Stelle cadenti – Capitolo unico


“Avete visto Atsushi?” domando a Fukui ed Okamura, distraendoli dal loro intento di programmare il nostro allenamento di domani.
“Non è con te?” replica d’istinto il capitano, facendomi scuotere la testa in segno negativo. L’ultima volta che l’ho visto, aveva detto che sarebbe andato a prendere delle patatine dalla dispensa ma è passata più di mezzora e nella cucina non c’è alcuna traccia di lui. E nemmeno del sacchetto vuoto.
Si scambiano una rapida occhiata e, riportando gli occhi su di me, ci riprovano:
“A dormire?”
“Vengo dalla camera da letto.” ed è presente solo Liu. Il che mi porta a pensare che, essendo la struttura scelta per questo ritiro priva di palestra e l’altra stanza adiacente a questa provvista di un’unica porta, l’unico posto in cui il nostro centro possa essere andato sia l’esterno. Non attendo un’ulteriore risposta, dirigendomi da solo all’aperto e, quando Okamura urla:
“Cercate di non far tardi! Non siamo qui per divertirci!” alzo un mano per fagli capire che l’ho sentito e terminare così il nostro breve scambio di battute. Esco dall’edificio, mettendo a fuoco l’ambiente circostante e, non scorgendo chi cerco, faccio il giro dell’abitacolo, trovandolo seduto sui gradini dello sgabbiotto degli attrezzi, intento ad osservare il cielo ed a mangiare le sue desiderate patatine. Accanto a lui, quello che credo essere un pacco formato famiglia di biscotti.
Sorrido e, avvicinandomi, chiedo, attirando così la sua attenzione:
“Non avevi detto che saresti tornato subito?” annuisce, replicando:
“Ho cambiato idea.” questo lo vedo anche da solo. Mi siedo al suo fianco, solo uno scalino più in alto di lui, continuando:
“Cosa stai facendo?”
“Guardando il cielo.”
“Perchè?” mi lancia uno sguardo di sufficienza nel spiegarmi, come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo:
“Domani è il 10 agosto, Muro-chin.” e quindi?
Mi serve qualche secondo per capire.
“Oh, San Lorenzo, giusto?” annuisce “.. E stai aspettando una stella cadente?” annuisce ancora, portandomi ad insistere:
“E non dovresti cercarla domani, allora?” sospira e, dopo aver preso il proprio cellulare, ci armeggia qualche istante, porgendomelo solo una volta trovato quello che gli interessa, dandomi quindi la possibilità di leggere il messaggio che sua sorella gli ha mandato proprio circa una mezzoretta fa, messaggio in cui lo avvisa che la maggior concentrazione di stelle cadenti è prevista per questa sera. Sospiro a mia volta, concludendo:
“Presumo allora che, fino a quando non vedrai una stella cadente, non se ne parlerà di rientrare, vero?”
“Presumi bene.” bene. Sarà una lunga attesa..
Senza aggiungere altro, mi sposto sullo scalino più alto, sdraiandomi sul legno del porticato che costeggia lo sgabbiotto, mettendomi comodo ed iniziando a mia volta ad osservare il cielo, in attesa di questa fantomatica cometa. Per fortuna, devo attendere forse una quindicina di minuti, prima di intravedere con la coda dell’occhio una piccola scia luminosa, visibile forse meno di un secondo e, per essere certo di non essermela immaginato, domando:
“L’hai vista?”
“Cosa?”
“La stella cadente.”
“Eh? Dove?” cerco di non mettermi a ridere e, essendo questa una risposta più che chiara, sussurro:
“Niente, sarà stata un’impressione.” poco dopo, ne scorgo un’altra decisamente più nitida della precedente e, mettendomi seduto, affermo:
“Questa non era un’impressione, però!”
“Dove?” mi chiede di nuovo Atsushi, facendomi capire che, ancora, non l’ha vista.
“Là.” lo informo, indicando un punto nel cielo verso di lui, alla nostra sinistra. Si imbroncia leggermente, borbottando:
“Ed io guardavo dalla parte opposta.” sorrido ma, prima che possa provare a consolarlo, porta i suoi occhi su di me, continuando:
“Hai espresso il desiderio?” ne resto perplesso.
“Dovevo?”
“Certo che dovevi!” mi riprende “.. È per questo che si cercano le stelle cadenti, Muro-chin!” giusto..
