Eyes on me (BB) – Capitolo XI


“Ti senti meglio?” mi domanda Lai l’indomani, approfittando del fatto che Gao si sia già avviato verso la sala ristorante.
“Sì.” confermo, finendo di sistemarmi la fascia intorno alla vita “… Non era mia intenzione farvi preoccupare.” e non dovrei nemmeno dare a Kai tutto quel potere su di me, a dire il vero.
Ero convinto di aver imparato a gestire la cosa nel corso di questi anni, ed invece…
“L’importante è che tu sia tornato in te.”
“Lo sono.” confermo.
O almeno… Lo spero.
E, per dargliene prova, gli sorrido, esortandolo:
“Forza, andiamo a fare colazione! Sto morendo di fame!”
“Va bene.” acconsente divertito, sebbene, una volta raggiunti gli altri due, si accorga subito di come anche questa mattina sua sorella sia di nuovo un po’ pallida.
“Non ti senti di nuovo bene?” le domanda, con quel suo solito fare protettivo che lo caratterizza quando si tratta di lei.
“Certo che sto bene!” replica lei, non convincendoci del tutto.
“Forse è meglio se anche per oggi…”
“Non ci pensare nemmeno!” esclama, tirandosi in piedi “… Non sai chi sono i nostri avversari di oggi?” vagamente… La squadra tedesca… Vero? (Chiedo scusa a tutti i tedeschi ma mi serviva una nazione da mettere! >.> ndA)
“Sono quelli che abbiamo incontrato sul pullman quando siamo arrivati!” aggiunge sempre Mao, dandomi quindi il quadro completo “… Dobbiamo far vedere loro cosa siamo in grado di fare!”
“Ci siamo io e Gao, per quello.”
“Oh, avanti, Lai!” insiste “… Non puoi dire sul serio!” invece penso proprio di sì…
“Se non ti senti bene, non dovresti scendere in campo.”
“Ma io sto bene! Diglielo anche tu, Rei!” io?
Tutti mi guardano e quindi mi ritrovo costretto ad ammettere:
“A me non sembra…” causandole un’espressione indispettita.
“Non ti starai alleando con mio fratello, vero?” no, non mi sto alleando con suo fratello, semplicemente…
“Sei pallida.”
“Sto bene!” si intestardisce “… Cosa devo fare per farvelo capire?” a dire il vero… Niente.
“Voglio scendere in campo!” insiste “… Voglio batterli!” si vede…
E, con uno sguardo così risoluto…
“Va bene.” acconsento, lasciando gli altri due sorpresi.
“Non dirai sul serio, mi auguro.” commenta Lai che vengo costretto a smentire:
“Sì, invece.” porto i miei occhi su di lui, aggiungendo semplicemente:
“Guardala.” non ha lo sguardo di una che si tirerà indietro. Vuole vincere. Vuole vincere *questa* sfida. E chi sono io per impedirglielo?
Anch’io ho le mie sfide che voglio, *devo*, vincere. E, esattamente come lei, non ci sarebbe niente che mi farebbe cambiare idea.
“D’accordo.” cede controvoglia, arrivando pure lui alle mie stesse conclusioni “… Se è quello che vuoi…” lei esulta, lui un po’ meno ma, almeno, avendo raggiunto un accordo, possiamo prepararci per i nostri quarti di finale. Attendiamo che il commentatore ci inviti ad entrare prima di dirigerci verso il campo di gara e, come sono visibile dagli spalti, sento qualcuno chiamarmi più forte degli altri.
Alzo lo sguardo, scorgendo dopo qualche istante Takao che, sventolando una mano, mi urla:
“Metticela tutta, Rei! Ti aspetto in semifinale!” gli sorrido, annuendo.
Ma non dovrebbe essere così felice, visto la sconfitta che lo aspetta.
Raggiungo la mia squadra e, dopo aver detto:
“Mi raccomando.” a Mao, facendola sorridere, mi siedo sulla panchina riservata alla squadra, accanto a Lai, aggiungendo:
“Stai tranquillo. Lei è forte e sa quello che fa.”
