Ancora una volta – Capitolo unico


Vieni al parco.
Rimetto il cellulare in tasca dopo aver riletto per la terza volta quel messaggio, senza poter far a meno di sospirare e affondare con il viso nel collo della giacca.
Vieni al parco, dice lui!
È facile, no? Talmente facile che una spiegazione sarebbe stata troppo!
Chiudo gli occhi qualche attimo, continuando a camminare e, nel giro di pochi passi mi rassegno.
Cosa ci posso fare?
Lui è fatto così e io pure.
Lui mi affascina, sempre, e io, sempre, ne rimango affascinato. E, nonostante il mio impegno, non posso fare a meno di continuare ad ammirarlo.
Arrivo a destinazione e mi accorgo che è già lì a causa del rumore di una palla da basket che rimbalza, dettaglio che mi consente di individuare Aominecchi a pochi passi dal canestro.
Mi prendo alcuni secondi ad osservarlo mentre tira di nuovo, centrando ovviamente l’obiettivo senza toccare l’anello.
Che posso dire, se non stupefacente?
Tuttavia, anche se un lato di me vorrebbe rimanere a guardarlo, mi sforzo di far prevalere l’altro, quello che vorrebbe avvicinarsi e così faccio, informandolo:
“Che c’è?” si volta nella mia direzione e, leggermente colto di sorpresa, commenta:
“Sei arrivato.”
“Già.” mormoro, avvicinandomi “.. Allora.. Cosa c’è?” mi lancia la palla, con un semplice:
“Avevo voglia di giocare a basket.” ne rimango sorpreso.
Lui.. Davvero..?
“Avanti.” prosegue, mettendosi in posizione di difesa “.. Un uno contro uno.”
“Con me?”
“E con chi altri?” ribatte, come se avessi detto qualcosa di stupido.
Ed io non so cosa pensare. Nè cosa rispondere.
Tutto quello che mi viene in mente è un banale:
“Domani ho una partita.” che lo porta a sorridere e, prontamente, a replicare:
“Vorrà dire che ci andrò piano.” cos..?!
“Non intendevo quello!” esclamo, lanciandogli la palla che, naturalmente, afferra senza difficoltà, dandomi la possibilità di togliermi la giacca, buttarla accanto alla sua e tornare da lui, pronto a ricevere di nuovo la sfera, con la quale comincio a palleggiare.
“Una sola.” lo avviso, facendolo leggermente ridere.
E io mi fermo.
Qualche attimo solamente, poi scuoto mentalmente la testa e mi concentro su quello che devo fare, attendendo il momento giusto per scattare alla sua destra.
Non mi sorprendo di vederlo seguire perfettamente il mio movimento, ma non mi fermo, se non per cambiare direzione e provare a passare dalla parte opposta, trovandolo ancora lì.
Provo un tentativo di sfondamento, bloccandomi non appena, come secondo i miei piani, indietreggia, più di quanto io avanzi e, cogliendo al volo l’occasione, tiro.
Reagisce in fretta, ovviamente, come sempre, saltando e bloccando il mio lancio.
“Non male.” è il mio turno di sorridere e, scambiandoci di ruolo, replico:
“Che ti aspettavi?”
“Prova a fermarmi.” mi muovo per puro istinto un secondo dopo di lui, impedendogli di proseguire alla mia sinistra. O almeno quello era il mio obiettivo, dal momento che reagisce subito al mio blocco, proseguendo lungo la linea dei tre punti verso il fondo campo, per poi fermarsi qualche attimo ed infine scattare di nuovo avanti.
Posso solo indietreggiare, cercando con scarsi risultati di fermarlo e, sotto canestro, ferma la sua corsa.
E io so cosa vuol fare.
Salto, con lui, alzando un braccio tra lui e il canestro, forzando la mano contro la palla per impedirgli di schiacciare.
Non ottengo il mio obiettivo, ma lui sì, facendo punto e atterrando perfettamente in piedi, mentre io, vinto dal suo slancio, finisco a terra.
Ha vinto! Non è giusto!
“Ancora una volta!” protesto, facendolo sorridere con quell’aria di sfida con la quale mi fa capire che accetta la mia proposta.