“Scusami, Atsushi.” ribatto, recuperando il sorriso “.. La prossima volta, lo farò.” annuisce convinto e quindi mi sdraio nuovamente, attendendo che il mio sguardo catturi un’altra scia per poter esprimere il mio desiderio.
E così faccio.
Chiudo gli occhi, pronunciando silenziosamente dentro di me quelle parole e, quando li riapro, torno seduto, informandomi:
“Ed ora l’hai vista?” mi guarda e, dalla sua espressione contrariata, deduco perfettamente che, no, anche questa volta stava osservando una porzione di cielo differente dalla mia. Sospiro interiormente mentre lui si lamenta, senza nascondere la propria irritazione a riguardo:
“Perchè sei l’unico a vederle?”
“Vorrei saperlo.” bisbiglio, appoggiando la testa alle ginocchia “.. Forse perchè, fra i due, sono quello che ha bisogno di ottenere più cose.”
“Un altro dei tuoi discorsi complicati?” scoppio a ridere e, non volendo guastare l’aria spensierata che si respirava fino a poco fa, tronco sul nascere la discussione, tranquillizzandolo:
“No, nessun discorso complicato.”
“Hn.” torna con gli occhi alle stelle e quindi riprendo:
“Vuoi rimanere ancora fuori?” annuisce, replicando:
“Non ho ancora espresso il mio desiderio.”
“Domani mattina dobbiamo allenarci.” gli faccio notare.
E la sveglia è presto.
“Non importa.” in questo caso..
Mi sdraio per la terza volta, attendendo pazientemente che anche Atsushi scorga la sua stella e, quando bisbiglia:
“Fatto.” mi metto seduto per poterlo guardare e chiedere conferma:
“Desiderio espresso?” annuisce, rimanendo tuttavia con lo sguardo fisso davanti a sè.
“Ma non sono certo che si avvererà.”
“Perchè?” non risponde e perciò provo:
“È un desiderio impossibile?”
“Forse.” forse..
Mi fisso la punta delle scarpe per qualche istante e, dopo averle picchiate fra loro un paio di volte, inizio:
“Sai, Atsushi.. C’è un trucco per far avverare i desideri che si esprimono.”
“Sul serio?” annuisco, facendogli notare:
“In fondo, cosa sono i desideri? Non sono forse qualcosa che vogliamo ottenere o che vogliamo che accada?”
“E con questo?” e con questo..
Lo guardo, spiegandogli:
“Se desideri qualcosa di fattibile e che possa dipendere in particolar modo da te, dovresti riuscire a realizzare quel desiderio.” mi guarda a sua a volta ed io proseguo:
“Non dico che sarà facile e che succederà subito, ma.. Se avrai la forza ed il coraggio di inseguirlo, cogliendo ogni occasione possibile per farlo avverare, allora sono certo che riuscirai a realizzare quel desiderio.” riporta gli occhi al cielo e, dopo qualche istante in cui riflette fra sè e sè, commenta:
“Non sono così paziente da aspettare anni.” sorrido e, scompigliandogli un poco i capelli, esclamo:
“Allora datti da fare!” mi fissa contrariato e, allontanando la mia mano, ribatte:
“Sì, sì! Non c’è bisogno che sia tu a dirmelo!” crede?
“Io invece penso di sì.” non cambia espressione e quindi domando:
“Hai forse bisogno di un’altra stella?” si volta di scatto, quasi dandomi le spalle, affermando:
“Sì, e allora?”
“Niente.” vorrà dire che aspetterò ancora.
Infatti torno sdraiato, riprendendo anch’io ad osservare il cielo e, quando scorgo un’altra scia, non posso fare a meno di pensare a quanto detto poco fa ad Atsushi e, soprattutto, al desiderio espresso da me questa notte.
Già, non serve chiedere cose impossibili, bisogna solo impegnarsi con tutto se stessi in quello che si vuole realizzare. E sperare che vada a buon fine.
Stringo una mano a pugno, portandola sotto la testa a farmi da cuscino.
Soprattutto sperare che vada a buon fine. Perchè ci si può anche impegnare, credendo che quanto si vuole sia alla propria portata ma, se poi non dovesse rivelarsi tale, allora..
