Buon Natale (D’espairsRay) – Capitolo unico


Che freddo!!
Mi stringo nel cappotto, affondando maggiormente nella sciarpa e lasciando che sia il mio vicino a pronunciare ad alta voce i miei stessi pensieri: che freddo!!
E, approfittando che sia stato lui a parlare, mi permetto di rimbeccarlo:
“Sei tu che hai voluto uscire dicendo che sei in ritardo con i regali di Natale.” fosse stato per me, sarei rimasto a casa, sotto il kotatsu, a mangiare mandarini, pensando all’ultimo dell’anno.
“Hai ragione.” ammette “.. Ma non mi sono venute in mente altre scuse per convincerti ad uscire.” lo guardo di sottecchi, informandomi:
“Che vuoi dire?”
“Che giorno è oggi?” sospiro interiormente, replicando pazientemente:
“La vigilia di Natale.” lo so, senza bisogno di sentire tutto il freddo, vedere le decorazioni ovunque, passeggiare per le strade illuminate o rispondere alle sue domande. E vorrei fargli notare che il nostro anniversario è domani, non oggi..
“Esatto! E Natale non ti fa venire voglia di tornare bambino?” bambino?
“Direi proprio di no.” replico, senza grandi dubbi.
Sembra restarne sorpreso, costringendomi di conseguenza a spiegargli, approfittando del freddo per nascondermi più che posso nella giacca:
“Tornare bambino significherebbe..” non conoscerlo ancora e “.. Dover ancora crescere, maturare e..” mettermi con lui e “.. Raggiungere una certa stabilità.” trovare l’equilibrio perfetto nella nostra relazione “.. E, sinceramente, sto bene così come sto.” nonostante il freddo, accanto a lui.
Percepisco perfettamente come sorrida, appena prima di chiedermi:
“Sei felice?”
“Adesso?” scrolla le spalle, replicando:
“Adesso e in generale.” non ho bisogno di molto tempo per riflettere sulla risposta:
“Sì. Adesso e in generale.” perchè sono con lui “.. Dovresti anche sapere il perchè.”
“Per me?” cerco di affondare ancor di più nei miei indumenti e, proprio perchè so che non ha bisogno che lo dica a parole, replico:
“Sì.” lo sa e, anche se gli dicessi il contrario, saprebbe che non è vero. E, anche se mi imbarazza dirglielo apertamente, il fatto che conosca da solo la risposta mi aiuta ad aprirmi. In fondo, non è una confessione, non è niente di nuovo o niente che non sappia già. Quindi..
Avverto il suo braccio portarsi intorno alle mie spalle, in quel gesto familiare a metà tra affettuoso e amichevole, per poi indurmi a tornare indietro con un semplice:
“Allora possiamo tornare a casa.”
“Come?”
“Torniamo a casa! Non voglio che congeli!” non mi sembrava un grosso problema quando mi ha quasi costretto a uscire.. “.. Ora sono davvero a posto con i regali!”
“Ora?” gli faccio eco, lasciando ugualmente che mi conduca verso la stazione. Annuisce convinto, spiegandomi:
“Il giorno che ci siamo messi insieme, mi sono promesso e ti ho promesso che ti avrei dato la felicità. Se davvero ci sono riuscito, non ho davvero altri regali da prendere.”
“Sei voluto uscire per questo?” per cercare qualcosa che mi facesse felice?
Di nuovo annuisce senza dubbi ed io, sebbene una parte di me voglia dargli dello stupido, non nascondo un sorriso parziale, dopo il quale, però, mi fermo, incurante di essere in mezzo al marciapiede, mentre lui, al contrario di me, non accorgendosene, prosegue di qualche passo.
Lo fermo subito, con un semplice:
“Karyu..” che lo porta a voltarsi immediatamente nella mia direzione.
“Che c’è?”
“Per farmi felice.. Puoi fare una cosa.” scopro totalmente il viso, cercando di ignorare l’aria gelida che, immediatamente, lo avvolge.
“Qui?” annuisco, non essendo veramente un problema.
Si illumina, anche se cerca di non darlo a vedere, chiedendo:
“Davvero posso?”
“Sì.” vorrei davvero che lo facesse.
Sembra non volerselo far ripetere una seconda volta, coprendo rapidamente quella distanza di pochi passi che c’era tra noi e, chinandosi su di me, mi fa attendere qualche attimo solo, durante i quali sento il suo respiro caldo scaldarmi il volto, per annullare la distanza e, in quel modo dolce con il quale vorrei che mi baciasse per tutta la vita cancellando tutto ciò che esiste oltre a noi, appoggia le labbra alle mie, lasciando prolungare il contatto alcuni secondi.
Ed io mi sento felice.
Attendo che sia lui a sollevarsi appena e, riaprendo gli occhi per guardarlo, mormoro:
“Resta accanto a me.” ed io sarò felice.
“Non vuoi altro?” scuoto debolmente la testa, replicando anche a parole:
“No. Non voglio nient’altro.” sorride, schioccandomi di nuovo un bacio come quello di prima, per poi soffiare, rimanendo a pochi centimetri da me:
“Sei maledettamente adorabile.” sospira platealmente e, tornando dietro di me, mi sospinge in direzione della stazione, lamentandosi:
“È meglio che ti porti via, prima che attiri l’attenzione di qualcuno!” sospiro a mia volta, piuttosto pesantemente ma rassegnato a non controbattere, ben conoscendo lo scambio di battute che provocherei.
Mi limito unicamente a lasciare che continui a spingermi per qualche metro, prima di piegare leggermente la testa all’indietro per guardarlo e fargli semplicemente notare:
“Non hai bisogno di spingermi, conosco la strada. Piuttosto, vedi di deciderti a tornare qui.” accanto a me, dove voglio che cammini.
“Non ti perderai?” per poco non mi metto a ridere, facendogli notare:
“Sono più preoccupato che sia tu, quello che potrebbe perdersi.” ammicca appena, ammettendo in questo modo che ho ragione e, senza ulteriori indugi, mi accontenta, tornando a camminare accanto a me.
“Torniamo a casa, allora.” afferma, rimettendo le mani ben al caldo in tasca “.. Ho in mente ancora qualcosa, per domani.” non replico, nascondendo parte del volto nel cappotto per tornare a mia volta al riparo dal freddo, senza dare minimamente peso alle sue parole.
Non mi interessa cosa gli frulla in testa.
Nè per oggi, nè per domani.
Mi basta solo sapere che.. Saremo insieme.
Perchè lo sa che non c’è niente che possa farmi più felice di così.

** Fine **

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