Le conseguenze delle mie scelte – IV Capitolo


*-* Atobe *-*
“Ti dai una mossa?” sibilo, lanciando una fulminata ad Oshitari che non pare intenzionato a sbrigarsi.
“Siamo nervosetti, eh.” commenta, leggermente ironico e con un sorrisino a cui rispondo con un’altra occhiataccia.
Lui non lo sarebbe?
E comunque non sono ‘nervoso’. Sono letteralmente infuriato e se non vuole essere lui la prima vittima della mia ira, gli conviene veramente muoversi!
“Datti una mossa!” sbotto, al limite della pazienza “.. Ti ricordo che sei stato tu a voler venire con me!”
“Calma, calma. Mi sono offerto di accompagnarti per evitare che *tu* ti metta nei casini più del necessario.” lo studio per qualche secondo, fino a quando ammette:
“E poi vorrei tanto vedere la scena!” gli basta uno sguardo per capire quello che deve fare e, per fortuna, finalmente accelera il passo, così da arrivare alla nostra meta in un orario accettabile.
Bene. E adesso, vediamo di farla finita.
Mi avvio abbastanza deciso lungo i corridoi, verso la mia meta più che chiara, senza curarmi di essere seguito o meno e, quando la raggiungo, non ci metto molto a mettere a fuoco il mio obiettivo.
Tuttavia, pare non notarmi, dettaglio che mi irrita maggiormente e, ignorando i suoi compagni di classe che man mano si zittiscono, lo raggiungo, fermandomi praticamente di fronte a lui.
Ancora, non mi degna della sua attenzione e non riesco a mascherare completamente la mia rabbia quando lo metto al corrente della mia presenza, tirando un calcio al suo banco, che si muove giusto di quei pochi centimetri per finire contro il muro, facendo sobbalzare il suo proprietario che, finalmente, mi guarda.
Pare sorpreso di vedermi ma, prima che possa in alcun modo dire qualcosa che sicuramente mi urterà maggiormente, lo anticipo, informandolo:
“La prossima volta che hai intenzione di dire qualcosa che ferirà il *mio* ragazzo, abbi il coraggio di farlo in *mia* presenza.” mi guarda confuso per qualche istante, prima di capire a cosa mi riferisco e assumere di conseguenza un’espressione decisa nel ribattere:
“Non credo che questi siano affari tuoi.”
“Oh, invece lo sono.” Fuji è esattamente affar mio! Più che suo!
“La cosa non ti riguarda, non intrometterti.” intromettermi?
“Sei tu quello che non doveva intromettersi.” assottiglia leggermente gli occhi, alzandosi per fronteggiarmi meglio e, incurante delle persone attorno a noi che ci stanno osservando, ribatte:
“Lui doveva mettersi con me.” a questo non mi freno, rispondendo irritato:
“E chi l’ha deciso? Tu, come sempre? E lui che ne pensava?” non replica, dando conferma alle mie supposizioni.
“Se pensi di conoscerlo così bene, ti consiglio di rivedere le tue convinzioni.” riprendo, davvero scocciato.
“Se tu non ti fossi messo in mezzo, al mio ritorno noi..!”
“Al tuo ritorno?” lo interrompo “.. E cosa pretendevi che facesse? Aspettarti senza sapere quando saresti tornato senza neanche avere la certezza del dopo? Gli avevi almeno accennato qualcosa?”
“Non credevo ce ne fosse bisogno.” ribatte, a voce bassa ma decisa “.. Evidentemente mi sbagliavo.”
“Su questo siamo d’accordo.” attendo qualche secondo, così che possa focalizzare meglio le parole con cui concludo:
“Ti avviso: feriscilo un’altra volta e non te la faccio passare liscia.” non risponde, limitando a sfidarmi con lo sguardo.
Se crede di incutermi timore, si sbaglia di grosso. Non ho paura, tanto meno di lui.** Fuji **
Sospiro, allungandomi sul mio banco e chiudendo gli occhi, nel tentativo inutile di allontanare da me quel senso di nausea che mi sta accompagnando da stamattina.
Non voglio andare al club.
Non è ancora cominciata la prima ora, ma già non voglio andare al club.