Vengo distratto da un movimento al mio fianco e quindi guardo Atsushi, giusto in tempo per vederlo sovrastarmi, appoggiando le mani accanto alle mie spalle, chiedendomi:
“Muro-chin, pensi sul serio quello che hai detto?”
“Sì, perchè?”
“E se mentri cerchi di realizzare quel desiderio, combini un casino?”
“Beh..” porto le mani fra i suoi capelli, così da tirargli indietro quelli che gli ricadono davanti al viso e poter instaurare con vero e proprio contatto visivo nel replicare:
“Almeno non puoi dire di non averci provato.” considera quanto ho detto per qualche secondo, senza distogliere gli occhi dai miei e poi si china maggiormente su di me, bloccandosi a metà strada per scrutarmi per un istante, titubante, mentre io realizzo quali siano le sue intenzioni solamente quando annulla del tutto la distanza che ci divide, premendo le labbra sulle mie. Spalanco gli occhi, non aspettandomi qualcosa di simile e, anche quando si allontana per controllare la mia reazione, non faccio nulla, se non sostenere il suo sguardo. Di conseguenza, trascorriamo di nuovo un breve lasso di tempo a guardarci, prima che lui annulli nuovamente e completamente lo spazio che ci separa e, prima ancora che le nostre labbra si tocchino, lascio libero il mio corpo di muoversi come desidera, abbassando le palpebre e spostando le mani una sul collo di Atsushi e l’altra a toccargli il mento con le dita, gustandomi il suo bacio dolce ed a tratti ancora insicuro. Così diverso rispetto a quando gioca a basket, ma in qualche modo così simile ad Atsushi.
“Hai freddo?” sussurro non appena si scosta per riprendere fiato, cercando il suo sguardo col mio.
Sta tremando..
Scuote la testa in segno di diniego e, dopo avermi baciato dolcemente il palmo della mano, si china ancora su di me, mentre io vedo chiaramente una stella cadente passare da una parte all’altra del cielo.
Bella.
Luminosa.
Quasi abbagliante.
Infatti, anche quando Atsushi riprende a baciarmi, rimango con gli occhi socchiusi, osservando la scia prodotta svanire nell’oscurità.
Che stiano cercando di dirmi qualcosa? O forse si stanno semplicemente prendendo gioco di me?
Abbasso completamente le palpebre, preferendo non pensarci e lasciarmi andare totalmente al mio compagno di squadra che, come sempre, con la sua sola presenza è in grado di farmi mettere da parte ogni insicurezza e paura.
“Muro-chin.” bisbiglia dopo qualche tempo, allontanandosi appena da me “.. Non sei arrabbiato?”
“Dovrei?”
“Non lo so.” ammette, baciandomi la fronte e sdraiandosi accanto a me, rimanendo comunque girato nella mia direzione, puntellandosi su un gomito “.. Dovresti?” non lo so.
“Dovrei?” si imbroncia leggermente, facendomi notare con tono contrariato:
“Guarda che è quello che ti ho appena chiesto io!” ah, già.
Sorrido.
“Scusa.” mi giro a mia volta verso di lui, replicando:
“Ti sembro arrabbiato?”
“No.”
“Allora non lo sono.”
“Sicuro?” insiste con tono indagatorio, facendomi annuire.
“Perchè dovrei?” guarda di lato e, accorgendomi di come sposti un braccio per cingermi la vita, mi avvicino, così da facilitargli il compito, intanto che borbotta:
“Non lo so, ma non si capisce mai quello che pensi.”
“La cosa ti irrita?”
“Un po’.” confessa ed io trattengo una risatina nel ribattere:
“E allora chiedi alle stelle di capirmi meglio, no?”
“Non prendermi in giro!” esclama, dandomi un pizzicotto sul fianco, grazie al cielo meno forte di quanto temessi ma che mi fa piegare lo stesso in due e sfuggire un verso di dolore di cui per fortuna non si accorge. Infatti si mette seduto, aggiungendo:
“Come se questa fosse la notte adatta!”
“Perchè, non lo è?” domando, imitandolo e massaggiandomi piano la zona dolorante, nella speranza di non aver lividi.
Con tutte quelle che ci sono..!
“Zero.” bofonchia.
“Eh?” come?
“Zero.” ripete a voce leggermente più alta, picchiettando un tallone contro il gradino “.. Non c’è stata una maledettissima stella che sia caduta, questa sera!”
“E il desiderio, allora?” mormoro, perplesso.
