San Valentino (KnB) – Capitolo unico


Io.
Odio.
Questo.
Giorno.
“Murasakibara-kun…”
“No.” rispondo netto a due mie compagne di classe, mordendo con un gesto deciso la mia barretta alla frutta “.. Arrangiatevi.”
“Non sai nemmeno cosa volevamo chiederti!” ribatte una, mentre entrambe arrossiscono.
Lancio loro una veloce occhiata e, scorgendo due pacchettini finemente decorati, li indico con un cenno del capo, domandando:
“Sono per me?”
“No, ma…” bene.
“Allora arrangiatevi.” non consegnerò al posto loro il cioccolato a Muro-chin. Se lo possono scordare!
“Ma..!” ci prova comunque l’altra “.. È il tuo migliore amico!” amico, certo…
Per lui, però!
“Lo vedi ogni giorno agli allenamenti!” continua quella “.. Cosa ti costa darglielo da parte nostra?!” niente, in effetti, ma…
“Scordatevelo.” Muro-chin non riceverà mai – ed intendo proprio mai – del cioccolato da parte di qualche ragazza su mia iniziativa.
Credo proprio che insisterebbero, se un:
“Atsushi!” non le precedesse e, riconoscendo immediatamente la voce, non posso trattenermi dal mordere di nuovo la barretta, se possibile in modo ancor più irritato.
Tks! Parli del diavolo…
Spingo la sedia all’indietro, così da lasciare il banco e raggiungere il mio compagno di squadra sulla porta che, sorridendo, mi chiede:
“Hai tempo qualche minuto?” annuisco e, dopo esserci allontanati di alcuni passi dall’aula, mi informa semplicemente che, se dovesse continuare a piovere in questo modo, è molto probabile che gli allenamenti del pomeriggio saltino, in quanto la palestra verrà utilizzata dal club di atletica leggera, alle prese questo fine settimana con il torneo della prefettura.
“Finalmente una buona notizia…” borbotto, facendolo leggermente ridere.
“Perchè? È successo qualcosa?”
“Lascia perdere.” replico nel medesimo modo.
Tanto non capirebbe…
Per sua fortuna, non insiste e, dopo avermi salutato, avvisandomi comunque di andare lo stesso al club per precauzione, si dirige verso la sua classe, mentre io faccio ritorno nella mia.
“Ti costava tanto darglielo?!” torna alla carica una delle due.
“Non rompere.” l’avviso, lasciandomi ricadere sulla sedia “.. In caso non l’avessi capito, sono di pessimo umore!”
“Beh!” ribatte quella “.. È proprio perchè fai così che nessuna ti regalerà mai del cioccolato!” la fulmino, ribattendo:
“Vuoi lasciarmi in pace oppure no?!” per sua fortuna, finalmente capisce il concetto e, dopo essersi irrigidita, se la dà a gambe, grazie al cielo insieme alla sua amica, ribadendo con lei che, sì, nessuna mi regalerà mai del cioccolato oggi, se reagisco così.
Ma chi diamine lo vuole, oggi, il cioccolato?!
C’è solo una persona dalla quale lo vorrei e…
Mi appoggio al banco, guardando la pioggia picchiare contro i vetri delle finestre.
E, maledizione! È talmente tonto che non me lo regalerà mai!
Tks… Stupido Muro-chin…
Quand’è che inizierà ad accorgersi dei miei sentimenti?