Vengo distratto dai miei pensieri da un brusio piuttosto fastidioso proveniente dal corridoio e, indispettito da ciò, borbotto:
“Si può sapere che perchè fanno tutto questo chiasso?” avverto il mio migliore amico accennare ad una risatina, mentre azzarda:
“Forse sta passando Oishi per venire a vedere come stai.” già.. Ci manca solo un incontro con il vice-capitano e il suo seguito di adoratrici.
Non sono proprio in vena..
Mi riprendo quando sento un’altra voce interrompere i miei pensieri, che non è quella del vice-capitano, ma nemmeno quella di nessun altro membro del club di tennis. O per meglio dire: di nessuno studente di questa scuola.
“Buon giorno.” sollevo leggermente il capo, mentre Eiji si lascia sfuggire un miagolio di sorpresa ed è lui a domandare ad un Oshitari sorridente sulla soglia della nostra classe:
“E tu che ci fai qui?” sorride leggermente di pù, raggiungendoci e, sedendosi sulla sedia davanti a me, spiega:
“Accompagnavo un amico e ho pensato di passare a salutare il mio dolce e prezioso ragazzo.” infine mi guarda, concludendo:
“Ciao, Fuji.” c.. Che..?
Riesco a rispondere con un “ciao” a malapena bisbigliato, quasi coperto dalla voce del mio vicino che fa notare al nuovo arrivato:
“Quello è il mio posto!” non ottiene replica, se non un sorriso che a parer mio non vuol dire nulla, poi l’attenzione del genio della scuola nostra rivale torna su di me.
“Non fare quella faccia sorpresa, dai!” mi riprende, divertito “.. Un Re ha sempre un servitore, specialmente quando corre in soccorso della sua bella Principessa.” cos..?
Ci metto un po’ ad interpretare la sua affermazione e, quando ciò avviene, non posso fare a meno di spalancare gli occhi.
A.. Atobe è..?
Ne ho la conferma quando sorride ancora e, con un velo di malizia, prosegue:
“Non credo debba spiegarti cosa lo ha spinto a venir qui. Nè dove sia in questo momento.” lui..
Non ci posso credere. Non ci voglio credere!
Non sarà da..?!
“Esatto.” quello è pazzo!
Vengo distratto dal sospiro plateale del ragazzo di fronte a me, che conclude:
“Deve essere una scena divertente a cui assistere, non lo credi anche tu?” no!
“Si può sapere di che diavolo stai parlando?” borbotta Eiji, avvicinandosi al mio banco, con un’espressione per metà indispettita e per metà curiosa.
Non gli do tempo di rispondere e, alzandomi, guardo il mio migliore amico, dicendogli un semplice:
“Andiamo.” che lo manda maggiormente in confusione.
“Eh? Dove?” non rispondo, avviandomi verso la porta, seguito immediatamente dal rosso e, con passo più controllato, anche da Oshitari.
“Fujiko! Spiegami che sta succedendo!!” ignoro le proteste che giungono alle mie orecchie, preferendo prendermela con il più alto, a cui chiedo:
“Si può sapere perchè non gli hai impedito di venire qui?”
“Avrei dovuto?” che domande!
“Certo!”
“Perchè?” perchè?
E lo chiede?
Se lo scoprissero, cosa che sicuramente accadrà, visto che nella nostra scuola la loro divisa non passa certo inosservata, ci saranno delle conseguenze e se queste dovessero ripercuotersi su di lui, io..! Io..! Non glielo perdonerei mai!
“Non poteva rimanere impassibile, dopo quello che è successo.” dopo quello che..?
Si riferisce a.. Ieri?
Beh, certo, a cos’altro potrebbe riferirsi? Però.. Io credevo.. Temevo.. Che la sua rabbia si sarebbe sfogata su di me, non su..
Arriviamo nei pressi della classe di Tezuka, al cui esterno si è già formata una discreta folla di curiosi, ognuno con la propria teoria su quanto sta accadendo.
Perfetto! Ci manca solo l’arrivo di un insegnante!
Riesco a sgusciare tra le persone, arrivando più o meno nelle vicinanze della porta, quel che mi consente di riuscire a sbirciare all’interno e avere così conferma di quanto detto da Oshitari nella nostra classe.
