Eyes on me (BB) – Capitolo VIII


**Kai**
“Siete in ritardo.” avviso il resto della squadra, senza nascondere la mia irritazione a riguardo, dirigendomi verso l’autobus “… Muovetevi.”
“Cominciamo bene…” commenta Boris che, per il suo bene, preferisco ignorare mentre Yuri, al contrario, mi fa notare:
“Non siamo in ritardo, sei solo tu che pensi di esserlo.” non è vero.
La cerimonia d’apertura comincerà fra un’ora… Se ne sono forse scordati?
Comunque sia mi viene dietro per primo, così da poter aggiungere, affinchè sia il solo al sentirlo:
“Se hai così tanta voglia di rivederlo, potevi…” porto i miei occhi su di lui, sfidandolo con lo sguardo a continuare, cosa che, in effetti, fa – e senza scomporsi minimamente, per giunta! -:
“Potevi andare da lui, anzichè attendere tre anni una possibilità che avrebbe anche potuto non arrivare.”
“Non dire assurdità.”
“Non lo sono.” ricambia il mio sguardo “… E, onestamente, se hai intenzione di fare così per tutta la durata del mondiale, posso già affermare che sono già stufo del tuo fingere di non sapere di che cosa sto parlando.”
“Ed io sono già stufo di starti a sentire.” ribatto, sottolineando le mie parole accelerando il passo per distanziarlo e prendendo posto in fondo al mezzo.
Per sua fortuna, non mi raggiunge e questo mi dà l’opportunità di restare da solo per tutta la durata del viaggio che ci separa dalla nostra meta, momento nel quale sono costretto a ricongiungermi a loro. Tuttavia, non mi pongo problemi e la mia prima tappa all’interno della struttura è il tabellone riportante i nominativi di tutte le squadre partecipanti, trovandovi esattamente chi cerco.
Stringo una mano a pugno.
Bene.
“Soddisfatto?” mi chiede Yuri, al quale rispondo:
“Sbaglio o ho detto che sono già stufo di starti a sentire?” mi allontano da loro ma questo non mi impedisce di lasciarmi sfuggire il commento sospirante di Boris:
“Sarà un lungo, luuungo mondiale… Era quasi meglio quando perdeva!” tks!
È chiaro che, se parla così, è perchè non si rende conto che potrebbe esserci una minaccia in più al titolo che dobbiamo difendere! Non ho intenzione di farmelo strappare dalle mani, dopo tutta la fatica che ho fatto per conquistarlo!
Cerco i nostri spogliatoi e lì vi entro, attendendo che il presentatore del torneo chiami a raccolta tutte le squadre, affinchè si preparino per la presentazione che si terrà da lì a dieci minuti. Solo allora mi ricongiungo agli altri della Neo Borg, andando con loro su quello che sarà il palcoscenico di questo torneo, senza riuscire a trattenermi dal far vagare gli occhi sugli altri presenti.
Sono Takao e Max i primi che riconosco che, dopo essermi venuti incontro, mi chiedono:
“Hai visto Rei?”
“Non ancora.” eppure c’è. Deve esserci.
“Noi quattro di nuovo uno contro l’altro…” prosegue il biondo “… Era da tanto che non accadeva, sembra di essere tornati indietro nel tempo.” in un certo senso è vero, ma…
“Verrai eliminato subito, se ci sfidi con questa convinzione.” lo avviso.
“Non ne ho alcuna intenzione!” risponde, sorridendo nel suo classico modo “… Aspetta solo di vedere il mio Draciel all’opera!”
“Non ti riconfermerai campione così facilmente, Kai.” mi sfida Takao.
È quello che penso anch’io. Tuttavia…
“Non ho intenzione di perdere.” asserisco.
Nè contro di loro nè contro nessun altro.
“Che vinca il migliore, dunque.” afferma, tendendomi la mano.
Gliela afferro, replicando:
“Ossia io.”
“Oh, insomma!” si intromette Max, evidentemente offeso “… Non fate come se io non avessi possibilità!” non ribatto, lasciando che sia il suo amico a farlo, distratto soprattutto da una ragazza che, a causa del colore dei suoi capelli, attira la mia attenzione: Mao.
Lascio la mano di Takao.
Sono arrivati, quindi.
Non perdo di vista la ragazza in questione, scelta che si rivela in parte azzeccata quando la vedo raggiungere suo fratello e l’altro componente della squadra, Gao.
Non tolgo loro gli occhi di dosso, riuscendo a scorgere l’ultimo componente della squadra solo quando il più grosso si sposta, permettendomi di vedere il capitano alle prese con, suppongo dal modo di fare di lei, una ramanzina da parte sua che però riceve come risposta un semplice sorriso. Un sorriso che io conosco molto bene.