“Vi faremo mangiare la polvere!” esclama la diretta interessata nei confronti della squadra avversaria, in risposta alle loro provocazioni sulla fortuna che abbiamo avuto a giungere fin qui. Fortuna che, a detta loro, sta per abbandonarci.
“Blader, in posizione!” pone fine a tutto lo speaker, per poi fare il conto alla rovescia e dare ufficialmente il via al primo match.
Purtroppo, mi accorgo subito di come il lancio di Mao non sia efficace come al solito e, come me, pure Lai che però non riesce a trattenere un’imprecazione.
“Si riprenderà, vedrai.” provo a tranquillizzarlo, dovendo mio malgrado ricredermi nel vedere come gli attacchi della nostra blader siano pochi precisi e, soprattutto, incisivi, causando un sempre maggior nervosismo in chi mi sta accanto.
“Mao!” esclama, alzandosi, quando la sorella si ritrova a subire l’offensiva avversaria.
Maledizione… Le sue condizioni devono essere peggiori di quanto immaginavamo.
Ne ho la conferma quando la vedo barcollare e quindi affermo:
“Gao, tieniti pronto.” per poi alzarmi a mia volta ed urlare:
“Mao!”
“No!” ci risponde lei, come se avesse intuito le mie intenzioni “… Posso vincere!” nelle sue condizioni normali, sì, ma… “… Galux! Non farti intimidire!” sprona il proprio bey ad attaccare, gridando il suo nome al cielo per richiamarne la lince e il suo sfidante fa lo stesso, evocando un giaguaro “… Non mi batterai!”
“Mao!” la chiama di nuovo il fratello, mentre lo scambio fra lei ed il suo avversario cresce d’intensità, causando scintille quando i loro bey entrano in contatto.
Cade in ginocchio ma, nonostante ciò e nonostante l’ansia crescente che ci provoca, non si arrende, riuscendo grazie al proprio attacco felino ed a un colpo di fortuna a mettere fuori gioco il suo opponente, prima di cedere completamente e perdere i sensi.
Corriamo da lei e, mentre io e Lai verifichiamo le sue condizioni, Gao recupera Galux.
“Mao, svegliati!” la incita il mio migliore amico, senza riuscire a camuffare il panico nella sua voce e senza ricevere risposta.
“Portala in infermeria.” affermo, vedendo i paramedici arrivare con una barella per prestare i primi soccorsi.
“Ma… Io…”
“Vai.” ribadisco, poggiandogli una mano sulla spalla “… Qui ci penso.” e, guardando il commentatore, aggiungo:
“Scenderò io in campo, nel prossimo incontro.”
“Ma, Rei…”
“Niente ma.” lo interrompo, riportando la mia attenzione su di lui ma venendo anticipato da quello che sarà il mio avversario che si lascia andare ad un commento di troppo, riguardo il fatto che si dava tante arie per poi svenire per un nonnulla.
“Cosa?” sibila in risposta Lai, pronto difenderla.
“Lai.” lo zittisco prima che perda altro tempo, soprattutto visto il fatto che la stanno portando via “… Vai con lei. Questa deve essere la tua priorità.” guardo Gao, aggiungendo:
“Anche tu. Vai.” infine mi alzo e, prendendo Driger, mi volto in direzione del tedesco, terminando:
“Io vi raggiungo subito.” guardo seriamente il mio obiettivo “… Il tempo di sconfiggere questo sbruffone.”
“Che?” cerca di provocarmi quello, mentre il cinese, invece, mi ringrazia, facendo quanto gli ho detto “… Non sai chi hai di fronte, riserva? Noi siamo i campioni europei e siamo arrivati terzi allo scorso mondiale!” la cosa è ininfluente.
“Si sbrighi a chiamare il prossimo campo di gara!” esclamo in direzione del commentatore ma senza distogliere gli occhi dalla mia preda “… Ed a far cominciare l’incontro!” e, per dar peso alle mie parole, mi metto subito in posizione.