Atobe..
“Maledizione..” mormoro, venendo sentito solo dal mio migliore amico e da Oshitari che, leggermente diverito, commenta:
“Non dirmi che non ci credevi.”
“…” non volevo crederci, è diverso.
“Potevi aspettartelo. O hai ancora dubbi su come potrebbe reagire, se qualcuno ti ferisce e lui non può proteggerti?” no, non ho dubbi..
Ma non credevo che per lui fosse così importante da venire addirittura nella mia scuola per.. Per?
Per mettersi nei casini!
Faccio per muovere un passo nella loro direzione per intervenire e, magare, cercare di calmarli, ma prima di potercela fare, è Atobe che aggiunge qualcosa in direzione di Tezuka, per poi voltarsi e dirigersi verso l’uscita.
Mi vede e i nostri sguardi si incrociano un istante solamente, prima che mi passi accanto, senza dirmi una parola, ma sfiorandomi appena una mano, senza farsi vedere.
“Andiamo.” ordina poi in direzione del suo compagno di scuola che, accennando ad un sorriso, sospira arreso, sapendo di non poter fare diversamente.
Tuttavia, si volta a guardarmi e, sorridendo, mi fa l’occhiolino, congendandosi con un semplice:
“Ci vediamo.”
“Esibizionista.” borbotta sottovoce Eiji, alle mie spalle, mentre io sono troppo pietrificato per reagire.
Quei due.. Non sono per niente normali!
“Andiamo, Fujiko!” prosegue, offeso, prima di prendermi per mano e prendere la via per la nostra aula “.. Non perdiamo tempo con questi e torniamo in classe! Tra non molto cominceranno le lezioni!” non mi oppongo, sebbene mi appunti mentalmente di chiedergli il motivo di tanta risolutezza.
Lancio per un breve istante un’occhiata in direzione di Tezuka, che a sua volta guarda verso di noi, con il risultato che i nostri occhi si incrociano.
Io.. Credo che sia il caso di fare due parole, alla prima occasione..

Mi ridesto al suono dell’ultima campanella, a cui sussegue poco dopo la voce del mio migliore amico che commenta:
“È ora.” lo guardo, trattenendomi dal sorridere e dal fargli notare che, dei due, dovrei essere io quello che dovrebbe aver paura di incontrare Tezuka. Mi limito unicamente a radunare le mie cose e, accennando ad un sorriso, lo incoraggio con un cenno del capo:
“Andiamo.”
“Nyaa!” così facciamo e, nonostante le nostre presupposizioni, il nostro capitano si rivela più tranquillo di quanto non credessimo.
Mi faccio coraggio, avvicinandolo poco prima della fine degli allenamenti, per chiedergli:
“Possiamo parlare?” mi studia in silenzio una manciata di istanti, con quel suo tipico sguardo che ha quando mi legge dentro e, poco dopo, mormora un semplice:
“Sì.” quasi impassibile.
Faccio un respiro profondo.
Ce la posso fare.
Ci allontaniamo di poco dai campi, quel che consente a lui di tenere d’occhio la squadra ma anche sufficientemente lontano da orecchie indiscrete.
“Allora?” mi faccio coraggio, buttandomi:
“Non ti chiederò scusa per il comportamento di Atobe.” perchè farlo significherebbe essermi vergognato di lui e questa è proprio l’ultima cosa che sono.
Io sono davvero colpito dalla passione che per l’ennesima volta ha dimostrato di avere per me.
E questa volta, tocca a me.
Ignoro lo sguardo glaciale con cui mi guarda, che si vela di sorpresa per un istante quando affermo:
“Io lo amo. E lo amo sul serio.” poi torna immediatamente quello di sempre, sebbene intraveda qualcosa di diverso quando domanda:
“Davvero?”
“Davvero.”
“Perchè?” e come spiegarlo..
“Per tanti motivi.” e forse, il maggiore di tutti è che mi è stato accanto in un momento per me difficile.
E anche se sono stato io il primo ad accusarlo di essere un approfittatore, ora tutto questo non ha più importanza.