Bene!
Mi alzo subito, prendendo la mia posizione e provando di nuovo a superarlo, questa volta riuscendoci e facendo canestro.
Non che la cosa lo disturbi, ovviamente, dato che quando è il suo turno, va a segno, iniziando uno scambio di canestri tra me e lui che, naturalmente, termina con la sua vittoria.
Non è giusto!
“Ancora una volta!” di nuovo, mi accontenta, generando un circolo vizioso per il quale lui continua a vincere, io continuo a chiedergli un’altra volta e lui continua ad accettare, per poi vincere e farmi ancora chiedere di riprendere il gioco.
Proseguiamo a lungo, tanto a lungo, al punto che al mio ennesimo:
“Ancora una volta!” ho le mani completamente congelate.
“Basta.” pone fine, questa volta, tendendomi tuttavia una mano per farmi rialzare “.. Domani hai una partita, ricordi?” ah, sì.. È vero.
“E poi..” prosegue, tirandomi in piedi “.. Hai le mani talmente fredde che dubito riusciresti a sentire la palla.” non posso negare e, rassegnandomi ad essere stato di nuovo sconfitto, lo seguo fino alle giacche, che teniamo in mano quando andiamo a sederci con la schiena contro il muro.
Lascio rotolare la palla accanto a me, mentre lui beve, prima di passarmi la bottiglia e rimanere in silenzio, situazione che perdura per alcuni minuti, fino a quando, stringendomi nelle braccia a causa dell’aria fredda che si sta alzando, domando:
“Come mai hai chiamato me?” proprio me e non qualcun altro?
Non risponde ma, prima che possa voltarmi a cercare ulteriori spiegazioni, sento qualcosa appoggiarsi alla mia spalla e, quando mi giro quel tanto che mi è concesso farlo, posso solo notare che si è addormentato.
Addormentato? Con la testa sulla mia spalla?
“Aominecchi!” lo riprendo “.. Che fai?”
“Sta’ zitto..” biascica, mezzo intontito, per poi tornare subito a dormire.
Ma che..?! E che diamine!
Eppure, non posso fare altro che sospirare e, mentre lui si sistema più comodamente sulla mia spalla e la giacca a mo’ di coperta, guardarlo.
Ascoltando il suo respiro leggero e.. Osservando la sua espressione rilassata, quella che non vedevo da un sacco di tempo, che volevo vedere e che.. Mi fa rassegnare a rimanere il più immobile possibile per non disturbarlo.
Porto gli occhi al cielo, ormai già scuro e non so nemmeno se darmi dello stupido o cosa.
Specialmente perchè.. Vorrei solo rimanere così.
Sospiro e, quando rabbrividisco, provo con qualche difficoltà a coprirmi come riesco con la mia giacca, per poi tendere con la testa di lato e appoggiarmi a mia volta a lui che, per tutta risposta, non fa una piega.
Tuttavia..
“Non posso rimanere qui tutta notte, sai?” mormoro, più a me stesso che a lui.
Anche se vorrei..
Sobbalzo, poco più tardi, quando la suoneria del mio cellulare rompe il silenzio che regna ormai da un po’, costringendomi a cercarlo frettolosamente per farlo tacere il prima possibile.
Ci riesco, con più difficoltà di quanto immaginassi, a causa del fatto che non solo non posso muovere una spalla per non svegliare Aominecchi, ma anche perchè, naturalmente, non trovo la tasca giusta.
Quando ci riesco, non so se sentirmi sollevato nel vedere che si tratta di Kasamatsu-senpai.
“Senpai..!” esordisco, rispondendo “.. Aiut..”
“Razza di cretino!!!” urla, invece, interrompendomi “.. Dove diavolo sei finito?! Domani abbiamo una partita, te lo sei scordato!!” mi stringo nelle spalle, allontanando leggermente il cellulare dall’orecchio e, quando ha finito il suo sfogo, lo riavvicino, provando a difendermi:
“Non è colpa mia..” cioè, forse un pochino sì, ma.. “.. È che..”
“Non mi interessa!!” ribatte, interrompendomi nuovamente e, nuovamente, costringendomi a separare l’orecchio dall’apparecchio.
