chinandosi nuovamente su di me, mi fa notare:
“Il più dolce dei miei amanti già lo sei.” amante
Congiunge le nostre bocche mentre io non posso non emozionarmi per il termine da lui utilizzato.
È la prima volta che mi chiama espressamente così…
E, proprio per questo, non posso fare a meno di stringerlo a me, sottolineando il mio pieno possesso nei suoi confronti ma rimostrando, non appena si scosta da me:
“Stai provando a dirmi di cercarmi un’altra stanza in cui dormire?” perché fu questa la sua risposta, quando glielo dissi.
Ed io non intendo assolutamente lasciarlo. Ad un altro soprattutto.
“Affatto.” replica, spostando le sue attenzioni prima alla mia guancia e poi al mio orecchio, dove vi giunge per bisbigliare:
“Non c’è altro posto in cui ti vorrei.” e, lasciando la mia nuca per scivolare con la mano sul mio torace, mi spinge con la schiena contro il materasso, costringendomi di conseguenza a lasciarlo andare. Fa affiorare la sua migliore espressione maliziosa e, leccandosi sensualmente il labbro superiore, specifica:
“Specialmente in questo momento.” pregustandosi già come andrà a finire.
Ma senza aver ancora imparato quello che potrebbe scatenare in me, aggiungerei.
“Vuoi fare una replica di un anno fa?” chiedo, infatti, senza trattenermi dal cominciare ad accarezzargli le cosce.
“Credi di esserne in grado?” mi provoca, stendendosi praticamente sopra di me, facendo entrare in contatto i nostri bacini con finta casualità.
Io?
Lo ribalto sul letto, spostandomi subito sopra di lui, assicurandomi di rimanergli fra le gambe e, portando i nostri volti ad una distanza minima, gli sfioro le labbra con le mie, ribattendo:
“Tu, piuttosto?” causandogli un ulteriore sorrisetto fra il divertito ed il malizioso, con il quale controbatte, allacciando le braccia intorno al mio collo per riuscire a sollevare appena la testa per ricambiare il mio sfiorarci:
“Potrei mai lasciarti insoddisfatto in un’occasione simile?” in un’occasione simile… Ha specificato bene.
“Allora…” rispondo, passando nuovamente con desiderio le mani sulle sue cosce, volendogli concedere un ultimo avvertimento ma puntando evidentemente alle sue labbra “… Non lamentarti, se domani mattina farai tardi.”
“Non è un problema…” sussurra, sfiorandomi quello superiore con la punta della lingua, ripristinando la mano fra i miei capelli sulla nuca per piegarne leggermente le dita “… Ho già avvisato di non disturbarmi fino a pranzo.” in questo caso…

 

**Rei**
Prendo lentamente coscienza di me e, avvertendo solo il respiro di Kai, cerco di aprire gli occhi, rendendomi conto dall’oscurità che regna che non è ancora l’alba e che quindi devo aver dormito relativamente poco.
Torno con le palpebre abbassate, sistemandomi meglio sulla sua spalla per evitare di cedere nuovamente al sonno a causa della pace che mi trasmette avere il suo corpo nudo contro il mio, avendo sentore dall’assenza di carezze sulla mia schiena o fra i miei capelli e dal suo corpo completamente rilassato che sta dormendo.
E pure profondamente, direi.
Proprio per questo, evito con ogni mezzo di assecondare il mio riaddormentarmi e, una volta recuperato sufficiente lucidità mentale, mi puntello col mento sulla sua spalla, aprendo gli occhi per avere conferma, non appena essi si abituano all’oscurità, delle mie supposizioni: sta dormendo.
Non riesco a fare a meno di sorridere.
Vederlo così, in questo stato, mi riporta indietro nel tempo… A quella prima notte in cui, dopo il mio compleanno, si addormentò qui, sconsideratamente.
Ed io, forse ancora più sconsideratamente, non lo svegliai.
Avrei dovuto, ma non lo feci.
Non riuscivo a staccare gli occhi di dosso da quel viso che, per la prima volta, mi si presentava completamente rilassato. Da quel viso che, per la prima volta, potevo perdermi ad osservare senza che se ne accorgesse.
La ragione non faceva che ripetermi sveglialo, prima che sia troppo tardi, ora che puoi riportarlo nella sua stanza da solo, senza farvi scoprire da alcuno ma tutto il resto…
Volevo guardarlo.
Semplicemente guardarlo.
Nella speranza di capire cosa fare di quei sentimenti che continuavano ad agitarsi in me e dai quali non riuscivo a liberarmi.
E quando divenne troppo tardi, presi la scusa che tanto avrei dovuto chiedere aiuto a Lai in ogni caso e quindi lo tenni lì. Con me.
Rubando per l’ennesima volta qualcosa che avrebbe dovuto essere di Maylin.
Senza riuscire, per l’ennesima volta, ad allontanarmi da ciò che sapevo essere sbagliato.
Come quel momento.
Così. Perfettamente. Sbagliato.
Avrei voluto fosse il mio amante ma non poteva esserlo.
Lo volevo ma non potevo averlo.
Desideravo fosse mio ma sapevo non poteva realmente appartenermi.
Avrei dovuto mandarlo via ed invece… Invece…
Invece non riuscivo a separarmi da lui.
E vi passai la notte. Tergiversando fino a quando dovetti per forza riportarlo nella sua stanza, al suo posto. Al suo ruolo.
Sapendo che un giorno, in un futuro nemmeno troppo lontano, quanto accaduto quella notte sarebbe stata una prerogativa di Maylin. Che solo a lei sarebbe stato dovuto un privilegio simile.
Kai nel proprio letto. Con tutti i significati ad esso correlati.
E non mi piacque.
Non mi piacque proprio per niente!
Non solo mi resi conto, di nuovo, che con quanto accaduto quella notte era stato in grado di imprigionarmi ulteriormente, ma soprattutto realizzai che lo avrei voluto nel mio, di letto. Nel mio ed in nessun altro.
In una scena così perfettamente sbagliata per la quale avrei potuto rinunciare a tutto. In una scena così perfettamente sbagliata alla quale sapevo avrei finito col soccombere completamente, se solo vi avessi ceduto e non avessi lottato per resistervi.
In una scena così perfettamente sbagliata… Da non voler altro.
Lui. Nel mio letto.
Nella mia vita.
Accanto a me.
E, ora che tutto questo si è realizzato, sono sempre più convinto che, sì, lui ne vale la pena.
Non importa quello che ho dovuto attraversare e chi ho dovuto perdere… Lui ne vale la pena. Perché è il mio amante.
Mi trattengo dal baciarlo per evitare di svegliarlo, tornando ad appoggiarmi alla sua spalla, chiudendo gli occhi per ritornare a dormire.
E non c’è altro posto in cui lo vorrei.

 

** Fine **

 

Di' la tua ma non chiederci la password! ^^

* Campo obbligatorio

Commenta *