“Ti farò abbassare la cresta!” aggiunge il tedesco, imitandomi.
Così chi dirige questo incontro non può far altro che assecondarci, evitando per sua fortuna di perdersi in chiacchiere circa la configurazione del campo, dando il via allo scontro. Ed a me basta mormorare un semplice ma deciso:
“Driger.” per vedere il mio bey schizzare in alto lungo il bordo del campo, alzandosi in aria “… Assalto.” cade in picchiata, balzando sul proprio avversario che, a causa del colpo, viene scagliato fuori dal ring. Mi chino affinchè torni nella mia mano e, senza nemmeno aspettare di venir decretato vincitore, corro dietro al resto della mia squadra, vedendoli intenti a lasciare l’infermeria, con Mao ancora dormiente che viene trasportata su un lettino.
“Allora?” domando.
Come sta?
“Non dovrebbe essere niente di grave.” mi spiega Lai “… Ma la vogliono portare in ospedale per degli accertamenti.”
“Andiamo.” non se lo fanno ripetere e così utilizziamo una macchina che gli organizzatori del campionato ci mettono a disposizione per seguire l’ambulanza e giungere con lei in ospedale. Lì siamo costretti ad attendere in corridoio che facciano tutte le verifiche del caso prima che ci permettano di vederla e, come abbiamo il permesso di entrare in stanza, la vediamo seduta sul letto, appoggiata con la schiena alla testiera.
“Sembri star meglio.” commento, notando il suo colorito decisamente migliore.
“Scusate se vi ho fatto preoccupare, ragazzi. Si è trattato solo di un calo di zuccheri.”
“Aspetta gli esiti degli esami, prima di dirlo.” la ammonisce il mio migliore amico, prima di iniziare una ramanzina sul fatto che gliel’aveva detto che non avrebbe dovuto scendere in campo. Mi scappa un sorriso nel vedere quanto si somiglino sotto questo punto di vista e, quando i referti sono pronti, veniamo raggiunti da una dottoressa che ci invita a lasciare la camera, così che possa parlare da sola con la paziente. Tuttavia Mao ci permette di restare, visto che non ha nulla da nasconderci, dandoci così modo di ascoltare quanto il medico ha da dire:
“Lei sta bene, i valori sono tutti nella norma.”
“Visto?” ci rimbecca, facendoci una linguaccia.
“Nonostante ciò…” prosegue la dottoressa, facendo del suo meglio per non mettersi a ridere “… Le sconsiglio vivamente di sottoporsi ad ulteriori sforzi. Se non per lei, almeno per suo figlio.” che?
“Cosa?!” esclama Lai, seguito a ruota dalla sorella:
“Ne è sicura?!”
“Le analisi lo confermano.” asserisce chi ne sa più di noi “… Ed anche le nausee che ha avvertito avrebbero dovuto essere un indizio per Lei.”
“Quindi io…” mormora la futura mamma, illuminandosi e poggiandosi una mano sul ventre.
“Dovresti dirlo a Qiang.” commento, sorridendo “… Ne sarà felice. Congratulazioni.” guardo il mio migliore amico, aggiungendo:
“Congratulazioni anche a te, zio!” sospiro, provocandolo:
“Anche se tu non è che abbia fatto molto!”
“Come sarebbe a dire?!” mi rimbecca “… Sono io che li ho presentati!”
“Sì, certo!” come se ce ne fosse stato bisogno, visto quant’è grande il nostro villaggio!
Eppure sembra che la preoccupazione principale di Mao sia un’altra:
“Ma io devo disputare la semifinale, domani!” e qui smetto di sorridere.
“Non parteciperai alla semifinale, domani!” ribatte immediatamente Lai “… Non hai sentito cos’ha detto la dottoressa?”
“Infatti.” gli dà man forte Gao “… Ci penserò io! Tu devi stare tranquilla!”
“Ma..!”