Così facendo, però, mi muovo anche più di quanto volessi e mi accorgo di aver disturbato il mio vicino quando lo sento muoversi e, soprattutto, alzarsi dalla mia spalla borbottando un:
“Kise, maledetto.. Voglio dormire.”
“Ma..!” non ho il tempo nè i riflessi per fare niente, riuscendo solo a guardarlo mentre mi prende di mano il telefono, lo spegne e poi lo lancia gentilmente dalla parte opposta a me.
“Ma..!” ancora, non posso protestare, completamente travolto da lui che, tornando a dormire, si stende sulle mie gambe, portando con sè la mia giacca che usa come cuscino.
“E ora..” sbadiglia “.. Sta’ zitto, sono notti che non dormo.” e lo vuole fare qui?
“Ma..” mi rassegno subito, guardando lui, tranquillamente addormentato, poi il mio cellulare ad alcuni metri da me e quindi completamente fuori portata, infine ancora lui.
Sospiro, sonoramente e ad alta voce ma questo non cambia le cose e a me non rimane che cominciare ad accarezzargli i capelli, protestando ugualmente:
“Io ho freddo.” se perlomeno mi ridesse la mia giacca, io potrei coprirmi, non pensa?
Evidentemente no, troppo concentrato a ronfare come se fosse la cosa più normale di questo mondo, sulle mie gambe.
Lo guardo e, ancora, mi ritrovo a sospirare, combattuto tra cosa fare: svegliarlo per poter andare in albergo, al caldo e prepararmi per la partita oppure rimanere qui, a gelare di freddo ma.. A godermelo..
La risposta è abbastanza chiara, visto che un quarto d’ora dopo sono ancora fermo lì, con una mano che non ha mai smesso di accarezzargli i capelli.
Mi guardo intorno, senza stupirmi del non vedere nessuno ma, poco dopo, alle mie orecchie arriva una voce di cui riconosco la proprietaria più per il modo in cui mi chiama che per altro.
Infine la vedo, insieme ad altre tre persone che, guarda caso, conosco molto bene.
“Momocchi!” la chiamo a voce bassa, agitando una mano per farmi vedere e attirare la loro attenzione senza disturbare Aominecchi più del necessario.
“Eccoti qui, cretino!” esclama Kasamatsu-senpai, non appena è sufficientemente vicino da potermi tirare un calcio nel costato “.. Domani abbiamo una partita, che diavolo stai facendo qui?”
“Ahia!” senpai, fa male!
“Ci avete fatto preoccupare.” prosegue invece Kurokocchi, fortunatamente più tranquillo.
“Mi dispiace.” ammetto, leggermente piegato in due per il dolore “.. Ma.. Come mai insieme?” non ottengo risposta, se non con uno schiaffo dietro la testa sempre dal mio capitano che prosegue:
“E come hai osato chiudermi il telefono mentre ti stavo parlando?”
“Ahia!!” mi lamento, ancora e il mio tentativo di difesa viene anticipato da Momocchi che, chinandosi verso Aominecchi, commenta leggermente imbronciata:
“Ma tu guarda questo! Noi eravamo in giro a cercarlo e lui era semplicemente qui che dormiva!”
“Spiegate anche a me cosa sta succedendo?” intervengo, questa volta senza essere colpito di nuovo.
Ci pensa Kurokocchi a rispondermi, spiegandomi semplicemente:
“Momoi-san è venuta a cercarmi perchè non riusciva a rintracciare Aomine-kun. Ho pensato fosse rimasto qui e, nel venire a controllare, abbiamo incontrato Kasamatsu-kun e Moriyama-kun che ti cercavano, quindi ci siamo aggregati tutti insieme. Per fortuna, vi abbiamo trovati.”
“Ci hai fatto preoccupare.” conclude poi il mio senpai, incrociando le braccia al petto, con fare offeso.
“Mi dispiace.” mi scuso, di nuovo “.. È che..” ancora, non ho la possibilità di terminare la mia giustificazione, interrotto dal ragazzo che dorme sulle mie gambe e che, finalmente, con un mugugno di protesta sembra tornare cosciente.
