Tutti pazzi per amore – Capitolo IV


** Atobe **
Ti aspetto questa sera alle 20.30 ai campi da tennis per un match.
Pfu!
Ancora mi chiedo perchè ci sto andando.
Per far cosa? Per sentire ancora una volta le sue inutili scuse nascoste questa volta dietro una partita? Non voglio perdere tempo con queste sciocchezze, eppure..
Eppure lo sto assecondando!!
Incredibile.
“Tks!” cosa mi tocca fare!
Affondo maggiormente nello schienale della mia limousine, rimanendo con gli occhi chiusi fino a quando l’autista mi comunica che siamo giunti a destinazione e, a giudicare dalle luci ancora spente del palazzetto, deduco di essere stato il primo ad arrivare.
“Ha pure il coraggio di farmi aspettare.” sibilo, intanto che il domestico prende la mia borsa ma, come fa per avviarsi oltre il cancello, lo blocco con un cenno della mano, dicendogli:
“Ci penso io. Tu va’! Ti chiamo quand’ho finito.”
“Come desiderate, signorino.” risponde lui, inchinandosi. Poi fa come gli ho ordinato ed io mi carico la mia borsa in spalla, incamminandomi verso lo stadio.
Tks! Gliela farò vedere a quello! Se prima avevo intenzione di andarmene come avesse iniziato a parlare, adesso dovrà vedersela con me. Lo farò pentire a suon di smash di tutto quello che sta combinando.
Mi dirigo verso l’edificio, percorrendo anche il corridoio che porta ai campi e, come metto piede oltre la porta, resto accecato per qualche secondo dalle luci che si accendono all’improvviso e per di più contemporaneamente.
Ma che..?
Yuushiiiii! Con questo stai decretando la tua fine!
Mi calmo immediatamente quando, subito dopo, un boato si alza dalle scalinate, lasciandomi decisamente sorpreso, specie nel rendermi conto che le tribune sono completamente occupate da studenti della mia scuola.
E questi che ci fanno qui?
Non riesco ad interrogarmi oltre a causa dell’ennesimo faro che va ad illuminare la persona in piedi in mezzo al campo e che riconosco essere Oshitari, vestito però da arbitro.
Ma che sta combinando?
“Buona sera, signori e signori!” inizia, parlando al microfono, lasciandomi allibito “.. Benvenuti a questo incontro amichevole fra il nostro beneamato capitano Atobe Keigo..” una luce mi colpisce, dandomi leggermente fastidio ma riesco lo stesso a mascherarlo, preferendo mantenere i miei occhi fissi sul genio della Hyotei per capire quali sono le sue intenzioni “.. E..” e..?
Sanada? Tezuka che, a insaputa di tutti, è tornato perfettamente guarito?
Beh, per lo meno è stato abbastanza intelligente da scegliere uno che potrebbe sopravvivere alla mia ira, anche se non in che condizioni.
O forse si tratta di un membro della Seigaku? Magari Inui a cui potrei far rimangiare ogni singola parola. Oppure Fuji. Così potrei spedirlo a far compagnia a Tezuka e tutti smetterebbero di preoccuparsi.
Distolgo lo sguardo solo quando un altro fanale si accende, rivelando il mio sfidante e facendo scoprire in questo modo chi è.
Rimango a bocca aperta.
Lui? È uno scherzo?
A quanto pare no, visto che anche Oshitari lo annuncia come tale, facendomi mancare un battito cardiaco.
Io.. Potrò misurarmi con il mio giocatore preferito professionista di tutti i tempi? Con il mio idolo?
A quanto pare sì, visto che lui si avvicina alla rete, tendendo una mano nella mia direzione ed incitandomi a fare altrettanto.
Non so come, i miei piedi si muovono fino a raggiungerlo e riesco a non tremare mentre ricambio la sua stretta.
“Mi hanno parlato molto di te.” mi informa, in un inglese perfetto “.. Sono curioso di vederti all’opera. Spero che sarà un bel match.”
“Grazie.” è tutto quello che riesco a rispondere, prima di lasciare la sua mano e guardarlo dirigersi verso il fondo campo, intanto che aggiunge:
“Lascio a te il servizio.” annuisco ma non riesco a muovermi, tanto che ci pensa Oshitari a dirmi:
“Che c’è? Hai paura di perdere?” paura? Perdere?
Bastano queste due semplici parole a me praticamente sconosciute per farmi riprendere e, buttandogli la mia sacca fra le braccia, replico:
“Tu preparami la racchetta! Ti faccio vedere io chi ha paura di perdere!” poi mi butto la frangia all’indietro, dirigendomi a fondo campo intanto che come al solito la tifoseria della nostra squadra fa il dovere, esclamando a gran voce che chi vincerà sarà la Hyotei. Alzo il braccio verso l’alto, puntando il dito al cielo e subito le urla mutano nel mio nome e, come calo l’arto di novanta gradi, che la vincitrice sarà la Hyotei. Non avendo ancora la racchetta, mimo solo il fatto di averla con me quando tendo l’altro in avanti, facendo così di nuovo loro acclamare che il vincitore sarà il sottoscritto, attendendo qualche momento più di quanto faccio solitamente prima di permettere loro di alternare queste ultime due frasi, aprendo entrambe le braccia e zittendoli con un schiocco di dita verso l’alto non appena stanno per ripetere il mio nome.
Mi levo la felpa della tuta ed aspetto che quest’ultima mi ricada alle spalle per terminare:
“Io.” sarò io il vincitore, il solo ed unico ore-sama! Non permetterò a nessuno di battermi, nemmeno a quello che è stato il mio modello da seguire prima di iniziare a sviluppare un tennis che fosse solo mio!
Esattamente come mi aspettavo, scateno le urla del mio pubblico mentre Oshitari, invece, mi si avvicina con la racchetta, chiedendomi:
“È abbastanza?”
“Sì, sono soddisfatto!” ammetto, spostandomi la frangia e prendendo quanto mi porge “.. Ora vai a fare il tuo lavoro, ho un match da vincere.”
“Come desideri.” fa quanto gli ho detto e, una volta seduto al posto dell’arbito, esclama:
“One set match! Al servizio: Atobe.” bene.
Lancio la pallina.
Si comincia.