“Vi confermo che l’allenamento di oggi è sospeso.” esordisce Liu-chin, dopo aver atteso che tutti i membri del club giungessero nello spogliatoio “.. Per cui, potete tornare a casa oppure nel dormitorio.” un mormorio generare si solleva dai miei compagni di squadra, mormorio che viene sedato praticamente sul nascere da Muro-chin che, sorridendo, aggiunge:
“Tranquilli, ci rifaremo domani.” e riportando immediatamente il silenzio.
Già, perchè tutti sanno cosa succede quando parla di rifarsi domani.
Infatti non mi sorprendo nell’essere l’unico a protestare, con un:
“Eeeh? Ma io non ne ho voglia…” al quale mi risponde con il suo solito:
“Ne riparliamo domani.” ed a cui si sussegue Liu-chin:
“Come sempre…” dopo di che ci incita a disperderci, cosa che facciamo chi più e chi meno volentieri.
“Atsushi, aspetta.” mi ferma l’altro asso della squadra, prima che segua gli altri in corridoio.
“Hn? Che c’è?” se vuole già convincermi per domani, mi dispiace, ha sbagliato completamente giorno!
“Ho una cosa per te.” sospiro pesantemente.
Il solito articolo sul basket?
“Non lo voglio…” non mi interessa.
“Non sai nemmeno di cosa si tratta.” mi fa notare, senza nascondere quanto lo abbia divertito la mia reazione.
“Non credo…” e, a meno che non si tratti di cioccolato, posso ripetere con assoluta certezza che, no, non mi interessa.
Tuttavia, la cosa pare non importargli e, dopo aver aperto il proprio armadietto, ne tira fuori un piccolo sacchetto, un sacchetto che riconosco estremamente bene, dato che si tratta della mia pasticceria preferita.
P-per me? S-sul serio?
Avverto distintamente il cuore aumentare i battiti e, mentre cerco in tutti i modi una maniera per chiedergliene il motivo, senza sembrare uno che non aspetta altro, ci pensa lui a riportarmi bruscamente alla realtà, informandomi:
“È da parte di una mia compagna di classe, mi ha chiesto di dartelo perchè lei non ce l’avrebbe mai fatta.”
“E tu hai accettato?” domando, cercando di mascherare una certa irritazione.
“Perchè non avrei dovuto?” perchè?! “.. È il tuo preferito.”
“Non lo voglio!” non da lei!
Assume un’espressione perplessa e, prendendo la confezione dal sacchetto, la guarda, cercando una risposta al mio comportamento su essa.
Sì, è proprio tonto!
Infatti gliela rubo di mano, facendogli notare:
“Non si tratta di cioccolato ma da chi proviene!”
“Non pensavo fosse un problema.”
“Certo che lo è!” insomma! Dovrebbe vederla come una rivale ed invece..! Sembra quasi faccia il tifo per lei!
No, no, no! Aspettiamo un momento!
Non me lo sta regalando credendo che poi mi metterò con lei, vero?
“Perchè?” insiste, senza nascondere una certa confusione “.. È il tuo preferito e, a meno che tu le regali qualcosa al White Day, non…”
“Tu conosci il White Day?” lo interrompo, sconcertato, facendolo ridere.
“Ero qui l’anno scorso, non ricordi?” ci penso un istante, accorgendomi che in effetti era così “.. Ed è stata una delle prime cose che mi ha spiegato Fukui-senpai, dopo aver scoperto che una ragazza a San Valentino mi aveva regalato del cioccolato.”
“Quindi…” indago “.. Sai che, se lo accetto, non significa niente?” niente di niente?
Annuisce, spiegando il tutto con un semplice:
“È il tuo preferito, no?” guardo la confezione e mi basta aprire un angolino della carta per riconoscere la scatola al suo interno, portandomi ad annuire, non potendo negare l’evidenza.
Sospiro pesantemente, lasciandomi ricadere su una panchina e, mentre lui mi raggiunge, commenta:
“Pensavo ti avrebbe fatto piacere ricevere del cioccolato.”
“Dipende da chi…” borbotto, senza riuscire a frenarmi. Mi porge il sacchetto, così che possa mettere via la confezione e, sorridendo, stende le gambe, mormorando:
“Lo volevi da qualcuno in particolare?” annuisco, accorgendomi di questo gesto solamente nel sentirlo aggiungere fra sè e sè:
“Ah, allora anche al nostro asso non interessano solo gli snack!” mi irrigidisco “.. Chi l’avrebbe mai detto..!”