“Kise, maledetto..” protesta, ancora “.. Perchè devi sempre fare tutto questo baccano?”
“Dai-chan!” interviene Momocchi “.. Ti sembra il caso di mettersi a dormire all’aperto? Potevi almeno avvisarmi!”
“Satsuki, smettila di rompere, non sei la mia balia.” sbadiglia, se non altro mettendosi seduto.
“Buongiorno.” commento, ironico, venendo ignorato e quasi coperto da un altro suo sbadiglio.
“Finalmente sei riuscito a dormire.” commenta invece Kurokocchi, appena prima che la mia attenzione venga catturata dai miei senpai, che mi dicono:
“Andiamo.” annuisco, alzandomi, per poi voltarmi verso Aominecchi per lanciargli una veloce occhiata e, quando lo vedo grattarsi la testa con fare assonnato, non posso fare a meno di scuotere mentalmente la testa, rassegnato.
Ma un po’ rasserenato..
Da quanto tempo, non lo vedevo così?
“Allora..” mormoro, probabilmente a voce troppo bassa affinchè mi senta “.. Ci vediamo.”
“Ki-chan, aspetta!” esclama Momocchi, immediatamente supportata anche da Moriyama-senpai:
“Kise, non possiamo permettere che una ragazza così carina torni a casa da sola. Perchè non l’accompagniamo?”
“Senpai..” sei sempre lo stesso.
“Così poi potresti presentarmela.” prosegue sottovoce, facendosi sentire solo da me.
“Senpai..” mi sento improvvisamente stanco..
“Non c’è bisogno che vi preoccupiate per me!” esclama invece lei e, prendendo Kurokocchi sottobraccio, conclude:
“Mi faccio accompagnare da Tetsu-kun!” accenno ad un sorriso, sospirando:
“Perchè la cosa non mi sorprende?”
“Piuttosto..” continua, ignorandomi e riprendendo a parlare a voce bassa “.. Sono preoccupata per Dai-chan! In questi giorni è a casa da solo, in più dice che non dorme.” e questo cosa c’entra con me? “.. Non potresti accompagnarlo e rimanere un po’ con lui?”
“Io? Che c’entro io?” non riesce a spiegarmi, anticipata dal soggetto del nostro breve discorso che, raggiungendoci, mi passa un braccio intorno alle spalle, appoggiandosi di peso a me e lamentandosi:
“Kisee.. Ho fame. Offrimi qualcosa.”
“Perchè io?”
“Sei un modello, no? Come tale hai dei soldi extra da spendere.” cos..?
Non so come ribattere, ritrovandomi mio malgrado a guardare i miei senpai, supplicandoli con lo sguardo di lasciarmi andare.
“Non se ne parla.” afferma deciso Kasamatsu-senpai.
“Oh, andiamo, Kasamatsu! Cosa vuoi che sia? Basta che domani arrivi puntuale, no?” mi appoggia invece Moriyama-senpai, lasciando il suo compagno pensieroso per alcuni secondi.
Infine, prende un lungo sospiro, arrendendosi:
“E sia. Ma se arrivi tardi, ti prendo a calci per tutto il campo, sono stato chiaro?”
“Non lo farò!”
“Andiamo? Ho fame.” non posso trattenermi oltre e, dopo aver salutato i miei senpai, Kurokocchi e Momocchi, lascio che sia Aominecchi a trascinarmi per strada, dove gli domando:
“Dove vorresti andare?” si guarda intorno per un po’, tanto che sono quasi tentato di chiedergli non ad un konbini, ma, per fortuna, si ferma prima, davanti ad un fast food.
“Offrimi un hamburger.” sospiro rassegnato, arrendendomi:
“Va bene.” e così facciamo, entrando e prendendo da mangiare, per poi andare ad infilarci in un angolo, dove ci sediamo uno davanti all’altro.
Lui comincia come se nulla fosse mentre io faccio decisamente più fatica, perdendomi sempre più frequentemente a guardarlo. Se ne accorge e, infatti, mi chiede:
“Che c’è?”
“Niente.” mento.
