My world to save (KnB) – Capitolo XII


** Kise**
“Non rischierai di fare tardi?” domando al mio compagno, ancora in camera da letto, intento a prepararsi e che mi raggiunge cercando con qualche difficoltà di terminare, ribattendo:
“Ci sono, ci sono!” riprova ad allacciarsi la cravatta, senza riuscirci e sbottando sottovoce:
“Maledizione!” mi alzo e, raggiungendolo, provo a tranquillizzarlo, offrendomi:
“Faccio io.” da che ho ricordo non ci è mai riuscito, non penso proprio che riuscirà ad annodarla adesso.
“Grazie.” borbotta, lasciando che porti le mani a sistemargli il colletto della divisa così da poter sistemare l’indumento mancante e, con veramente poche difficoltà, farci il nodo.
Approfittando di essere così vicini e che quindi non ha la possibilità di studiarmi, mormoro finalmente quella domanda che, da giorni, mi sta tormentando:
“Ti stai pentendo?” di aver cambiato sezione e di essere tornato a quella di quando ci siamo conosciuti?
Non risponde per qualche istante, poi porta le labbra al mio orecchio e soffia:
“Solo di non averlo fatto prima.” ho bisogno di un momento per elaborare le sue parole e, come questo avviene, anche provandoci non trattengo un sorriso, con il quale lo riprendo:
“Stupido.” non dicevo in quel senso.
Anche se…
Nonostante il suo rischio di ritardo, mi concedo di appoggiarmi completamente a lui, passandogli le braccia intorno alla vita mentre le sue fanno altrettanto con le mie spalle.
Sono felice. E sento che le nostre ferite hanno finalmente la possibilità di risanarsi lentamente.
Interrompo il nostro abbraccio, tornando al presente ed indietreggiando di un passo per poter sistemare per l’ultima volta la cravatta.
“Ho fatto.” lo informo, con ancora un accenno di sorriso residuo.
“Bene.” afferma, controllandosi allo specchio sotto il mio sguardo attento ma che non muta la mia espressione.
Cavolo…
Quando ci siamo conosciuti, abituato a vederlo in abiti ufficiali, lo preferivo vestito in jeans e maglietta. Ma ora che era da così tanto che non lo vedevo con la divisa da poliziotto, mi rendo conto di quanto effettivamente gli stia bene.
Così bene che… Mi batte il cuore.
Come quando mi sono reso conto che aveva cominciato a piacermi…
Si accorge dell’insistenza del mio guardarlo e, perplesso, mi chiede:
“Qualcosa non va?” scuoto la testa, replicando:
“Affatto.” però pare intuirlo da solo, provocandomi:
“Ti stai innamorando di nuovo di me?” mi metto a ridere.
Il solito vanitoso!
Anche se, in fin dei conti… Qualcosa del genere.
Ma…
“Non ho mai smesso.” sorride a sua volta, rispondendo:
“Lo so…” lo so che lo sa.
Si chiude nei suoi pensieri qualche attimo appena, prima di tornare con un sobbalzo alla realtà ed esclamare:
“Devo andare! Se faccio tardi, Kasamatsu-senpai mi ammazza! E questa volta sul serio!” rido di nuovo, non potendogli di certo dare torto.
“Vai, vai.” lo esorto “… E salva il mondo.” si ferma sulla soglia, per poi tornare indietro e, senza preavviso, rubarmi un bacio veloce, che mi lascia confuso e anche un po’ smarrito.
Era da tanto… Che non lo faceva…
Quando si allontana, ne prende un secondo, senza riuscire a celarmi il suo sforzo quando si ferma a due, costringendosi a mormorare:
“Ci vediamo più tardi.”
“D’accordo.” annuisco “… Buon lavoro.”
“Anche a te.” infine se ne va, chiudendosi la porta alle spalle, che rimango a fissare ripensando alle sue parole.
Ci vediamo più tardi.
Già… Non vedo l’ora!

 

