Le conseguenze delle mie scelte – Capitolo II


“Co.. Come è andata?” mormora Eiji, decisamente titubante e appoggiandosi leggermente al mio banco.
“Perchè me lo chiedi con quel tono?” non è da lui!
“Co.. Così..” replica, convincendomi davvero poco.
Infatti, lo studio solo per qualche secondo ma, non capendo dove voglia arrivare, posso solo rispondergli un semplice:
“Bene.” che lascia trapelare il fatto che non dovrebbe avere dubbi. Tutti i miei incontri con Atobe, che siano di nascosto oppure no, vanno sempre bene.
“E.. Non gli hai detto niente?” è quello il suo problema?
Mi metto leggermente a ridere, ammettendo:
“Sì.”
“E..?”
“Niente!” lo rassicuro, allegramente “.. Ha reagito esattamente come pensavo avrebbe fatto! E come credo che anche tu ti aspettassi.” sospira, lasciandosi andare ad un lamento e appoggiando la testa alle braccia, sul mio banco.
“Lo sapevo!” ridacchio nuovamente e, accarezzandogli brevemente i capelli, riprendo:
“Non preoccuparti, Eiji. Non ce l’ha con te.”
“Questo lo credi tu..”
“È la verità.” lo tranquillizzo, sfoderando il migliore dei miei sorrisi per fargli capire di aver fiducia in me.
Atobe non lo odia e non ce l’ha con lui. Semplicemente, è geloso!
Mi guarda ancora con un musino leggermente preoccupato, prima di cambiare argomento e chiedermi:
“Vi vedete anche questo sabato?” annuisco, raccontandogli:
“C’è un film che vorrei vedere e ha deciso di accompagnarmi. Poi credo che andremo a bere qualcosa, per parlare un po’.”
“Presumo nella solita gelateria.” annuisco, senza stupirmi particolarmente di come abbia già intuito i nostri programmi.
Riflette qualche istante, ma non ha il tempo di replicare, anticipato dall’ingresso del professore, che lo costringe a raggiungere il suo posto.
Lo fa, approfittandone per dirmi:
“Sai, ho sentito che questo week-end il cinema verrà preso d’assalto da un sacco di persone. Sarà davvero un inferno, girare là dentro.” lo guardo, rimanendo sorpreso quando, ricambiando il mio sguardo, conclude:
“E in quella gelateria, sembra che siano stati avvistati dei topi.” to..?
Capisco immediatamente il senso delle sue parole e, sorridendogli, sussurro:
“Grazie.”
“E di cosa? Ho solo detto le cose come stanno.” sorrido leggermente di più, specialmente quando anche lui fa altrettanto, appena prima di essere costretti entrambi a concentrarci sulle lezioni.
Le sue parole, però, rimangono ben fisse nella mia mente e approfitto immediatamente della prima occasione per chiamare il mio ragazzo, con il risultato che sabato, al posto di andare al cinema come i nostri programmi, ci ritroviamo dalla parte opposta della città.
“Spiegami un po’ perchè sono dovuto venire fin qui.” borbotta, portando una mano sul fianco, in quella classica posa che assume quando qualcosa lo irrita.
Accenno ad un sorriso per cercare di alleggerire l’atmosfera e, approfittando del fatto che non ci sia nessuno, mi appoggio al suo braccio, stringendolo appena e mormorando un po’ incerto:
“Ho.. Ho semplicemente cambiato idea riguardo a quel film..” mi fissa in silenzio un paio di secondi, prima di domandare, scettico:
“E non bastava semplicemente non andare al cinema?” non riesco a rispondere per qualche istante e, non sapendo come spiegarglielo, mi limito a replicare:
“No.” appena prima di sporgermi appena nella sua direzione affinchè mi baci.
Non lo fa e, quando torno a guardarlo, non mi sorprendo di vederlo con un’espressione leggermente accigliata, con la quale mi fa capire che questa volta non funziona e che è meglio per me se mi decido a dirgli la verità.
Proprio per questo sospiro, allontanandomi da lui per confessargli con un po’ di timore:
“Diciamo che Eiji mi ha fatto capire i programmi dei nostri compagni di club per oggi e ho pensato che..” farsi vedere in giro non sarebbe stato il caso, nè per me nè per lui.
“Che fosse meglio evitare di essere visti insieme, giusto?” conclude al posto mio, leggermente irritato.
Cerco di non farci caso e, dopo aver riflettuto per un po’, riesco a trovare cosa replicare:
“Non volevo crearti problemi.”
“Crearmi problemi?” ripete, alzando un sopracciglio per niente convinto “.. Ti ricordo che a *me* non dà alcun problema la *nostra* storia! E non mi darebbe alcun problema, se *qualcuno* venisse a scoprirlo!” cos..?
Non riesco a ribattere, troppo confuso dalla sua reazione.