Non aveva detto..?
“L’ho espresso comunque!” afferma, stringendosi nelle spalle “.. Aspettavo loro..!” ah, ho capito!
Mi abbasso di qualche scalino, onde poter vedere la sua reazione nel commentare:
“Quindi è per questo che dicevi che non si sarebbe avverato!” non perchè impossibile, semplicemente perchè non c’era una stella di mezzo!
Si volta di scatto, esclamando:
“Guarda che non è così facile!”
“No?”
“No!” mi rimbecca “.. Affatto.”
“Strano.” mormoro, sovrappensiero “.. Credevo che il tuo desiderio si fosse già avverato!”
“Ti sbagli!” ribatte, tornando a guardarmi “.. Fra baciare ed essere baciato, c’è una bella differenza!” oh! Adesso ci sono! “.. Ed io..” non lo lascio concludere, preferendo appoggiarmi al suo ginocchio e, facendo leva su esso, alzarmi quel tanto che basta per sporgermi verso di lui e zittirlo. Ne resta sorpreso ma, come capisce quello che sta accadendo, mi tira verso di sè, facendomi spostare fra le sue gambe, in modo che mi possa inginocchiare ed essere entrambi più comodi. Mi circonda la vita con le braccia, permettendomi di proseguire e baciarlo come più mi aggrada e, quando ritengo che possa bastare, mi allontano quel tanto che serve per far incontrare i nostri occhi e sussurrare:
“Soddisfatto, adesso?” annuisce, nascondendosi contro il mio collo e stringendomi maggiormente.
Sorrido.
“Bene.” proseguo, prendendo quel che resta del suo spuntino notturno “.. Allora possiamo andare senza aspettare una stella.” infatti mi alzo, sgusciando via dal suo abbraccio per tornare alla struttura principale, facendolo lamentare:
“Eh? Ma io non ho ancora finito!”
“E cos’altro vorresti fare?” domando perplesso, guardandolo da sopra una spalla “.. Il tuo desiderio di questa notte è già stato realizzato, non dovresti sfidare troppo la sorte.” si stringe un poco nelle spalle, borbottando:
“Ma io voglio dormire con te.” mi serve qualche secondo per capire il significato di quelle parole e, come questo accade, mi volto totalmente verso di lui, replicando:
“Si può sapere che stai dicendo? Lo sai benissimo che non possiamo.” non qui, almeno. C’è solo una camera ed ovviamente anche il resto della squadra la utilizza.
“Sì, però..”
“Niente però.” lo zittisco, mettendo una mano sul fianco “.. Ci sono anche gli altri, non puoi fare sempre quello che ti pare, Atsushi.” si imbroncia ma io non cedo e quindi insisto:
“Andiamo?” si è fatto tardi ed avremmo dovuto tornare già da un po’.
Sospira sonoramente ma per fortuna si alza e, mentre riprendo il cammino verso l’ingresso, assicurandomi che mi segua, lo sento chiaramente lamentarsi:
“L’ho sempre sostenuto che i ritiri sono noiosi.” sorrido, punzecchiandolo:
“Vuoi dire che questa sera è stata noiosa?”
“Solo se dici di nuovo di no.” bene.
“Allora temo che lo sarà.” perchè non cambierò idea, non su questo punto.
Di nuovo, bofonchia qualcosa che, però, questa volta non mi curo di comprendere e, dopo aver riportato al suo posto quanto rimasto del pacchetto di biscotti, mi dirigo verso la camera da letto, sempre accompagnato da Atsushi che riprende:
“Ne, Muro-chin. Sei sicuro di..”
“Sì, Atsushi.” lo interrompo a bassa voce, aprendo la porta della camera da letto “.. Non camb..” mi zittisco da solo nel vedere in che condizioni riversa la stanza.
Non è possibile..
Anche il nostro centro si avvicina e, dopo aver dato un’occhiata, si appoggia pesantemente alle mie spalle, con il mento sopra la mia testa, commentando con una vena di soddisfazione nella voce che non prova nemmeno a mascherare ed un probabile sorriso stampato in faccia:
“Io l’ho detto fin da subito che questi futon erano troppo piccoli.” già.. E, a quanto pare, aveva ragione.