“Nessuno dei due disputerà la semifinale di domani.” mi intrometto, ponendo fine a tutto e lasciandoli di sasso.
“Cosa..?” mormora il futuro zio.
“Che stai dicendo, Rei?!” mi chiede anche la futura mamma.
Niente.
“Semplicemente quello che ho detto.” rispondo.
Mi rivolgo al medico, aggiungendo:
“Può lasciarci soli, per favore?” non ha nulla in contrario sebbene, prima di lasciare la stanza, si premuri di ricordare a Mao che dovrebbe evitare sforzi. Solo quando la porta è chiusa, ribadisco il concetto nella maniera a me più chiara possibile:
“Affronterò io Takao, domani.” non Mao, non Gao. Io.
“Ma, Rei..!”
“Mi dispiace, Mao.” la zittisco “… Ma ormai ho preso la mia decisione e non c’è niente che potreste dire per farmi cambiare idea.” abbasso lo sguardo sulle coperte, affermando:
“Sappiamo tutti che Takao è un avversario di un altro livello, rispetto a quelli affrontati fino a qui e, onestamente, dubito che sia alla vostra altezza.” non rispondono e questo mi dà l’opportunità di proseguire:
“Vi ringrazio davvero per quanto avete fatto per me.” mi sono stati vicino, mi hanno sopportato e supportato anche quando ho dato il peggio di me “… Ma Lai deve battere Daichi ed il beyblade di Gao non è abbastanza veloce per star dietro ai movimenti di Dragoon.” e, bey a parte, anche il loro livello di blader è differente.
Porto gli occhi in quelli dell’unica ragazza, proseguendo:
“Per te, invece, indipendentemente da tutto, il mondiale finisce qui.”
“Cosa?! Non puoi essere serio!”
“Invece lo sono.” e dovrebbe bastarle il mio sguardo per capirlo.
“Rei ha ragione, Mao.” mi appoggia Lai “… Tu ora hai qualcosa di molto più importante di cui preoccuparti.” esatto.
“Però… Io… Noi…” guarda Gao, sperando in un aiuto ma tutto quello che fa l’altro è scuotere la testa, dandoci ragione.
“Mao, forse non capisci una cosa…” ci riprovo nella speranza di farla completamente desistere spontaneamente, sedendomi sul letto per avere la sua completa attenzione “… Voi siete la mia squadra, i miei amici e la mia famiglia.” mi accorgo che le vengono gli occhi lucidi ma questo non mi impedisce di continuare:
“Capisco il vostro desiderio di portarmi in finale, davvero. E so anche che vi siete presi cura di me quando ne avevo bisogno e non solo.” le sorrido, terminando:
“È così strano che ora sia io, a volermi prendere cura di voi?” scuote la testa, mentre una lacrima le sfugge dagli occhi e, immaginando che non sia più necessario insistere, guardo tutti, ribadendo:
“Da qui in poi, ci penso io.” sarò io a portarli alla vittoria. Li ripagherò di tutto quanto hanno fatto per me.
Sposto la mia attenzione su Lai, il quale mi conferma, portandosi un pugno al petto:
“Ti guarderò le spalle.” poi su Gao che annuisce.
“Bene.” mormoro, alzandomi “… Sarà il caso che informi gli organizzatori che Mao sta bene e del nostro prossimo schieramento.” e, non essendoci altro da aggiungere, lascio la stanza, venendo fermato però in prossimità degli ascensori da un:
“Rei!” che conosco molto bene.
Infatti, voltandomi, non mi stupisco di trovarmi di fronte il mio migliore amico che prosegue:
“Grazie per quanto hai detto poco fa.”
“Non c’è niente per cui ringraziarmi.” rispondo con un sorriso “… Ho detto solo la verità.”
“Permettendo a Mao di farsi da parte senza ferire lei od il suo orgoglio di blader. Quindi, grazie.”
“E, di nuovo, non c’è niente per cui ringraziarmi.” e affinchè non mi dia meriti che non ho, lo metto al corrente, smettendo di sorridere:
“Non l’ho fatto solo per voi.” ma anche per me.