“Bugiardo.” rimango sorpreso, ma poi sospiro e, essendo ormai stato scoperto, confesso:
“È che.. È strano. È dai tempi delle medie che io e te non passiamo del tempo insieme e soprattutto.. Che non facciamo un uno contro uno.” e io mi sento così felice che potrei piangere e da un lato vorrei farlo “.. Quando ci siamo separati ho creduto che anche le nostre strade si sarebbero divise e dopo la nostra partita pensavo che non si sarebbero più rincontrate. Mi è sembrato come se stessi correndo una maratona, per raggiungerti. E più correvo, più ti allontanavi. Mi sembrava impossibile.. Ridurre la distanza.” e ora, invece..
Sembra solo che semplicemente abbia corso per un’altra strada, quasi parallela alla sua e che me l’ha tenuto celato e fatto credere che più lontano di quanto in realtà fosse.
E ora.. Mi sembra di poterlo raggiungere. Forse non affiancare. Ma perlomeno.. Anche se indietro di qualche passo.. Correre insieme a lui.
“Stupido.” già.. “.. Mangi le patatine?” e-eh?
Le.. Patatine?
Mi basta uno sguardo per accorgermi che praticamente non ha ascoltato una sola parola di quello che gli ho detto e, lasciandomi andare ad un sorriso, le spingo nella sua direzione, con un semplice:
“Prego.” che ci posso fare?
È fatto così. E a me sta bene..
“E ho ancora fame.” di nuovo, sospiro, senza fare a meno di sorridere e, alzandomi, replico:
“Ho capito, vado.” gli porto un altro panino e, rimettendomi seduto davanti a lui, finisco di mangiare anch’io, in silenzio come lui.
Infine usciamo e, quando siamo di nuovo all’aperto, non mi freno dal commentare:
“Spero che adesso tu non voglia che ti offra un ghiacciolo ad un konbini.” rimane un istante in silenzio, poi esclama:
“Buona idea.” mi passa di nuovo un braccio sulle spalle, concludendo:
“Andiamo.” e va bene..
Faccio ancora come vuole lui, con il risultato che pochi minuti dopo stiamo passeggiando uno accanto all’altro con un gelato in mano.
Come se non facesse già abbastanza freddo!
Cerco di non pensarci e, per distrarmi, chiedo:
“Cos’è questa storia che non dormi?” sospira ma, se non altro, mi spiega:
“È da quando ho perso contro Tetsu che succede. Ci provo, ma.. Continuo a vedere immagini di quella partita. E non riesco a dormire.” davvero?
Eppure, a giudicare da come dormiva prima, non si direbbe proprio!
“E perchè prima hai chiamato me? Intendo.. Perchè proprio me?” resta in silenzio e capisco che ha afferrato il senso della mia domanda dalla sua replica:
“Non lo so nemmeno io, l’ho fatto e basta.” già, che potevo aspettarmi?
Percorriamo pochi metri in silenzio, prima che riprenda:
“Sei.. Fastidioso, petulante, il tuo stile di gioco è irritante e intorno a te c’è sempre un gran baccano.. Quando ti ho vicino, anche volendo non riesco a pensare ad altro.”
“Non capisco se è un complimento o che cosa, ma grazie.”
“È una semplice constatazione.” bene “.. Credo che sia per quello. Per smettere di.. Pensare.” e questo è..?
Continuiamo a camminare, in direzione di casa sua e sempre in silenzio, fino a quando lo interrompe di nuovo, mormorando:
“Mi.. Dispiace.”
“Eh?” ho sentito bene?
Vorrei voltarmi nella sua direzione, ma sapendo che se lo facessi non proseguirebbe, mi sforzo di continuare a guardare avanti, in attesa che continui:
“Non so nemmeno io come sia successo, ma.. Ho perso interesse per quello che facevo e in qualche modo.. Ti ho lasciato andare.” d.. Davvero?
“Io non me ne sono accorto.” ammetto, abbassando un po’ di più il volto nella giacca.
“Perchè sei appiccicoso e mi stai sempre attaccato.” già, può essere..
“In effetti..” ammetto, ben sapendo che è la verità.
Però, forse, è una fortuna, no?
