Tutti pazzi per amore – Capitolo V


** Fuji **
Sento il mio cellulare vibrare e, adagiando il libro che stavo leggendo sul letto, lo raggiungo così da poter vedere chi mi sta chiamando. Resto sorpreso nel leggere il nome di Oshitari ma poi sorrido, immaginandone anche il motivo.
“Pronto?”
“Scusa per l’ora.” mi risponde e, dalla voce, ho la piena conferma che sia lui “.. Ti disturbo?”
“No, anzi. Allora? Com’è andata?” ha trovato qualcosa che potesse andare?
“Meglio di quanto sperassi.” mi fa piacere!
Non si perde in spiegazioni ed in dettagli che non gli chiedo, terminando semplicemente con un:
“E ringrazio che la mia scuola non sia come la tua squadra, altrimenti non sarei riuscito nel mio intento.” che mi lascia perplesso.
La mia squadra? Che cos’altro ha combinato ancora?
Non ho il tempo di indagare, dal momento che, dopo avermi salutato ed augurato la buona notte, riattacca. Sospiro, ben sapendo che tutto sommato è meglio rimanerne all’oscuro. Dopo che ci hanno visti insieme, sono diventati se possibile ancora più insistenti con la loro compagnia. Non penso che lo facciano in mala fede, solo non capisco cosa frulla nelle loro menti e so per certo che, anche se lo chiedessi, non mi risponderebbero.
Almeno.. Non con la verità.
Anche questa sera, ad esempio, sono riuscito a rimanere per conto mio solo dopo aver promesso ad Eiji che sarei rimasto a casa a riposare, con la scusa di essere stanco per via degli allenamenti.
Sospiro e, non essendo più dell’umore per leggere, spengo la luce con l’intenzione di andare a dormire e smettere di pensare.

Così, una volta chiuso il problema regalo di Oshitari, vengo catapultato di nuovo nella solita routine e, sebbene provi a fare qualcosa di diverso, in un modo o nell’altro mi ritrovo sempre un membro del terzo anno presente.
“Insomma, ragazzi!” li riprendo dopo che, di nuovo, mi hanno seguito ad un appuntamento con mio fratello “.. Si può sapere che vi prende?”
“Niente.” risponde Inui, sistemandosi gli occhiali sul naso “.. Sto solo aspettando che tu abbassi la guardia per prendere dei veri dati su di te.” e pensa che gli creda? Ok, lui forse potrebbe essere sincero, ma gli altri?
Infatti guardo i diretti interessati, aspettando le loro ragioni e, se Eiji distoglie lo sguardo dal mio, facendo finta di nulla, l’unico che pare prendermi sul serio è Oishi che, dopo essere arrossito leggermente, si schiarisce la voce, spiegandomi:
“Stiamo solo cercando di aumentare lo spirito di squadra. È importante se puntiamo ai nazionali.” sì, certo..
“E non vi sembra di esagerare?”
“Non c’è limite ad una buona intesa!” ribatte Eiji, annuendo energicamente per dar man forte al suo compagno.
Sospiro.
È davvero inutile.
Altro che non saper tenere i segreti, quando vogliono li sanno mantenere fin troppo bene!
“Ci vediamo!” rispondo, non avendo voglia di continuare con questo discorso.
“Hoi, Fujiko!” mi chiama sempre il rosso, come muovo qualche passo “.. Dove stai andando?”
“Affari miei.” replico, senza voltarmi. Subito me lo ritrovo sulle spalle mentre, stringendomi, esclama:
“Non arrabbiarti, Fujiko-chan! Noi stiamo solo..” purtroppo viene interrotto da Inui che, staccandolo da me, gli tappa la bocca con la mano, concludendo al suo posto:
“Stiamo solo cercando di essere dei buoni compagni di squadra.” non ribatto, limitandomi a fissarli per qualche istante prima di mormorare:
“Scusate ma adesso vorrei rimanere da solo.” poi mi rincammino e, grazie al cielo, loro non insistono, forse avendo intuito di star esagerando.