“Buongiorno!” mi volto istintivamente verso la porta, avendo già riconosciuto l’allegra voce di Moriyama-san, il primo ad entrare nel bar, seguito da Kasamatsu-san, che aggiunge un molto più pacato:
“Buongiorno.” ed infine da Aominecchi che, palesemente stremato, si lascia ricadere sul bancone, biascicando un mero:
“Ciao.” accenno ad un sorrisino perplesso, di fronte a questa scena familiare, domandando come al solito:
“Giornata pesante?” visto che, a giudicare dallo stato del mio compagno, si direbbe proprio di sì.
“Non più del solito.” risponde Kasamatsu-san ed io, ben sapendo cosa sta accadendo, mormoro:
“Non starai esagerando?” d’accordo che non gli è mai andato giù il fatto che abbia chiesto il trasferimento per poi cambiare nuovamente idea ma…
È davvero necessario che me lo sfiacchi così tutte le volte?
“Non so di cosa stai parlando.” oh, la sa benissimo, invece!
“Suvvia, Kise!” interviene invece Moriyama-san “… Lasciaglielo fare! Dopotutto, non durerà ancora a lungo, si è già fatto perdonare un bel po’!” guarda il suo vicino, chiedendo conferma:
“No?” rimango confuso, al contrario del suo interlocutore che, dopo un breve momento di riflessione, ammette:
“In effetti…” poi si perde nei suoi pensieri, aggiungendo ad alta voce “… Spaccare la faccia a Imayoshi con un pugno. Avrei voluto esserci…” ah, si riferiscono a questo…
“Vi ricordo che, nel farlo, si è fratturato la mano.” se per loro è una cosa da sottovalutare…
“D’accordo, hai ragione ma..! Quattro denti saltati..! Mesi di convalescenza..! Uno spettacolo, no?” no.
“Si è fratturato una mano.” possibile che non capisca?
“Oi, Kise, non esagerare…” biascica anche l’ultimo rimasto, sollevando finalmente la testa “… Erano solo microfratture, niente di grave.” niente di grave?
Faccio per ribattere ma, quando incrocio il suo sguardo, non ci riesco, dando la possibilità a lui di ribadire:
“Adesso sto bene, non hai motivo di preoccuparti.” se lo dice lui…
Non ribatto e lui nemmeno, con il risultato che restiamo semplicemente a guardarci l’un l’altro e, dopo un lungo momento in cui tutto il resto smette di esistere, mi ritrovo mio malgrado ad accennare ad un sorriso, senza comunque interrompere il contatto visivo.
“Ma guardali…” bisbiglia Moriyama-san “… Proprio come ai vecchi tempi.”
“Mettila di flirtare, il tuo turno non è ancora finito.” ci riprende Kasamatsu-san, riportandoci di colpo alla realtà “… Siamo solo in pausa, ricordatelo.” mi metto leggermente a ridere, scusandomi io per entrambi ed ottenendo in risposta il lungo sospiro dell’altro che, canzonatoriamente sognante, commenta:
“Guardalo. Nonostante i lividi, è tornato ad essere così raggiante da abbagliare. La cosa mi mancava davvero.” mi metto a ridere, temo non potendo negare l’evidenza.
È vero, ho ancora qualche livido (di cui uno in viso) e una stretta fasciatura al polso ma…
Guardo il mio compagno.
Non posso negare di essere tornato ad essere felice.
Nonostante siano passate solo due settimane, da quando ha cambiato sezione, le cose tra di noi stanno tornando quelle di sempre.
Era quello che volevo.
Era quello che entrambi volevamo.
Quello per cui entrambi abbiamo combattuto, senza arrenderci. E che ora abbiamo finalmente ottenuto.
Di conseguenza, non posso che essere felice.
“Allora.” riprendo, tornando al motivo per cui immagino siano venuti qui “… Che cosa prendete?”
“Il solito!”
“Il solito.”
“Il solito…” rimango perplesso, fissando ancora una volta il mio compagno, di nuovo a testa china, sebbene poi la mia espressione confusa si veli di un sorriso di sfida, replicando:
“Bene.” un solito del buonumore, un solito di una giornata normale e un solito per riprendersi.
Non che quest’ultimo esista nello specifico ma, se ha altro per la testa, va bene così.
Preparo quanto richiesto, allungando al mio compagno un cappuccino speciale al caramello che, dopo i primi sorsi, ha il potere di farlo sospirare, facendo sorridere me.
Meglio, vero?
Ma, una volta terminato le loro ordinazioni, non possono indugiare più di tanto, richiamati dal loro comandante che, alzandosi per primo, li esorta:
“Andiamo, torniamo al lavoro.” poi, assestando uno schiaffo in testa al mio compagno, lo riprende:
“E tu allacciati quella cravatta, sei in servizio!”
“Va bene, va bene…” borbotta, prima di guardarmi e, come capitava spesso, ci basta solo un’occhiata per intenderci: faccio io.
Così, mentre gli sistemo quell’indumento che non riesce proprio a tenere in ordine, mormora:
“Devo andare.”
“Ci vediamo più tardi.” annuisce, avvisandomi:
“Passo a prenderti dopo il lavoro.”
“D’accordo. Ecco, ho fatto.”
“Grazie.” mormora ma, prima di raggiungere i suoi colleghi, si allunga verso di me, rubandomi un bacio che mi coglie completamente alla sprovvista.
E, quando si allontana, mi ricorda, con un sorrisino palesemente soddisfatto:
“Volevo il solito.” mi sento leggermente arrossire, quasi come una ragazzina alla sua prima cotta, e il cuore mancare un battito, dettagli di cui non credo si accorga, riprendendo la posizione corretta per poi avviarsi verso la porta, aggiungendo solamente:
“Devo andare.”
“Vai.” replico, sorridendo divertito ma anche un po’ emozionato “… E salva il mondo.”
“Lo farò.” ribatte, senza voltarsi ma scuotendo una mano in segno di saluto, sotto il mio sguardo che lo segue anche quando la porta si chiude.
Già, non ho dubbi che ci riesca.
Dopotutto… Il mio mondo… Lo ha già salvato.

 
Fine.

 

Beh, che dire… Tutto è bene quel che finisce bene! XD
Yue

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