“Domani avresti affrontato tu Takao in ogni caso, vero?” mi domanda seriamente, centrando subito il dunque e senza mostrare dubbi a riguardo.
Non riesco a trattenere un sospiro.
“Lo sapevi?”
“Lo immaginavo.” mi conferma con un sorriso, facendomi cenno verso i divanetti lì vicino affinchè possiamo proseguire a parlare “… Da quando?”
“Da un po’.” ammetto, appoggiandomi poi con i gomiti alle ginocchia e rivelandogli quel che già sa o che almeno presuppone:
“Voglio essere io a sconfiggere Takao. Devo essere io.” devo farlo per loro, ma soprattutto per me. Per dimostrarmi di essere migliore di lui. Per dimostrare a Kai che si sbaglia e che quel se perderai non esiste. E che, avendo sconfitto Takao, allora dovrà temermi veramente. “… Ho bisogno di dimostrare a me stesso che posso battere sia Kai che Takao. Ho la sensazione che, se non sarò io a battere entrambi, non mi sarà sufficiente vincere il mondiale.” rimarrebbe il dubbio se sono effettivamente io il più forte ed io ho bisogno di sapere di esserlo. Kai deve saperlo. Non voglio rischiare di tornare a com’ero tre anni fa.
Mi passo le mani fra i capelli, proseguendo:
“Con questo non voglio dire che quanto vi ho detto poco fa fossero solo parole…” lo penso sul serio, ma…
“Nessuno di noi avrebbe messo in dubbio le tue parole, anche se ci avessi detto pure questa parte di verità.”
“Volevo evitare di mettervi nelle condizioni di dover fare di nuovo un passo indietro a causa mia.” la gravidanza di Mao è capitata a fagiolo.
So che, se mi fossi imposto, mi avrebbero assecondato.
“L’avremmo fatto, infatti.” mi conferma “… Ma, come hai detto tu stesso, siamo la tua squadra, i tuoi amici e la tua famiglia. Avremmo capito.” lo so.
“Devo dirlo loro?” accenna ad un sorriso e, alzandosi, si avvicina alle macchinette, prendendo qualcosa da bere.
“No, non credo che sia il caso. Quando ti vedranno vincere, capiranno anche loro che era la cosa giusta da fare.”
“Ne sei convinto?” annuisce.
“E dovresti esserlo anche tu.” mi guarda e, sorridendo maggiormente, cambia completamente argomento:
“Ora è meglio che vada, o Mao si chiederà dove sono andato a prendere da bere!” e strappandomi una risatina.
“Allora è meglio che vada anch’io.” mi alzo a mia volta, andando verso gli ascensori “… Tornerò appena ho finito.”
“Ti conviene tornare in albergo, invece!” ribatte, avviandosi “… Non penso ci fermeremo qui ancora a lungo!” meglio così!
Tuttavia, non riesco a lasciare del tutto l’ospedale, venendo chiamato una volta fuori, sempre in un modo a me estremamente familiare.
“Come sta Mao?” mi chiede Takao.
“Sta bene, è nella 512, se sei qui per questo.” annuisce, informandosi:
“Quindi anche tu stai bene?” annuisco “… Meno male, non mi sarebbe andato, domani, di incontrarti sapendoti non completamente concentrato sul nostro scontro.”
“Non preoccuparti, mi troverai pronto.”
“Meglio così, allora!” ridacchia e, correndo verso l’ingresso della struttura, mi saluta.
Questa volta, però, sono io a fermarlo e, mostrandogli il mio Driger, sono costretto a togliermi i capelli da davanti al viso a causa del vento che si è sollevato nell’avvisarlo:
“Secondo incontro! Ti aspetto.” sorride vittorioso, mostrandomi anche lui Dragoon, rispondendo:
“Puoi contarci!” sì.
E, dopo che avrò battuto te, batterò anche Kai. 

Continua….

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