Dei buoni compagni di squadra.
Lo sono, lo sono sul serio!
Fra di noi si è creato fin da subito un legame speciale, senza che ci fosse stato bisogno di dirci una sola parola e tutto questo grazie a Tezuka. Noi tutti sapevamo quanto fosse forte e che con lui avremmo potuto vincere i nazionali; ci fidavamo di lui, è diventato fin da subito il nostro punto di riferimento.
E lo è anche ora.
Che sia per questo che sono diventati così apprensivi? Temono forse che, con Tezuka lontano, io non riesca a reagire? Che mi lasci andare? Eppure sto cercando in tutti i modi di mascherare come mi sento e di non pesare su di loro.
Continuo a gironzolare per parecchio tempo, rincasando quando ormai è già buio, tanto che anche mia sorella viene a chiedermi se va tutto bene.
“Sì, mi sono solo fermato un po’ di più coi ragazzi.” le rispondo, sorridendole e, dopo aver cenato ed essermi fatto un bagno, mi accorgo di avere un nuovo messaggio da parte di Eiji:
Scusa! >w< Però domani aspettami ad andare a scuola! >.<
Sospiro, senza tuttavia riuscire a reprimere un sorriso.
Come sempre, proseguono a fare di testa loro. Il che a volte è un bene, visto che è anche grazie a ciò che siamo riusciti ad arrivare dove siamo.
Per questa volta, va bene.
Poi torno nella mia stanza dove, sedendomi alla scrivania, svolgo i compiti per domani, certo che qualcuno avrà bisogno di dare loro un occhio ma non riuscendo a concentrarmi appieno, sempre a causa di quella maledettissima foto.
Eppure..
Non riesco proprio a nasconderla.
Mi appoggio al tavolo, chiudendo gli occhi.
Torno presto.
Torna presto sul serio, Tezuka, perchè ogni giorno sta diventando sempre più duro senza di te.
Quando li riapro, mi rendo immediatamente conto di essere al buio e, nel tornare dritto con la schiena, noto anche una coperta sulle mie spalle che fino a due secondi fa non c’era.
Ma che..?
Guardo l’ora, capendo così che è già l’una passata e che, senza essermene accorto, devo essermi addormentato.
Di male in peggio. È la prima volta che mi succede una cosa simile.
Sospiro e, alzandomi, vado a chiudere le tende della finestra per andar veramente a dormire, aggrottando le sopracciglia quando scorgo una figura proprio sotto casa.
Non avranno iniziato anche con gli appostamenti ora, vero?
Assottiglio gli occhi, cercando di capire di chi si tratta e, ad occhio e croce, direi..
Li spalanco.
Non è Inui! È..
“Tezuka..?” non può essere vero!
Me li sfrego e, quando li riapro, ho la conferma che non si tratta di un’allucinazione ma che a forse venti metri da me c’è..
“Tezuka!” senza attendere oltre, mi fiondo fuori dalla camera, scendendo le scale il più rapidamente possibile e raggiungendo la porta di casa per poter uscire e raggiungere il mio capitano.
“Tezuka!” esclamo una volta di fronte a lui “.. Cosa ci fai qui?” perchè non è venuto al club? Quanto voleva farci aspettare ancora, prima di farci sapere che era tornato?
“Fuji..?” mormora, decisamente sorpreso di vedermi e lasciando di sasso me. Annuisco e, cercando di non mettermi a ridere, gli faccio notare:
“Se non volevi vedermi, hai sbagliato posto in cui venire.” sembra rendersi conto della gaffe appena commessa e, irrigidendosi appena, mi spiega:
“È solo che non pensavo fossi ancora sveglio.” sorrido.
Questa sensazione di serenità.. Da quanto non la provavo?
“Motivo in più per chiederti come mai sei qui.”
“Ah..” abbassa lo sguardo ma solo il tempo a lui necessario per raccogliere i pensieri.