Infatti continuo ad osservare i nostri compagni di squadra dormire in una posizione più che scomposta, per la quale posso solo immaginare i dolori che avranno l’indomani e, soprattutto, Liu che, a causa del capitano che invade un terzo del suo futon, ha ripiegato sull’occupare metà del mio, con la conseguenza che l’unico libero è quello di Atsushi.
E metà del mio.
E, sicuramente, solo quello di Atsushi, è troppo piccolo per lui.
“Allora, Muro-chin.” prosegue il diretto interessato, appoggiando il capo sulla mia spalla per potermi guardare, con un sorriso smagliante in volto “.. Sei proprio sicuro di non aver cambiato idea?” riporto gli occhi sui letti, rivedendo la medesima situazione di poco prima, poi Atsushi ed infine di nuovo i futon.
È mai possibile che le abbia tutte vinte?
Sospiro.
“E va bene.” acconsento, facendolo esultare “.. Ma solo per..” non concludo, visto che tanto non sarei stato ascoltato, dal momento che il mio compagno di squadra mi lascia andare per andare ad avvicinare il suo futon al mio ed evitare così che si veda del tatami fra i rispettivi materassi.
Sospiro interiormente.
Come non detto..
Sposta un braccio di Liu che reputa essere di troppo, senza comunque riuscire a cambiare di molto la situazione e, dopo essersi sdraiato dando la schiena al cinese, picchietta con una mano sullo spazio libero lasciato di fronte a sè, chiamandomi:
“Muro-chin.” annuisco, avendo capito perfettamente che vuole che lo raggiunga e così faccio, sebbene trattenga un sorriso nell’accorgermi di come mi abbia riservato il posto più lontano dagli altri e, ancora più, quando sfila il cuscino da sotto la testa di Liu per prenderselo lui e darmi di conseguenza il suo, che sistema sul proprio braccio.
“Guarda che domani non lo sentirai più.” gli faccio notare, facendo tuttavia come desidera.
“Non importa.” replica col sorriso, abbracciandomi ed infilando una gamba fra le mie per farci stare più vicini “.. Io voglio dormire così.”
“Ma.. Ci stai?” mormoro, avendo paura che non sia così.
Annuisce e, dandomi un bacio sulla fronte, bisbiglia:
“Buona notte, Muro-chin.”
“Buona notte..” rispondo “.. Atsushi.” chiudo gli occhi ma, prima che possa assopirmi, li riapro, esclamando a bassa voce:
“Ah, prima che..!” mi blocco, accorgendomi di come il suo respiro sia particolarmente regolare e quindi provo a chiamarlo, senza ricevere alcuna risposta.
Si è già.. Addormentato?
Mi sollevo un poco, non ricavando reazioni e, avendo ottenuto la mia risposta, mi riappoggio con delicatezza al cuscino, sosprirando fra me e me per l’ennesima volta.
Quindi domani toccherà al sottoscritto svegliarsi prima degli altri per evitare che qualcuno ci veda.
Accenno ad un sorriso.
Ma forse avrei dovuto aspettarmelo.. Atsushi è fatto così, a differenza mia non gli interessa quello che pensano gli altri. È così spontaneo, così.. Così..
Appoggio una mano all’altezza del suo cuore, avvertendo sotto il palmo il suo battito lento e regolare.
Così vero.
Stringo la sua maglietta.
Un giorno finirà tutto questo, ne sono certo. Atsushi volerà in alto, dove io non potrò seguirlo nemmeno se mi allenassi fino allo sfinimento. Verrò lasciato indietro, non importa quanto ci provi e quanto tenti di rimandare quel momento. Perchè, lo so, arriverà un punto in cui la passione e l’amore per il basket non saranno sufficienti. E, a quel punto, quando non sarò più in grado di stare al passo con Atsushi e sarò inevitabilmente costretto a lasciarlo andare per la sua strada, cosa farò?
Chiudo gli occhi, stringendomi a lui e ricambiando l’abbraccio in cui ancora mi tiene, non desiderando essere in nessun posto all’infuori di questo.
Però, magari.. Chissà! La strada per realizzare quel desiderio è un’altra.
In fondo.. Non sono stato proprio io a dire che bisogna perseverare e cogliere ogni occasione che ci viene data?
Ed è quello che ho intenzione di fare. Perchè forse è questo il modo per realizzare quel mio desiderio.
Quello di poter rimanere sempre al tuo fianco, Atsushi.
**Fine**
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