“Beh..” ribatto, guardando di lato e sentendo il volto più caldo del solito “.. Io non ci vedo nulla di strano!”
“Un po’ lo è, invece.” sussurra, appoggiandosi con la testa sulla mia spalla, in quel suo classico modo di quando si addormenta sulla via del ritorno dopo una partita particolarmente impegnativa.
Gli lancio una veloce occhiata, specialmente quando aggiunge:
“Avresti dovuto approfittarne, oggi.” sì, certo!
“E in che modo?” gli sfugge forse il fatto che sono una ragazzo?
Evidentemente sì, visto che mi fa notare, come se fosse ovvio:
“È San Valentino.” e con questo?
“Siamo in Giappone, Muro-chin!” gli ricordo “.. E, in Giappone, sono le ragazze a regalare il cioccolato!” non viceversa!
Ed i ragazzi, se interessati, ricambiano il giorno del White Day!
“Ma in America.. Succede anche il contrario..” come?
Mi faccio più attento, dettaglio che lui pare non notare, dal momento che, con gli occhi chiusi, bisbiglia:
“Non essendoci il White Day, si fa tutto il giorno di San Valentino, indipendentemente dal sesso.”
“E non potevi dirmelo prima?!”
“Se non me lo dici, come faccio a saperlo?” avrebbe dovuto intuirlo!
Tks! Come al solito è proprio tonto!
Porto gli occhi su di lui e, vedendo i suoi ancora chiusi, non posso fare a meno di domandarmi come reagirebbe se ora gli rivelassi quello che provo per lui.
Mi prenderebbe sul serio, oppure..?
Titubante, gli sposto un poco la frangia dalla fronte e, notando che non accenna a muoversi e che, anzi, ha le labbra un appena socchiuse, mi concentro maggiormento su di lui, rendendomi conto che si è addormentato sul serio. Sospiro sconsolato, visto che di nuovo la fortuna non vuole saperne di stare dalla mia parte e, non potendo fare altro, ripeto il gesto, attardandomi questa volta in una leggera carezza lungo il suo volto, con la quale avverto chiaramente la sua temperatura più alta del normale. Corrugo le sopracciglia e, per aver certezza delle mie supposizioni, appoggio il dorso della mano sulla fronte, sentendola scottare lievemente.
Ci mancava solo questa! Come diavolo pensa di rifarsi, domani, se non è nemmeno in grado di badare a qualche linea di febbre?
Sospiro di nuovo e, non potendo fare diversamente, mi volto, così da far passare un braccio dietro la sua schiena e, dopo averlo sollevato, portarlo nella sua stanza, a letto. Mi siedo a terra e, riportando una mano sulla sua fronte, cerco di capire quanto è grave, immaginando comunque che gli basterà una sana dormita per riprendersi, esattamente come al solito.
Non potendo quindi farmi avanti, prendo la scatola di cioccolatini che la sua compagna di classe mi ha regalato e, dopo averla scartata, la apro, cercandone due in particolare.
I suoi preferiti. Quelli che perfino lui sostiene essere buoni.
Come li individuo, li tolgo dalla composizione e, dopo aver steso un fazzoletto di carta sul suo comodino, li appoggio delicatamente su di esso. Poi torno a dare la mia attenzione a lui e, dopo avergli dato un bacio a fior di labbra, bisbiglio:
“Stupido… Accorgiti in fretta dei miei sentimenti.” altrimenti la scuola finirà senza che tu li sappia…
Infine metto via la scatola e me ne vado, lasciandolo riposare.

** Himuro **
Vengo svegliato dalla rumore di qualcuno che bussa e, infastidito, mugugno qualche verso senza senso, intanto che Liu sussurra, aprendo un poco nella stanza:
“Himuro..?”
“Che c’è?” domando, portandolo ad accendere la luce, ferendomi gli occhi.
“Stai meglio?” mi volto sulla schiena e sollevo le palpebre, accorgendomi solo in questo momento di essere nella mia stanza.
E come ci sono arrivato?
Mi volto a guardarlo, cercando in lui una risposta ma trovandola in due cioccolatini appoggiati sul mio comodino. Due cioccolatini che conosco molto e che so esattamente da quale scatola provengono.
Sorrido, rispondendo:
“Sì, sto meglio.” decisamente meglio.
E, anche se non è andata come programmato, ho ricevuto lo stesso la cioccolata che desideravo.

** Fine **

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