Non è la prima volta che abbiamo una discussione simile, ma.. Non è da lui arrabbiarsi in questo modo.
“Atobe..”
“Hai intenzione di dirglielo?” mi interrompe, lasciandomi di sasso.
D.. Dirglielo?
“I.. Io..” credo che gli basti la mia titubanza per capire da solo la risposta e, prima che possa difendermi, riprendere:
“Qual è il problema? Non dovresti essere più innamorato di lui o sbaglio?” ma..
“Q.. Questo cosa c’entra?”
“Per quanto ancora hai intenzione di nasconderti da lui? Sarebbe anche ora che tu lo affrontassi!”
“Questi..” non sono..
“Non sono affari che mi riguardano?” sì.
Cioè, no. È solo che..
“Sei ancora innamorato di lui?” non riesco a rispondere.
Io..
“Me ne vado.” afferma, prima di voltarsi e andarsene davvero, senza darmi la possibilità di spiegargli.
“Atobe, aspetta!” ci provo, muovendo un passo per seguirlo ma, percependo chiaramente la sua più che decisa intenzione a non voltarsi e non avendo voglia di litigare con lui dove possano sentirci tutti, desisto immediatamente, limitandomi a guardarlo lasciare sul serio la stazione.
Sospiro interiormente, passandomi una mano tra i capelli.
Vorrei sapere che gli è preso, anche se la risposta è più che scontata.
Ma io non sono ancora pronto. Ho bisogno di un po’ più di tempo.
E credevo che questo lo avesse capito e accettato!
Maledizione!
Ho ben poco da fare, se non tornare a casa a mia volta, chiudendomi in camera per lasciarmi cadere sul letto, con lo sguardo fisso sul soffitto a pensare.
Temo che abbia ragione.. Eppure..
Mi volto su un lato, abbracciando il cuscino e prendendo il cellulare, fissandone lo schermo.
Vorrei chiamarlo. Ma era così arrabbiato che.. Che non ne risolverei niente..
Sospiro di nuovo.
Forse è meglio aspettare qualche giorno che gli passi.
Poi lo chiamerò e, magari, comincerò a valutare l’idea di fare qualcosa..”Che brutta faccia..” commenta Eiji, sporgendosi leggermente di più nella mia direzione per studiarmi meglio “.. È successo qualcosa?”
“Abbiamo litigato.” ammetto, con un sospiro sconsolato.
“Eh?! Perchè?” perchè?
Perchè sono uno stupido, ecco perchè! Perchè ho paura di affrontare la realtà da solo e questo finisce con il ferire anche lui!
“Abbiamo..” comincio, ma non sapendo molto bene come proseguire, devo prendermi diversi secondi, prima di riuscire a concludere:
“Abbiamo avuto uno scostamento di vedute..”
“Eh? Ma.. Farete pace, vero?” accenno ad un sorriso, mormorando:
“Certo..” o almeno.. Lo spero..
Cerco di cambiare argomento e, indicandolo con un cenno del capo, gli chiedo:
“Tu, piuttosto, che hai fatto in viso?” capisce immediatamente che mi riferisco al livido che ha sotto l’occhio e, assumedo un’espressione indispettita, borbotta:
“Ah, lascia perdere!”
“Ma stai bene?” annuisce deciso, insistendo:
“Ti racconterò! Pensa piuttosto a far pace con il tuo ragazzo!”
“Sì..” è il mio pensiero principale..
Tuttavia, trascorrono un paio di giorni, prima che io riesca a trovare il coraggio per chiamarlo ma, quando finalmente si decide a rispondermi, l’inizio non è sicuramente dei più promettenti:
“Dovresti fare attenzione a come e quando mi chiami. Qualcuno potrebbe sentirti.” non riesco a controbattere, riuscendo solo a rimanere in silenzio e a rannicchiarmi sul letto per avvolgermi le ginocchia con il braccio libero, già pentito di aver chiamato.
Se avessi saputo che mi avrebbe risposto così, avrei evitato almeno questa batosta..
Credo che si renda conto anche lui di quanto ci sia rimasto male, dato che, dopo aver sospirato, mi chiede un po’ meno bruscamente:
“Cosa c’è?” indugio ancora qualche secondo, prima di riuscire a mormorare un flebile:
“Ne possiamo parlare?”
“Di cosa?” sospiro interiormente e, avendo intuito che davvero non ha capito a cosa mi riferisco di preciso ma non avendo il coraggio di ammetterlo nemmeno con lui, bisbiglio:
“Lo sai..” gli basta per capire e non mi sorprendo di ricevere in risposta diversi secondi di silenzio, prima che parli di nuovo, chiedendomi:
“Domani sera va bene?” domani?
Non possiamo fare prima?
Vorrei chiederglielo ma, conscio di quanto sia tardi, mi faccio andar bene, senza stupirmi nemmeno quando è lui a decidere il posto, nei pressi di casa mia.
Ci salutiamo e, una volta di nuovo con gli occhi sul telefono, sospiro, lasciandomi ricadere di lato ad occhi chiusi, stanco e per nulla contento.
Voglio solo che domani passi in fretta..

Continua..

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