“Sono tornato questa sera.” annuisco.
“La spalla?”
“È guarita completamente.”
“Sul serio?” domando senza nascondere la mia gioia a riguardo e ricevendo un cenno affermativo di risposta “.. Ma è fantastico! Gli..” non riesco a concludere la frase, zittendomi come mi accorgo che si china su di me. In breve mi ritrovo le sue labbra sulle mie e, prima che possa riprendermi dalla sorpresa, si allontana, mormorando:
“Volevo vederti.” e-eh?
Sento immediatamente un calore di troppo sulle guance, specie mentre continua:
“Sarei venuto qui subito ma i miei hanno radunato la famiglia per festeggiare e son dovuto rimanere a casa fino a quando non sono andati via tutti.”
“B-beh..” provo a cavarmi d’impiccio “.. Potevi aspettare fino a domani e..” mi ammutolisco, questa volta a causa del suo sguardo.
No, non poteva aspettare fino a domani. Non essendo a pochi metri di distanza dopo essere stati separati così a lungo e da così tanti chilometri.
Sorrido e, appoggiando la fronte alla sua spalla, confesso:
“Anche tu mi sei mancato.” tanto. Tremendamente.
E nemmeno io sarei riuscito ad aspettare domani, se avessi saputo che lui era tornato.
Ma ora sono semplicemente contento che sia qui.
Sento subito le sue braccia cingermi e stringermi protettivamente a sè ed io, sprofondando fra di esse, aggiungo:
“Se tu mi avessi avvisato, non ti avrei fatto aspettare fino a adesso.” sarei stato io stesso ad aspettarlo, qui fuori. O, più probabile, sarei andato direttamente da lui.
Posa la testa sulla mia ed io chiudo gli occhi, volendo avvertire solamente la vicinanza del suo corpo contro il mio. Non ho bisogno di concentrarmi per avvertire la dolcezza con la quale mi bacia i capelli, accarezzandomeli piano con il naso e, quando sento il suo respiro vicino al mio orecchio, sussurro il suo nome, dovendo attendere solo pochi istanti prima di riavere le sue labbra sulle mie. Sposto una mano sulla spalla e l’altra sul suo torace, ricambiando il suo gesto, percependo sotto il palmo i battiti veloci e decisi del suo cuore.
Non è un sogno. Sta succedendo davvero.
Ed io sono felice, tanto felice. È come se il tempo trascorso lontani non ci fosse mai stato. Tutto è tornato perfetto, esattamente come dovrebbe essere.
Lui è qui e questo è tutto.
Mi riprendo solamente quando mi prende una mano per intrecciare le nostre dita e, rendendomi conto di quanto siano fredde le sue probabilmente a causa del tempo passato qui fuori, gliele bacio, chiedendogli:
“Vuoi salire?” mi stringe un po’ di più, sebbene ribatta:
“Non credo sia il caso.” ridacchio.
Una risposta degna di lui.
I tuoi mi conoscono, ma non è bene che mi ritrovino a dormire a casa vostra senza preavviso e senza che lo sappiano.
È questo che pensa, ne sono certo.
“Allora ti conviene andare.” è appena tornato, non voglio che mi venga impedito di stare con lui per via di un raffreddore o cose di questo tipo.
Annuisce e, dopo qualche altro minuto che passiamo in questo modo, aggiunge:
“Torna dentro.”
“D’accordo.” peccato che lasci a me il compito di liberarmi dal suo abbraccio e, come ci riesco, torno verso l’ingresso, augurandogli la buona notte. Ricambia ma, quando faccio per richiudere la porta, mi chiama:
“Fuji!” mi volto, riaprendola ed aspettando che mi dica ciò che si è dimenticato:
“A domani.” gli sorrido.
Sì.
“A domani.” o meglio, a più tardi.
Solo poi ci sarà il a domani.
E ci sarà ancora e ancora. Per sempre.

Fine?
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