Importa solo quello che percepisco che prova per me, ogni volta che siamo insieme.
La sua gelosia.. La sua possessività.. E anche la sua cocciutaggine.
“E non cambierò idea.” lo avviso, serio.
Mi guarda di nuovo arrabbiato, sibilando:
“Sbagli.”
“Non importa.” se davvero sto commettendo un errore, beh.. Ben venga, ne pagherò le conseguenze e ne trarrò qualche insegnamento, ma fino a quando non me ne accorgerò da solo voglio continuare a sbagliare.
“Lui non è adatto a te.” questa volta è il mio turno di cominciare ad arrabbiarmi e replicare, irritato:
“Perchè?” perchè non è lui?
È la stessa risposta che trovo nei suoi occhi, ma che decido di ignorare, insistendo:
“Perchè è arrogante? Altezzoso? Egocentrico e viziato? Non mi interessa! È dolce e premuroso e..! E geloso!” tanto geloso! “.. È fatto così e anche se non mi capisce solamente con uno sguardo, ci prova! A volte sbaglia, ma cerca sempre di fare quello che crede sia meglio per me! E quando sbaglia.. Trova sempre un modo per rimediare.” e non ha paura di perdermi perchè non ha intenzione di lasciare il mio fianco.
“E a te va bene così?”
“Sì.” Tezuka era la persona con cui sentivo di poter scalare una montagna.
Ma ora quella montagna voglio scalarla con Atobe.
Perchè se dovessi incespicare, so che se gli chiedessi una mano, lui lo farebbe. E non mi sentirei inappropriato a farlo.
Mentre con Tezuka, cercherei sempre di essere al suo livello, per poter stare accanto a lui.
“Bene. Se questo è quello che avevi da dirmi, direi che abbiamo finito.” conclude, voltandosi e facendo per riavviarsi verso i campi.
“Tezuka!” lo fermo, correndogli dietro.
Smette di camminare e, guardandomi da sopra una spalla, rimane in silenzio, attesa che sia io a proseguire.
Non ho il coraggio di farlo subito, con la conseguenza che trascorriamo qualche attimo senza parlare.
“Noi..” mormoro, interrompendomi subito dopo, non trovando le parole.
Eppure, capisce esattamente la mia domanda e, girandosi completamente nella mia direzione, torna di nuovo vicino a me, troppo vicino a me, tanto da riuscire a prendermi il mento tra le dita e incatenare lo sguardo al mio quando sussurra:
“Non sono felice per te e non sarò felice per te. Il nostro rapporto non tornerà come prima. E quanto a noi.. Non intendendo lasciarti a lui.” non riesco a replicare, avendo inuito perfettamente il significato delle sue parole ma, per fortuna, non si spinge oltre, lasciandomi andare e tornando ai campi.
Mi lascio cadere a terra, leggermente confuso dalla piega che questa situazione ha preso.
Quelle parole da lui non le accetto!
Mi rialzo immediatamente, seguendolo e raggiungendolo prima che sia troppo tardi.
“Questo tuo modo di fare non mi piace per niente.” lo rimbecco, piazzandomi davanti a lui “.. Perchè devi sempre decidere tu per entrambi?” se le altre volte poteva andarmi bene, questa volta no!
Lui per me è importante ed io non voglio perderlo per un motivo così..! Stupido!
Riduce la distanza che ci separa, portando il viso vicino al mio per domandarmi:
“Hai capito quello che ti ho detto?” c.. Che domande!
“Certo che l’ho capito. E non starmi così vicino.” mormoro, indietreggiando di un paio di passi.
Peccato che anche lui avanzi, con il risultato che la distanza tra di noi rimane pressochè la stessa.
“Tezuka, tu.. Sei ancora importante per me. E non sceglierò tra te e Atobe.”
“Non puoi avere entrambi.”
“Chi lo dice?” lo interrompo, non volendo ascoltarlo “.. Questa volta non ti permetterò di scappare da me.” resta sorpreso ed io approfitto di questo suo momento di smarrimento per voltarmi e andarmene, raggiungendo gli spogliatoi per cambiarmi.
E adesso, ho ancora una cosa da fare..

continua…

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