Vorrei studiarne il proprietario ma la voce dell’altoparlante che ci invita a prendere posto affinchè la cerimonia inizi me lo impedisce, costringendomi quindi a tornare sui miei passi e seguire l’andamento del programma, mettendomi in fila con il resto della squadra, assistere ad un breve spettacolo e ad ascoltare la presentazione dei team partecipanti. Non mi perdo quella della “grande ricomparsa di quest’anno”, a detta del commentatore, il quale però non aggiunge dettagli, limitandosi a chiamare il loro nome ed invitandoli a fare un passo avanti, auspicando che “il loro livello si riveli quello a cui ci hanno abituati nelle passate edizioni”. Tuttavia, a causa della mia posizione, non riesco a scorgerli e quindi mi tocca aspettare il turno della “piccola dimostrazione di quel che ci aspetterà” per riconquistare il contatto visivo.
“Forza, andate.” ordina Yuri a Boris e Sergej, essendo giunto il momento per la nostra squadra “campione in carica” di scambiare qualche colpo “amichevole” con una delle altre partecipanti che stanno per sorteggiare.
“Aspettate.” dico, invece, ricevendo gli sguardi perplessi di chi dovrebbe scendere in campo.
“Guarda che i Bladebrakers non sono fra i papabili.” mi ricorda Sergej.
Come se non lo sapessi, visto quanto successo due anni fa, quando i colpi amichevoli si sono disputati fra noi e loro.
Tuttavia, attendo di sapere chi saranno i nostri opponenti e, trovandoli assolutamente di scarso livello, affermo:
“Potete andare.”
“Speravi uscisse lui?” mi chiede il rosso non appena soli, incrociando le braccia al petto.
E se anche fosse?
In fondo…
“Non abbiamo idea di come si siano evoluti.” quindi mi sembra logico e naturale voler studiare un probabile avversario.
Sospira, ripromettendosi fra sè e sè di non volerne sapere più nulla – questa volta veramente -, mentre gli sguardi dei presenti si catalizzano sul campo da gioco che compare, “di stile classico, essendo un incontro amichevole”. E, alla domanda del presentatore se siamo tutti pronti per cominciare, posso rispondere con assoluta certezza: no. Perchè qualcuno è troppo impegnato a sedersi per terra, stropicciandosi gli occhi, per volgere lo sguardo su quanto sta accadendo. Per volgere lo sguardo su ciò che sempre osservava di solito. Per volgere lo sguardo su me.
“Che noia…” si lascia scappare Yuri, riferendosi – almeno spero per lui – alla pantomima di match che si sta disputando.
Dal canto mio, proseguo col mio studio, cercando di capire quanto altro di diverso ci sia in lui, a parte quest’atteggiamento che proprio non mi piace. Non mi piace per niente.
Eppure, almeno fisicamente, sembra rimasto il solito Rei.
Non che creda lo stesso anche del suo Driger…
Assottiglio gli occhi.
Se fa così, significa che si crede forte. Incredibilmente forte. Il più forte.
E, se questo da un lato avvalora la mia convinzione che stia nascondendo qualcosa, dall’altra mi convince più che mai a volergli dimostrare che non gli conviene sottovalutarmi.
Batterò anche lui e allora lui…
“La squadra vincitrice è quella russa!” esclama il presentatore, non cogliendomi affatto di sorpresa e, lasciandosi andare a qualche stupido commento su quanto anche quest’anno si prospetti “un mondiale emozionante e ricco di scontri incredibili”, pone fine a questa insulsa cerimonia, invitando tutti a ritornare domani.
“Possiamo andare?” domanda Yuri, una volta che gli altri due ci raggiungono, mentre il soggetto del mio sguardo, ora alle prese con Max e Takao, non cambia.
“Se vuoi andare…” prosegue Sergej che, capisco solo in un secondo momento, sta parlando con me “… Ti aspettiamo. Oppure ci vediamo direttamente in albergo.” andare? E dove?
Proprio per questo mi volto e, dirigendomi verso l’uscita del palazzetto, affermo:
“Torniamo.” non mi interessa una conversazione monopolizzata dal giapponese.
Voglio che torni a rivolgere il suo sguardo a me. E, possibilmente, a me soltanto. 

Continua…

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