 

Tks! Ho perso.
Ma forse in fondo dovevo aspettarmelo.
Esco dalla doccia e, dopo essermi rivestito, esco dallo spogliatoio, trovandomi di fronte Oshitari con un mazzo di rose adagiate fra le braccia mentre sta applaudendo.
“Che ci fai ancora qui?” gli chiedo, guardandolo peggio che riesco.
Ero convinto che ormai lo stadio fosse deserto e che se ne fossero andati via tutti.
“Volevo congratularmi per lo splendido match a cui ci avete fatto assistere.” mi spiega con un sorriso. Sorrido di rimando, ribattendo con sufficienza:
“Ne dubitavi?” tutti i miei match sono splendidi!
“Assolutamente.” prende una scatola che teneva sottobraccio e che mi era rimasta nascosta a causa dei fiori e, porgendomi entrambi, aggiunge:
“Questo è sufficiente come regalo e per farmi perdonare?”
“Per questa volta, sì!” replico, prendendo ciò che mi offre e che mi merito “.. D’altronde non posso certo negare che tu abbia fatto un buon lavoro.” tende maggiormente le labbra verso l’alto ma, non appena mi circonda la vita con le braccia, torno serio e, impedendogli di avvicinarsi ulteriormente, continuo:
“Ma non credere che la prossima volta ti basti così poco!” rimane interdetto per qualche istante, prima di riassumere la sua solita espressione e replicare:
“Non ci sarà una prossima volta.” lo spero per lui!
Dopo di che sfiora dolcemente le mie labbra con le sue, bisbigliando:
“Ti farò avere anche qualche foto della partita come ricordo.” mi sembra il minimo! “.. Intanto auguri.” alzo un sopracciglio, ribattendo:
“Pensi di meritartelo?” ha idea di quanto mi abbia fatto preoccupare? Di quanto mi abbia fatto..
Sbatte le palpebre un paio di volte e, intuendo a cosa potrei riferirmi, non riesce a celare una certa preoccupazione nel commentare:
“Credevo che..”
“Ti ho concesso un anno del mio preziosissimo tempo.” lo zittisco, in modo da mettere le cose in chiaro “.. Fammi ricevere un’altra chiamata di quel genere da Inui o da qualunque altro e puoi scordarti che ce ne sia un altro!” trattiene a stento un sospiro sconsolato ma divertito e, dopo avermi sorriso, mormora:
“D’accordo.” infine mi bacia ed io non mi oppongo, volendo solo lasciarmi alle spalle questa storia.
Alla fine.. Lui è mio.
E gli conviene rimanerlo se non vuole finire male! Ma molto male..
Continua..
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