Ancora, restiamo in silenzio e così proseguiamo finchè è ancora lui a riprendere:
“Non smettere di correre.” ci metto un attimo a capire a cosa si riferisce, cosa che accade solo quando aggiunge:
“E se dovessi allontanarmi troppo, fermami. Anche con la forza. Tirami una pallonata, se vuoi, ma non farmi allontanare troppo. Non voglio essere.. Troppo lonano da te.” nascondo un sorriso affondando maggiormente nella giacca, ma non mi freno nell’appoggiarmi contro il suo braccio, sussurrando:
“Lo farò.” non risponde nè reagisce.
E nemmeno mi allontana.
Semplicemente.. Mi lascia stare così.
Arriviamo a destinazione in questo modo, senza dirci altro e, una volta varcata la soglia, si lascia andare ad un lungo sbadiglio, dopo il quale mormora:
“La stanza dei miei è là in fondo.” la..?
Ci metto un attimo a capire e, come ciò avviene, esclamo:
“Come sarebbe?!” si volta verso di me, con la fronte leggermente corrugata e ribatte:
“Qual è il problema?” lo chiede?
“Vuoi dormire insieme?” scrolla le spalle e, dopo aver sospirato, mi spiega:
“Quando sono a casa da solo, dormo sempre nel letto dei miei. È più grande.” non..
“Non è questo il punto!” incrocia le braccia al petto, ripetendo:
“Qual è il problema? Velocemente, perchè ho sonno e voglio dormire.” non ci arriva, eh?
Scuoto mentalmente la testa, arrendendomi completamente e, rassegnandomi ad un sospiro, cedo:
“Lascia perdere.”
“Bene. Andiamo.” lo seguo per casa, facendo prima una rapida sosta nella sua stanza da cui prende un cambio per me, poi mi fa cenno di seguirlo e, facendolo, arriviamo in camera dei suoi, dove si butta immediatamente a peso morto sul materasso.
Dal canto mio, io comincio a cambiarmi e, per cercare di distrarmi dalla situazione, lo provoco:
“E così, il mio stile di gioco è irritante, eh?” eppure questo non l’ha fermato dal chiamarmi.
“Specialmente quando giochi contro di me.” precisa assonnato “.. Mi piace.. Quindi mi distrai.” lo distraggo?
“Beh, scusa tanto.” borbotto, fintamente offeso “.. Non è colpa mia se ti distrai facilmente, allora.”
“Sta’ zitto e muoviti.”
“D’accordo, d’accordo.” lo accontento, terminando di cambiarmi per poi raggiungerlo nel letto, mettendomi accanto a lui.
“Non ti copri?” domando, notando come non pare intenzionato a mettersi sotto le coperte.
“Come sei noioso.” si lamenta, prima di fare come gli ho suggerito.
Lascia cadere un braccio sul mio torace, incurante di come questo suo gesto abbia effetti sul battito del mio cuore e, come se fosse naturale, sbadiglia:
“Buonanotte.” sospiro interiormente.
“Buonanotte.” passa meno di un minuto, prima che il suo respiro di faccia di nuovo leggero e regolare, come al parco, quando si è addormentato.
“Aominecchi..?” sussurro, non ottenendo risposta e questo conferma solo la mia ipotesi: dorme.
Bene.
Io invece non credo proprio che ci riuscirò!
Mi sforzo di fare un respiro profondo per calmarmi, cosa che proprio non mi riesce, anche a causa di quello che mi ha detto oggi che comincia a rimbombarmi in testa.
No, no, no! Così non va bene!
Chiudo gli occhi, ma la situazione non cambia.
Li riapro, voltandoli di lato verso di lui.
Tranquillo e beato. Come se nulla fosse.
Lo invidio!
Però.. Mi rende felice sapere che sembra riuscire a rilassarsi con me vicino.
Sorrido, tornando ad occhi chiusi.
Se dovessi allontanarmi troppo, fermami. Anche con la forza.
Stringo il suo braccio.
Non ce ne sarà bisogno. Perchè ora non intendo lasciare che si allontani.
Correrò al suo fianco. Fino alla fine.
Per sempre.

Fine

Commento dell’autrice:
Buon AoKise day! <3
~Yue

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